Maggiore attenzione all’imprenditorialità per favorire i comportamenti innovativi

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Maggiore attenzione all’imprenditorialità per favorire i comportamenti innovativi
a Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Agrarie

Introduzione e obiettivo

Il tema dell’innovazione ha ripreso grande rilevanza nel contesto politico dell’Unione Europea, in relazione alle crescenti sfide competitive determinate dalla liberalizzazione dei mercati e dalle grandi sfide mondiali dettate dagli scenari di aumento della popolazione e della scarsità delle risorse naturali (Commissione Europea, 2010a, 2010b).
Lo studio dell’innovazione in agricoltura è spesso caratterizzato dalla constatazione di una velocità di innovazione inferiore a quella auspicata. Questo vale sia per il numero di aziende che innovano, sia per le tipologie di innovazioni. Tra queste ultime, con l’eccezione delle bioenergie, hanno continuato a prevalere tipologie di innovazione “classiche”, quali quelle meccaniche e quelle varietali, mentre innovazioni legate a nuovi mercati, trasformazione diretta, nuove tecniche di coltivazione e certificazioni sono di gran lunga meno frequenti (Gardini, Lazzarin, 2011). Allo stesso tempo lo studio dell’innovazione è reso oggi molto più articolato che in passato dai diversi percorsi tecnologici perseguiti dagli operatori, dalle sempre più varie fonti di innovazione (da quella proposta da laboratori industriali lontani dall’utilizzatore, a quella auto-prodotta dai singoli operatori), dalla necessità di contestualizzare l’innovazione in un processo di adattamento di filiera o di sistema.
L’obiettivo di questo lavoro, nel quadro delle determinanti dell’adozione di innovazione nelle imprese agricole, è quello di discutere il ruolo potenziale del concetto di imprenditorialità nella comprensione dei processi di innovazione e nel disegno di interventi di policy orientati a favorire l’innovazione nel settore agricolo, con particolare riferimento a quelli di carattere formativo.
Questo contributo limita la propria attenzione alle aziende agricole, anche se numerosi condizionamenti dei fenomeni di innovazione vengono da settori contigui (ad esempio l’industria agro-alimentare). Inoltre, privilegia la trattazione delle caratteristiche individuali dell’impresa, piuttosto che dei servizi, ai quali è dedicato un altro contributo in questo numero (Zanni, 2012). Infine, il lavoro si limita discutere il processo di adozione di innovazione nelle aziende, mentre non si occupa né di ricerca, né di creazione dell’innovazione (interna o esterna all’azienda che sia).

I fattori determinanti l’innovazione e gli ostacoli all’innovazione nelle imprese agricole

L’innovazione è un tema ampiamente trattato nella letteratura economico-agraria. Sono di particolare rilevanza, per quanto riguarda il presente contributo, i numerosi studi volti all’analisi delle determinati dell’adozione di innovazione. E’ possibile individuare almeno quattro gruppi di caratteristiche che determinano l’adozione di innovazione nelle aziende agricole, seppur variamente organizzate dai diversi autori (Griliches, 1957; Ruttan 1996; Batz et al. 1999; Encaoua et al. 2000; Sunding, Zilberman, 2001):

(a) Caratteristiche individuali dell’imprenditore o della sua famiglia;
(b) Caratteristiche strutturali dell’azienda;
(c) Connessioni con l’esterno;
(d) Contesto in senso ampio (condizioni di mercato, contesto culturale ed istituzionale, ecc.).

