Introduzione
I pascoli alpini sono aree di grande importanza nel contesto dell’agricoltura multifunzionale. Questi pascoli sono il risultato di secoli di gestione agricola estensiva, costituiscono un habitat per flora e fauna di alto valore per la biodiversità e rappresentano un paesaggio agrario tradizionale e un’eredità culturale.
Inoltre, evitare l’abbandono ed il rimboschimento di questi prati è fondamentale per il turismo e per molte attività ricreazionali (Baur et al. 2007; Tasser et al. 2001). In Svizzera i pascoli alpini ricoprono il 35% della superficie adibita a scopo agricolo (circa 560000 ha) ed il 13% dell’intero paese. Il 41% degli agricoltori svizzeri alpeggia il proprio bestiame avendo come obiettivo principale l’estensione della superficie foraggera disponibile (Lauber et. al. 2011). I pascoli alpini vengono gestiti solo durante il periodo estivo e si possono distinguere aziende alpestri private a gestione essenzialmente familiare ed aziende alpestri in proprietà di associazioni di contadini gestite da personale assunto per la stagione. Nel 2008, Mack e Flury hanno stimato che senza lo sfruttamento degli alpeggi, il reddito agricolo nazionale diminuirebbe di circa l’11%. Il latte degli animali alpeggiati viene spesso trasformato direttamente alle aziende alpestri in prodotti caseari tradizionali.
Dal 2000 al 2009, il numero di animali alpeggiati è sceso del 3% ed il numero di aziende alpestri è passato da 7968 a 7197 (-11%). Di queste ultime 2868 sono aziende alpestri casearie ed hanno prodotto, durante l’estate 2009, 3954 tonnellate di formaggio d’alpe (SAV, 2010). La diminuzione delle aziende alpestri è da ricondursi ai cambiamenti strutturali nelle altre regioni ed alla scarsa redditività dell’attività dell’alpeggio. Tra le forme di sostegno, un ruolo importante viene svolto dai contributi versati per i miglioramenti strutturali (SVV, 1998), le quote latte (abolite nel 2009) ed i contributi versati per ciascuna unità di bestiame grosso alpeggiata per 100 giorni (UBG, Unità di Bestiame Grosso). Questi ultimi contributi, sono stati introdotti nel 1980 con l’obiettivo di mantenere l’uso agricolo estensivo dei pascoli alpini sostenendo l’impiego nel settore (Art. 77, Legge federale sull’agricoltura) e rappresentano un sostegno essenziale per i gestori delle aziende alpestri (Lauber et al. 2011). Per ricevere tali contributi le aziende alpestri devono rispettare il carico (“carico usuale”) stabilito dalle amministrazioni cantonali per ciascuna azienda e che corrisponde al numero di UBG necessario per un’intensità d’uso sostenibile dei pascoli. Le politiche agricole sono riuscite a mantenere relativamente stabile il numero totale di animali alpeggiati ma non sembrano garantire l’uso corretto dei pascoli. Dal un punto di vista della conservazione della biodiversità i pascoli migliori sono quelli usati in maniera estensiva. Al momento, aree facilmente accessibili e di buona qualità foraggera vengono sfruttate in maniera sempre più intensiva, mentre quelle più remote o di scarso valore tendono ad essere abbandonate (Flury et al. 2000; Lauber et al. 2011).
Il modello SWISSland Alpmodel
“SWISSland Alpmodel” è un modello multi-agente creato per la regione alpina svizzera in grado di simulare, insieme ad un secondo modello complementare (“SWISSLand”, Swiss Agriculture Structural Change Information System (Möhring et al. 2010)) il comportamento di 675 aziende alpestri nella regione alpina e 3400 aziende agricole permanenti localizzate nelle altre regioni (pianura, collina e montagna). Ovviamente l’interazione tra le diverse regioni agricole è un aspetto fondamentale, perché consente di simulare la migrazione degli animali ai pascoli alpini durante il periodo estivo e permette inoltre di considerare le fluttuazioni del numero di animali ed i cambiamenti strutturali nelle regioni a valle.
