Bilancio UE: ieri oggi e domani

Bilancio UE: ieri oggi e domani
Bilancio UE e agricoltura: alcuni dati di base

Il bilancio annuale dell'Unione europea ammonta nel 2010 a 141,4 miliardi di euro in impegni di spesa e 122, 9 miliardi di euro in pagamenti, cifre importanti che si traducono in termini di spesa pro capite in circa 235 euro per cittadino.
Con circa 60 miliardi di euro impegnati nella Rubrica 2 - Conservazione e gestione delle risorse naturali - Il 43 % del bilancio europeo é rappresentato dall'agricoltura (incluso lo sviluppo rurale, che si attesta a circa 11% del bilancio).
Il 6% della spesa totale viene, invece, utilizzata per coprire i costi amministrativi dovuti alla gestione dell'UE. Quest'importo copre le spese di funzionamento di tutte le istituzioni (in particolare della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dei ministri) e i costi di traduzione e interpretazione per le 23 lingue ufficiali dell’UE.
Circa la provenienza dei fondi, oltre la metà viene coperta dalle risorse basate sul reddito nazionale lordo (RNL), attraverso un’aliquota percentuale uniforme applicata all’RNL di ciascuno Stato membro. Benché costituiscano un elemento di bilanciamento, queste risorse sono attualmente l’entrata più importante e ammontano al 76% circa delle entrate totali.
Seguono, con un'incidenza del 12% delle entrate totali, le cosiddette risorse proprie tradizionali (RPT), che consistono principalmente nei dazi doganali percepiti sulle importazioni di prodotti provenienti dai paesi Terzi, e infine le risorse basate sull’imposta sul valore aggiunto (IVA), che consistono in un’aliquota percentuale uniforme applicata alla base imponibile IVA armonizzata di ciascuno Stato membro, che ammontano all’11% delle entrate totali.
Quello del 2011 é un bilancio "speciale" considerando che è il primo dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona per effetto del quale al Parlamento europeo sono attribuiti gli stessi poteri decisionali del Consiglio. Ma è anche il primo bilancio senza aumenti, per il quale, cioè, il Parlamento ha dato piena prova di una politica attenta e responsabile rispettando, a differenza di quanto avvenuto negli ultimi 20 anni, i limiti del Quadro finanziario pluriennale (QFF).
Lo scorso 27 ottobre sono cominciati i lavori del Comitato di conciliazione, che ha il non facile compito di delineare una soluzione di compromesso per il bilancio UE 2011.
A differenza di quanto proposto dal Parlamento europeo (+ 5.9% in pagamenti rispetto al Bilancio generale per l'esercizio finanziario 2010), un gruppo di dodici Stati Membri ha posto il limite del + 2,9 %; dato che si traduce in un taglio di circa 4 miliardi di euro in pagamenti, di cui circa 890 milioni proprio per la Rubrica 2 e proprio a nocumento dell'agricoltura europea.
Di questi, 890 milioni, 336 milioni riguardano, infatti, la linea relativa agli interventi nei mercati agricoli. A rischio il fondo latte di 300 milioni di euro, istituito lo scorso anno per fronteggiare la crisi nel comparto lattiero-caseario e nuovamente riproposto dal Parlamento mentre "passerebbe il turno" il programma "latte nelle scuole" (32 milioni di euro). A rischio sono anche gli interventi per l'apicoltura (8 milioni di euro), il programma LIFE+ (6,7 milioni di euro) e il programma di gestione per le risorse ittiche (2 milioni di euro).
Il mancato accordo in sede di Comitato di conciliazione del 15 novembre 2010 scuote gli animi lasciando prefigurare il ricorso da parte dell'Unione Europea al sistema dei dodicesimi, ovvero la divisione del bilancio dell'esercizio finanziario precedente per 12, e la gestione su base mensile nell'ambito di quei limiti sino al raggiungimento di un accordo definitivo.
Una simile ipotesi condurrebbe a molteplici conseguenze sotto diversi aspetti.
Per quanto riguarda il settore agricolo, gli effetti sarebbero contenuti considerando che in condizioni normali, ad esempio, i pagamenti diretti sono effettuati dagli Stati Membri che vengono poi rimborsati all'inizio dell'esercizio successivo; procedura, questa, che non consentirebbe, però, nel caso di mancata approvazione del bilancio, il rimborso agli Stati Membri ai primi mesi del 2011.
Ben più ampie le ripercussioni politiche di un mancato accordo sul bilancio UE.
In primo luogo, si ricorda la mancata attivazione del Servizio Europeo di Azione esterna (SEAE) e la non osservanza di alcune priorità previste dal Trattato di Lisbona quali, nello specifico, quelle legate alla partecipazione del Parlamento europeo alla definizione del QFF, alla modifica dello strumento di flessibilità e all'avvio delle risorse proprie dell'Unione europea.
Il 26 novembre 2010 la Commissione adotta una nuova proposta di bilancio per il 2011.
Rispetto alla lettura del Parlamento europeo é stato necessario effettuare un taglio di 2,89 milioni di euro che ha riguardato 300 milioni per il fondo latte, 800 milioni per lo sviluppo rurale e 270 per i clearance of accounts. il resto dei tagli é stato fatto sulla politica di coesione (800 milioni).
Restano invariate le risorse destinate al LIFE+ mentre potenziate (10 milioni aggiuntivi) risultano quelle per il programma di eradicazione e sorveglianza delle malattie animali.
Alla luce della nuova proposta, anche al fine di ottemperare i futuri obiettivi di sviluppo - peraltro definiti nella strategia Europa 2020 - il Parlamento europeo richiede al Consiglio di definire un accordo tra le due istituzioni in base al quale in caso di necessità di risorse supplementari il Consiglio acconsenta ad un adattamento nel corso dell'anno finanziario.
Aperti restano invece i problemi relativi alle priorità politiche e in particolar modo quelli riferibili alla necessità di margini meno rigidi che potrebbero essere concessi attraverso una maggioranza qualificata del Consiglio mentre lo strumento di flessibilità richiede l'unanimità, così come previsto dall'accordo interistituzionale del 2006 che definisce la disciplina di bilancio per il periodo 2007-2013.
Una procedura, quella dell'approvazione del bilancio, che ogni anno si rinnova, tra le contingenze del momento, nella logica di creare un valore aggiunto europeo in modo che la spesa generi benefici chiari e visibili a favore dell’Unione.
I cittadini e tutti i soggetti coinvolti nel sistema Europa devono, infatti, essere consapevoli, per dirla con Barroso, che "un euro speso a livello europeo é sicuramente meglio di un euro speso a livello nazionale o locale".

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