I gruppi (a) e (b) corrispondono a caratteristiche “interne” dell’impresa, spesso messe in evidenza in contrapposizione a quelle “esterne” riconducibili al punto (d). Le caratteristiche relative al punto (c) sono in qualche modo di “interfaccia” e possono essere ricondotte a caratteristiche interne, seppure fortemente condizionate dalla situazione di contesto. Tra le caratteristiche individuali, titolo di studio ed età sono le variabili più frequentemente utilizzate per spiegare i processi di innovazione (analogamente a quelli di investimento). Operatori con formazione di livello più elevato hanno in genere una maggiore propensione all’innovazione. Per l’età vale in linea di massima il rapporto inverso, anche se imprenditori molto giovani possono essere ostacolati, nei processi di innovazione, sia dalle difficoltà di accesso al capitale, sia dalla presenza di operatori più anziani nel nucleo famigliare. Un peso importante sull’innovazione possono avere anche le attitudini individuali. Si tratta di un aspetto molto difficile da cogliere nei modelli di analisi disponibili, che spesso basano tale giudizio su poche variabili di “opinione”. In realtà è evidente l’importanza di almeno due aspetti delle percezioni individuali. Da un lato la visione del percorso tecnologico prevalente e dei valori di riferimento (si pensi all’adozione di innovazioni “verdi” o al rifiuto di produzioni OGM); dall’altro le aspettative sul futuro in termini di andamento dei mercati. Di rilievo, a tale proposito, la variabilità delle opinioni e delle aspettative che è possibile individuare negli anni recenti, anche a causa della forte volatilità dei prezzi. Un terzo fattore molto trattato in letteratura è l’attitudine al rischio (Feder, 1980), che peraltro costituisce un aggregato di pure preferenze individuali e di condizioni strutturali dell’impresa, che rendono scelte rischiose più o meno accettabili. Il tema delle attitudini individuali prende poi strade a volte molto peculiari in relazione agli specifici tipi di innovazione trattati e alle modalità con cui questi sono proposti agli agricoltori; ad esempio l’attitudine verso specifiche tecnologie e verso le relazioni con la rete di soggetti locali (compresa l’amministrazione pubblica) ha un ruolo importante negli studi sull’adozione di tecnologie legate ai pagamenti del secondo pilastro della PAC (si veda ad esempio Defrancesco et al., 2008).
Le caratteristiche della famiglia forniscono un altro gruppo di determinati primarie delle scelte di innovazione, in particolare in relazione alla numerosità e composizione del nucleo famigliare, anche in relazione a know-how/aspirazioni derivante da occupazioni diverse da quella agricole. Una determinate fondamentale è in genere riconosciuta nella presenza di un “successore”, cioè qualcuno della famiglia in grado di continuare l’attività quando l’imprenditore principale non sarà più in condizioni di farlo.
Le caratteristiche strutturali dell’impresa (dimensioni aziendali, specializzazione produttivo, forma giuridica, organizzazione del lavoro, ecc.) sono di rilievo sotto diversi aspetti. In primo luogo sono in buona parte collegate alla performance, quindi alla capacità di ricavare reddito da nuove opportunità. Inoltre, da esse dipende la possibilità di sfruttare le innovazioni disponibili e la adattabilità delle innovazioni alle linee strategiche dell’impresa (coerenza strategica). Dettagli del percorso di adattamento strutturale possono essere di primaria importanza per le scelte future di innovazione; ad esempio la maggiore età degli investimenti presenti in azienda rappresenta un elemento che in genere incoraggia scelte di investimento e innovazione. Le caratteristiche strutturali sono inoltre associate alle disponibilità finanziarie e alle capacità di indebitamento e assunzione di rischi. Molta della letteratura relativa all’adozione di nuove tecnologie focalizza l’attenzione su una specifica tecnologia e sulla tempistica di adozione, classificando gli agricoltori in base ai tempi di adozione (Rogers 1983). La letteratura più recente, sembra più attenta alla funzionalità di diverse tipologie innovative, o addirittura dell’articolazione di diverse componenti di innovazione per una specifica impresa, in relazione alle sue specificità e al suo percorso di innovazione passato (Vagnozzi, 2007; Bartolini et al., 2011).