Infatti, anche nel modello, la presenza di animali alle aziende alpestri durante il periodo estivo dipende dalla disponibilità di animali nelle regioni di pianura e montagna durante il resto dell’anno. Questo consente di studiare gli effetti delle politiche a livello interregionale. Lo scopo principale dello SWISSland Alpmodel è una valutazione quantitativa degli effetti delle politiche agricole presenti e delle alternative future per la regione alpina svizzera. SWISSland Alpmodel è basato su metodi di programmazione matematica. Il termine multi-agente deriva dalla caratteristica distintiva di questo tipo di modelli, che è quella di consentire la simulazione di molteplici unità indipendenti (agenti) ciascuna delle quali rappresenta, in questo contesto, una singola azienda agricola. Nell’ambito dell’analisi delle politiche agricole, questo tipo di modelli consente di rappresentare l’eterogeneità di aziende e regioni, permettendo nel contempo di simularne alcune interazioni all’interno dell’ambiente dove sono localizzate (Balmann 1997; Matthews et al. 2007; Lobianco, Esposti 2010). Da un punto di vista matematico, il modello di ottimizzazione viene applicato indipendentemente ad ogni singola azienda alpestre, per mezzo di programmazione lineare ripetuta. Simulando ogni singola azienda agricola, il modello risolve una funzione obiettivo che massimizza il reddito sotto il vincolo delle dotazioni dei fattori produttivi dell'azienda e dalle attività produttive già esistenti nell’anno di base (es. estensione dei pascoli, forza lavoro disponibile).
Questo metodo presuppone che l’obiettivo principale del gestore dell’azienda sia quello di massimizzare il proprio reddito. Dal momento che, evidentemente, oltre alle ragioni economiche, molti altri fattori giocano un ruolo importante nel determinare la futura gestione di un’azienda alpestre, altri aspetti sono stati integrati nel processo di simulazione. Tra questi, il mantenimento della tradizione o le aspettative personali del gestore sono determinanti e pertanto sono stati integrati, nel tentativo di rendere la simulazione con il modello più vicina alla realtà. Il metodo di programmazione matematica positiva è usato per calibrare il modello rispetto all’anno di riferimento (Howitt 1995). L'orizzonte temporale studiato va dal 2008 al 2020, con il 2008 come anno di base. Nel periodo simulato, l’andamento dei costi e dei prezzi viene determinato in maniera esogena (Figura 1), usando le proiezioni dell’Ufficio Federale per l’Agricoltura. Fino all’anno 2010 tali valori corrispondono ai reali cambiamenti osservati mentre le variazioni future sono state stimate da esperti con l’uso di modelli di mercato (Zimmermann et al. 2011).
Figura 1 - Andamenti di costi e prezzi adottati nelle simulazioni con il SWISSland Alpmodel
Fonte: Propria elaborazione basata su valori stimati dall’Ufficio Federale per l’Agricoltura, 2008
In Svizzera, i dati sull’estensione delle aree adibite a pascolo e sulla localizzazione delle aziende alpestri sono stati raccolti solo per pochi casi di studio rappresentativi. L’assenza di dati su vasta scala non permette di rappresentare in modo dettagliato la componente geografica nel modello: gli aspetti geografici sono pertanto integrati considerando la distanza tra le località e il grado di accessibilità stradale delle aziende. Questi fattori influenzano i costi di trasporto (bestiame alpeggiato, commercializzazione dei prodotti, personale) e determinano le possibilità d’interazione tra gli agenti. La superficie disponibile per ogni azienda alpestre è stata stimata sulla base del numero massimo di animali consentiti, qualità dei pascoli ed altitudine.
I dati integrati per simulare il comportamento tradizionale e le aspettative del gestore sono stati ottenuti mediante uno studio svolto dall’istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (von Felten 2011) nel quale sono stati intervistati i gestori di 675 aziende alpestri. Per esempio, è stato chiesto se per il gestore fosse più importante il mantenimento della tradizione o il reddito agricolo.
Questo tipo di informazioni è stato usato per determinare quali aziende avessero una maggiore probabilità di essere abbandonate e quali, invece, di continuare ad essere gestite anche in futuro.
Scenari simulati
L’analisi ha preso in considerazione tre diversi scenari politici, di seguito descritti in breve.
- Scenario “Politica di riferimento” (REF). In questo scenario, gli sviluppi futuri della regione alpina vengono esaminati supponendo che le politiche agricole attuali restino invariate fino al 2020. Di conseguenza, nel modello vengono considerati l'abolizione delle quote latte (in vigore a partire dal 2009), il libero scambio con l'UE dei prodotti caseari (2007) ed i contributi forniti per la trasformazione di ogni litro di latte in formaggio.
- Scenario “Aumento dei contributi d’estivazione per la regione alpina” (DPA). I pagamenti diretti svolgono un ruolo determinante nel sostenere l’economia regionale alpina. Per valutare l'importanza di questi contributi, sono state sperimentate alcune modifiche nel sistema di pagamenti diretti legati agli animali alpeggiati. Rispetto allo scenario di riferimento, vengono qui valutati gli effetti di un aumento del 25% dei pagamenti diretti.
- Scenario “Contributi ecologici legati alle superfici pascolate” (ECO). Questo scenario studia gli effetti di pagamenti diretti legati non più al numero di animali alpeggiati ma alle superfici pascolate. L'obiettivo principale di questo scenario è l’identificazione di un sistema che possa contribuire ad evitare un eccessivo sfruttamento dei pascoli migliori ed il contemporaneo abbandono di pascoli più remoti. Si ipotizza quindi che contributi d’estivazione legati ad un uso estensivo dei pascoli alpini avrebbero effetti positivi sulla biodiversità di flora e fauna di queste aree. Per questo scenario, i contributi sono fissati ad un valore di 400 franchi svizzeri (circa 350 EUR) per ettaro. L’importanza economica della regione alpina è stata analizzata in Austria da Greif e Riemerth (2006), i quali hanno stimato il valore dei pascoli per gli agricoltori, la selvicoltura ed il turismo pari a 300 EUR ad ettaro.
Tabella 1 - Scenari simulati con il SWISSLand Alpmodel
Fonte: propria elaborazione
Risultati delle simulazioni
I risultati degli scenari simulati mostrano che cambiamenti nelle politiche agricole hanno un effetto significativo sulla gestione dei pascoli nella regione alpina. Tra il 2000 ed il 2009, il numero totale di animali alpeggiati si è mantenuto abbastanza costante, anche se si sono verificati notevoli cambiamenti tra le diverse categorie di animali. Il numero di vacche nutrici alpeggiate è più che raddoppiato, mentre sono diminuite le altre categorie di animali, ad eccezione dei caprini. I risultati dello scenario di riferimento (scenario REF) indicano che l’attuale sistema dei pagamenti diretti continuerebbe a mantenere relativamente basso il declino del numero totale di animali alpeggiati fino al 2020.
Figura 2 - Bestiame alpeggiato nei diversi scenari simulati (N=675 aziende alpestri) espresso in carichi normali (1 Carico Normale (CN) = 1 Unità di bestiame grosso alpeggiata per 100 giorni)
Fonte: propria elaborazione
In particolare, la diminuzione osservabile (Figura 2) tra il 2009 ed il 2013, sarebbe da ricondursi al minor numero di vacche da latte alpeggiate dovuta al prezzo del latte sceso del 20% a causa dell’abolizione delle quote. Se invece, a partire dal 2014, i contributi d’estivazione venissero aumentati del 25% (scenario DPA), il numero totale di animali alpeggiati aumenterebbe già l’anno seguente, ma la tendenza alla sua diminuzione continuerebbe in maniera analoga allo scenario di riferimento. Questo andamento è legato al numero totale di animali presente in Svizzera ed ai cambiamenti strutturali nelle regioni di pianura che manterrebbero una tendenza negativa. Un cambiamento nel sistema dei contributi d’estivazione, non più legati al numero di animali alpeggiati bensì alle superfici pascolate (scenario ECO), condurrebbe ad un uso più estensivo dei pascoli, dovuto in parte al calo del bestiame alpeggiato che seguirebbe l’applicazione del nuovo sistema ed in parte alla gestione più estensiva dei pascoli. In questo scenario le vacche nutrici continuerebbero ad aumentare mentre gli animali da latte diminuirebbero notevolmente portando ad una diminuzione generale del bestiame alpeggiato.
L’andamento del reddito medio delle aziende alpestri indica che l’aumento del 10% dei contributi avvenuto nel 2009 ha avuto un effetto positivo per le aziende d’allevamento, mentre per le aziende a produzione casearia tale aumento è riuscito a contenere gli effetti legati alla diminuzione del prezzo del latte (Figura 3). Gli effetti positivi di un aumento del 25% dei pagamenti diretti (DPA), sono osservabili già l’anno successivo al cambiamento mentre nello scenario ECO si registra invece una diminuzione importante del reddito medio rispetto allo scenario di riferimento.
Figura 3 - Reddito agricolo medio annuale nei tre scenari simulati (N=675 aziende alpestri)
Fonte: propria elaborazione
È importante considerare anche i possibili effetti sulla produzione di specialità casearie, come il formaggio d’alpe, che oltre ad essere rilevanti per l’economia alpestre rappresentano anche un prodotto tipico, di produzione strettamente artigianale e tradizionale. In generale, in tutti gli scenari simulati, la produzione lattiero-casearia mostra una tendenza negativa fino al 2012.Tutavia la produzione tende a riprendere negli anni successivi allo stabilizzarsi del prezzo del latte. Le aziende alpestri casearie risultano in media più redditizie rispetto alle aziende da allevamento anche se il reddito medio varia a livello regionale a seconda del prezzo del formaggio e del salario minimo del personale assunto. Anche la disponibilità di manodopera qualificata, sempre più carente per questo tipo di lavoro, rappresenta un problema per l’economia alpestre svizzera.