Imprenditorialità e innovazione

Una chiave di lettura meno frequente del processo di adozione dell’innovazione in agricoltura è quella che fa uso del concetto di imprenditorialità (entrepreneurship). L’idea di imprenditorialità è ricollegabile a diversi dei fattori sottolineati in precedenza a proposito delle determinanti dell’adozione di innovazione, sia per quanto riguarda le componenti strutturali, sia per ciò che concerne le caratteristiche individuali. Tuttavia, il concetto di imprenditorialità, attraverso un percorso di ricerca sviluppato nel corso di tutto il ‘900, sembra arricchire il quadro concettuale, da un lato evidenziando l’autonomia di alcuni specifici caratteri attitudinali visti in precedenza, dall’altro strutturando in forma più esplicita alcuni pattern di comportamento direttamente collegabili ai comportamenti innovativi. Ross e Westgren (2009) forniscono una sintesi efficace dei diversi elementi del concetto di imprenditorialità. Questa può essere definita come “il processo in cui un’impresa ricerca, scopre e sfrutta nuove opportunità di profitto, impegnandosi in attività di commerciali o di innovazione.
L’imprenditorialità si caratterizza per la combinazione di due elementi (o momenti principali):
1) l’identificazione e lo sfruttamento di nuove opportunità di profitto, e;
2) l’estrazione di redditi da tali opportunità. Diversi caratteri contraddistinguono le capacità imprenditoriali, relativamente al primo punto, tra cui in particolare:

  • prontezza nel prestare attenzione a nuove opportunità (alertness);
  • soggettività e giudizio;
  • decisione e velocità di inserimento su nuovi mercati (decisiveness/speed to market);
  • disponibilità ad assumersi rischi (uncertainty bearing);
  • aspirazione a livelli superiori di reddito

Le caratteristiche evidenziate in precedenza contribuiscono alla capacità dell’impresa di inserirsi su nuove opportunità, ma non portano necessariamente al successo imprenditoriale. Ad esempio un’impresa poco efficiente, ma molto vivace nella ricerca di nuove opportunità potrebbe disperdere le proprie risorse in costi di adattamento e transazione, senza necessariamente migliorare le proprie performance. Una forte disponibilità a sopportare condizioni di rischio e incertezza potrebbe portare un’impresa a risultati negativi in condizioni di mercato sfavorevoli o in assenza di una buona capacità di interpretare il contesto in relazione alle proprie capacità. Tendenzialmente, la mobilità del contesto produttivo e di mercato, tende a valorizzare imprese che siano attente alle nuove opportunità, capaci di giudicare quali sono quelle più vicine alle loro possibilità, veloci nell’adeguarsi e capaci di supportare un livello opportuno di rischio. Il ruolo di tali caratteri dell’imprenditorialità può essere meglio compreso se messo in relazione ad un’ulteriore caratteristica dell’impresa: l’efficienza nell’estrarre reddito dall’ambiente in cui opera.
L’efficienza con la quale un’impresa è in grado di estrarre reddito dall’ambiente in cui opera può essere legata a svariati elementi (di carattere tecnologico, know-how, caratteristiche individuali) e può essere considerata come una caratteristica che di per sè spiega le performance dell’impresa in un contesto statico, cioè con condizioni esterne sostanzialmente costanti, e resta quindi un elemento centrale per la sopravvivenza e sviluppo dell’impresa.
La stessa appropriatezza del termine imprenditorialità per gli agenti del settore agricolo è oggetto di discussione (Burton e Wilson, 2006). Vesala e Vesala (2010), in uno studio sugli agricoltori finlandesi, mettono in evidenza come la visione di sé stessi come imprenditori è più frequente in soggetti che esercitano attività agricola pur avendo una provenienza extra-agricola e in coloro che operano in aziende diversificate, piuttosto che in aziende che esercitano attività agricole “convenzionali”. Da questi studi, che mutuano un approccio derivato dalla psicologia sociale, è anche evidente il ruolo dell’autoconsapevolezza e della percezione di se stessi da parte degli agricoltori nell’assumere atteggiamenti che rientrano nelle componenti dell’imprenditorialità viste in precedenza.

Quale ruolo delle politiche?

Gli studi sul ruolo delle politiche hanno in genere messo in evidenza il peso della PAC (Politica Agricola Comunitaria) sulle scelte di innovazione. Peraltro, questi effetti sono spesso di non semplice lettura a causa sia dell’articolazione dei diversi strumenti compresi nella PAC, sia per il fatto che la PAC agisce contemporaneamente su diversi aspetti che contribuiscono a determinare l’innovazione, dalla redditività di specifiche produzioni agli effetti sui vincoli finanziari delle aziende (Viaggi, 2011; Bartolini et al., 2011).
Per inquadrare meglio il ruolo delle politiche rispetto all’imprenditorialità e all’innovazione è importante distinguere almeno cinque ambiti di azione, che possono essere letti sia come effetti, sia come obiettivi consapevoli di intervento:

  1. il miglioramento delle capacità individuali attraverso la formazione;
  2. la messa in rete, cioè il miglioramento dell’accesso ai network di informazione e costruzione dei valori che sottendono l’imprenditorialità e la propensione all’innovazione;
  3. l’incoraggiamento diretto degli investimenti e dell’innovazione, attraverso incentivi rivolti alla riduzione dei costi dell’innovazione o al rilassamento dei vincoli finanziari dell’impresa;
  4. la selezione degli operatori, incentivando la continuazione delle attività o il rafforzamento delle imprese a più spiccata imprenditorialità;
  5. l’effetto sulle condizioni di mercato (prezzi, costi dei fattori).

I primi tre punti rappresentano tre aree “classiche” di intervento nei confronti dell’innovazione, tutt’ora fortemente presenti nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR). Se il terzo punto di questa classificazione include gli interventi esclusivamente orientati a produrre incentivi all’innovazione aumentandone la redditività o riducendone il costo, che costituiscono il flusso più diretto di risorse, è chiaro dalla discussione precedente il ruolo strategico dei punti 1 e 2. Tentativi di coordinamento dei punti 1, 2 e 3 sono chiaramente presenti nella stessa struttura dei PSR, come avviene nella misure di modernizzazione (121) condizionate a misure di formazione (111), o nei progetti di filiera sviluppati attraverso le misure 123 e 124.
Il punto 2 rappresenta un classico ambito di intervento delle misure di politica orientate all’assistenza tecnica e gestionale alle aziende. Numerose recenti iniziative dell’UE, quali le European Innovation Partnerships (EIP) enfatizzano soprattutto questo tema in una visione più ampia, promuovendo la messa in rete degli operatori e la connessione tra i luoghi di “creazione” dell’innovazione ed il luoghi di adozione. Queste iniziative mettono peraltro in evidenza la necessaria bi-direzionalità della trasmissione di informazioni, in particolare costruendo una più efficace comunicazione delle esigenze di innovazione dal settore agricolo alla ricerca.
Il ruolo selettivo delle politiche è stato in qualche modo messo in ombra sia dal peso delle politiche di generico sostegno al reddito che hanno assunto un ruolo centrale nell’Unione Europea almeno dalla riforma del 1992, e rafforzate con il disaccoppiamento, sia dalla generale attenzione a moderare l’uscita di operatori dal settore. Tale ruolo sembra riprendere consapevolezza nelle politiche attuali, sia con concetti quali l’ “agricoltore attivo”, sia con i criteri di selezione delle aziende che accedono alle misure di aiuto alla modernizzazione aziendale. Considerando i ritmi di cambiamento evidenziati dai censimenti e prospettati dagli studi atuali (con riduzioni del numero di aziende dell’ordine del 30% per decennio), le uscite dal settore non possono che avere un peso notevole. La PAC ha a sua volta un peso rilevante nel determinare i ritmi di uscita. Una recente indagine su oltre 2000 agricoltori europei mostra che oltre il 30% in più lascerebbe il settore agricolo se la PAC venisse completamente rimossa (Raggi et al., 2012; Bartolini, Viaggi 2012), con effetti a cascata su tutte le scelte imprenditoriali, ad iniziare dalle scelte di carattere strutturale e di innovazione. Infine le politiche hanno un peso attraverso il modo in cui condizionano il funzionamento dei mercati. Si tratta di un ruolo oggi meno evidente a causa del disaccoppiamento degli aiuti, ma la cui importanza si evidenzia in modo marcato per specifici settori (si pensi all’evoluzione recente delle bioenergie).

Il ruolo della formazione

Il primo punto, quello degli interventi legati alla formazione, è centrale rispetto all’obiettivo di questo articolo. L’attenzione in tal senso non manca (si veda, ad esempio, la misura 111 dei PSR 2007-2013). Per approfondire questo specifico tema è necessario chiedersi: quale tipo di formazione può rispondere alle esigenze di innovazione del futuro? Da questo punto di vista, alcune tendenze e necessità emergenti possono essere facilmente riconosciute dai trend recenti:

  • le esigenze formative cambiano continuamente; quindi l’attenzione deve andare alla formazione permanente (life long learning), concetto peraltro già consolidato;
  • è necessario un legame sempre più stretto con le nuove tecnologie, con il mercato e con le politiche, sia in termini di coerenza dei contenuti, sia in termini di incentivi; questa esigenza si riflette in modo evidente nei legami stabiliti in molte regioni tra la misura 111 del PSR e le misure rivolte, ad esempio, all’ammodernamento;
  • la formazione di carattere tecnico può essere importante per specifiche innovazioni, ma la formazione gestionale può avere una rilevanza ancora maggiore ai fini dello sviluppo della capacità innovativa;
  • la conoscenza dell’ambiente è oggi più importante che l’affinamento della conoscenza tecnica; questo significa che la formazione deve soprattutto essere orientata alla conoscenza delle persone, delle professioni, delle pratiche e delle normative.

Cercando di mettere in relazione il tema della formazione con quello dell’imprenditorialità visto in precedenza, è possibile osservare che il problema attuale al quale la formazione deve soprattutto fare fronte è relativo alla ricerca di opportunità e alla reattività al cambiamento delle condizioni esterne, piuttosto che al semplice aumento dell’efficienza di estrazione dei redditi. Inoltre, evidenziando i diversi caratteri dell’imprenditorialità, è evidente che i temi della formazione e dell’informazione devono essere affrontati in modo sostanzialmente integrato.
Il legame tra formazione, informazione ed imprenditorialità è sicuramente uno degli ambiti che richiede in prospettiva maggiore attenzione, attenzione che, in anni recenti, continua ad essere affrontato in modo più diretto negli studi relativi all’economia rurale dei paesi in ritardo di sviluppo (si veda ad esempio Brixiova, 2010).

Discussione

La prima conclusione di questo contributo è che una visione dell’innovatività delle aziende agricole che non consideri contemporaneamente ricambio generazionale, formazione, caratteristiche individuali e relazioni di rete rischia di risultare miope e fallimentare. L’elemento di connessione tra tutti questi elementi potrebbe essere identificato nell’imprenditorialità. Il concetto di imprenditorialità è direttamente connesso a numerose delle variabili tipicamente utilizzate per spiegare scelte di innovazione, ma presenta anche un valore aggiunto legato alla peculiare strutturazione della descrizione dei comportamenti imprenditoriali, che offre una visione più articolata dei processi (e non solo delle determinanti) che portano all’innovazione e ai suoi effetti sull’impresa. Peraltro, un’analisi della letteratura mette in rilievo le difficoltà nello studiare le dinamiche di innovazione attraverso le categorie più proprie dell’economia dell’imprenditorialità, anche per la limitata disponibilità di informazioni e dati statistici appropriati.
In prospettiva, si ritiene che uno studio più diretto dei fenomeni di innovazione attraverso la chiave di lettura dell’imprenditorialità possa contribuire ad una migliore interpretazione della realtà. Questa attenzione deve andare di pari passo con la consapevolezza e lo studio dei meccanismi di entrata e uscita dal settore, con un’attenzione specifica ai nuovi imprenditori agricoli e all’imprenditoria giovanile.
Infine, l’analisi del ruolo delle politiche rivela l’importanza di dotarsi di strumenti in grado di fornire una visione d’insieme degli effetti delle politiche, oltrepassando lo studio parziale di singoli strumenti e/o di singoli effetti.
Le considerazioni svolte in questo lavoro non devono sottrarre attenzione alle dimensioni di rete o addirittura collettive dell’innovazione, non trattate in questo articolo, ma che costituiscono chiaramente un elemento strategico degli attuali processi di innovazione nel settore agricolo.
E’ infine necessario mettere in evidenza che l’attenzione all’imprenditorialità porta esplicitamente in evidenza l’importanza del “clima culturale” nei confronti dell’innovazione, che oggi risente di un contesto troppo a lungo orientato alla conservazione e che costituisce invece la base che connette al tempo stesso gli aspetti individuali e quelli collettivi, nonché i comportamenti “contingenti” con i valori profondi che li sottendono.

Riferimenti bibliografici

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