Nello scenario che prevede un aumento dei contributi (scenario DPA), la richiesta di personale aumenterebbe proporzionalmente all’aumento del numero di animali alpeggiati. Tuttavia, si ritiene che tale richiesta di personale qualificato verrebbe difficilmente soddisfatta al momento e che ulteriori strumenti dovrebbero essere previsti in questo caso per la formazione del personale assunto nonché per garantire condizioni di lavoro appropriate. Analizzando gli effetti delle politiche agricole, anche i costi dei diversi programmi a livello statale rappresentano un aspetto importante. Nello scenario di riferimento (scenario REF) i costi si manterrebbero costanti fino al 2020, e pari ad un valore di 120 milioni di franchi svizzeri per anno. L’aumento dei contributi del 25% simulato nello scenario DPA comporterebbe un aumento dei costi del 35.8% rispetto allo scenario di riferimento dovuti non solo all’aumento dei contributi ma anche al aumento del bestiame alpeggiato. I costi relativi al cambiamento della politica verso pagamenti legati alle superfici utilizzate (scenario ECO), aumenterebbero del 5% rispetto allo scenario di riferimento.
Conclusioni
SWISSLand Alpmodel è un modello multi-agente sviluppato per analizzare gli effetti di politiche agricole alternative per la regione alpina svizzera. Lo scenario di riferimento (REF) mostra il possibile sviluppo della regione alpina se nessun cambiamento da un punto di vista politico avesse luogo. I risultati delle simulazioni indicano che l’attuale declino del numero di animali alpeggiati si manterrebbe costante fino al 2020. Simulando un aumento del 25% dei pagamenti diretti legati al numero di animali alpeggiati (scenario DPA), un numero maggiore di animali passerebbe l’estate ai pascoli alpini, aumentando la superficie usata come pascolo e molto probabilmente anche l’intensità d’uso. In questo scenario, gli aspetti negativi sarebbero le difficoltà rappresentate dalla scarsa disponibilità di manodopera e casi di eccessivo sfruttamento di alcuni pascoli. Una corretta gestione dei pascoli e degli animali, il controllo dei processi di successione secondaria che seguono l’eventuale abbandono di queste aree, così come la preparazione del tipico formaggio d’alpe sono tutte attività che richiedono personale esperto e qualificato.
Inoltre i costi del programma (scenario DPA) sarebbero notevolmente più elevati rispetto alla situazione attuale. Lo scenario con contributi “ecologici” (scenario ECO) mostra gli effetti del passaggio da contributi legati al numero di animali alpeggiati a contributi legati alle superfici usate. I risultati delle simulazioni indicano effetti positivi nel mantenimento dei pascoli alpini. Dal momento che la gestione e la preservazione di queste aree rappresenta l’attività agricola che fornisce esternalità positive, sarebbe ragionevole rafforzare i contributi che tendono a massimizzare la superficie usata e che ne regolano l’intensità. Tuttavia, in questo caso si renderebbero necessari nuovi sistemi di controllo per l’identificazione di pascoli eccessivamente usati o abbandonati, e per evitare dichiarazioni non veritiere di aree usate a scopo agricolo. Inoltre dovrebbero essere raccolte informazioni più dettagliate riguardo alla posizione geografica, i confini e la proprietà di tali pascoli.
I risultati di questo progetto dipendono strettamente dalla qualità dei dati usati e dai limiti del modello stesso che è, per definizione, una semplificazione ed astrazione della realtà. La scarsa disponibilità di dati ed il conseguente uso di valori medi diminuisce infatti la capacità del modello di fornire dati accurati per le singole aziende.
Le simulazioni effettuate con lo SWISSLand Alpmodel, indicano che il sistema di pagamenti diretti attualmente in vigore, è relativamente efficace nel sostenere lo sviluppo della regione, mentre la maggiorazione dei contributi aumenterebbe l’uso dei pascoli alpini. Un cambiamento verso contributi legati non più al numero di animali alpeggiati ma all’estensione delle superfici pascolate potrebbe garantire una gestione sostenibile dei pascoli alpini nonché la conservazione della biodiversità presente in queste aree.
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