Mass media e politiche agroalimentari: alcune recenti evidenze empiriche

Mass media e politiche agroalimentari: alcune recenti evidenze empiriche
a Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi
b LICOS, Center for Institutions and Economics Performance, KU Leuven, Belgio

Introduzione

Il ruolo svolto dai mass media nel distribuire informazioni spesso distorte o contraddittorie è cosa nota, basti pensare a quello che sta accadendo con riferimento all’influenza ‘A’ da virus H1N1. Coloro che studiano le scelte ed il comportamento dei consumatori con riferimento ai beni alimentari conoscono molto bene il problema. Un flusso di informazioni distorte può avere effetti pericolosi sulla fiducia dei consumatori, con gravi ripercussioni sulla stabilità dei mercati (Mazzocchi, 2006). In modo simile, il contenuto e la diffusione dell’informazione dei mass media gioca un ruolo rilevante nel condizionare gli equilibri politici. Tuttavia, nel mercato politico, non sempre le distorsioni indotte dal comportamento dei media hanno effetti negativi.
Negli ultimi anni appare cresciuto il ruolo svolto dai mass media, quali giornali, radio, TV e internet, nel condizionare le scelte politiche dei governi. I media distribuiscono la maggior parte delle informazioni che gli individui utilizzano per farsi un’opinione circa la differente ‘offerta politica’ prima, durante e dopo le tornate elettorali. Poiché nel mercato politico, alla stessa stregua del mercato economico, l’informazione assume un ruolo centrale nell’orientare le preferenze individuali e collettive, allora non appare sorprendente che, storicamente, cambiamenti nelle tecnologie di informazione e nella struttura dei media, abbiano avuto effetti significativi sulle scelte politiche e sullo stesso sviluppo economico.
L’importanza del ruolo dei media nel condizionare il processo politico è cosa nota da lungo tempo agli scienziati politici. Diversamente, il mondo degli economisti solo recentemente ha iniziato a considerare più seriamente l’importanza dei mass media sulle scelte politiche. Alcuni risultati di questa letteratura hanno messo in evidenza come, l’accesso alle informazioni dei media da parte delle popolazioni, tenderebbe ad aumentarne la loro partecipazione politica, con effetti diretti e indiretti sulla distribuzione della spesa pubblica (Strömberg e Snyder, 2008). Contemporaneamente, la diffusione di media indipendenti, quali radio e TV commerciali, e un maggiore accesso all’informazione avrebbero un ruolo centrale nel condizionare l’interazione tra dimensione numerica di un gruppo di interesse, il suo successo politico e l’efficienza delle politiche pubbliche (Besley e Burgess, 2002; Oberholzer-Gee e Waldfogel, 2005).

Distorsioni dei media e distorsioni politiche

Alla base di queste intuizioni risiede un particolare comportamento dei media, normalmente definito media bias. Tale comportamento è riconducibile alla struttura dei costi e dei ricavi dei gruppi che operano nel mercato dell’informazione. Più in particolare, mentre risulta costoso produrre la ‘prima copia’ di un romanzo, oppure di una trasmissione radiofonica o televisiva, i costi di diffusione delle copie successive, sono praticamente nulli o comunque largamente minori dei costi di produzione della ‘prima copia’. Se a ciò aggiungiamo che la sopravvivenza dei mass media è strettamente legata al mercato della raccolta pubblicitaria, non è sorprendente che l’informazione diffusa dai media tende ad avere una naturale distorsione (media bias) a favore dei gruppi della popolazione ‘grandi’ e maggiormente sensibili alla pubblicità. La distorsione dell’informazione a vantaggio dei grandi gruppi di contribuenti e consumatori, a sua volta, sarebbe in grado di alterare la competizione politica e lo stesso comportamento dei governi. Questo risultato è stato definito da Strömberg (2004) ‘mass-media-competition-induced-polical-bias, vale a dire ‘distorsione politica indotta dalla distorsione dei media’.
L’impatto della diffusione dei media sulle scelte politiche è stata confermata in diversi paesi e per diverse politiche pubbliche come, per esempio, i contributi di assistenza per i disoccupati negli Stati Uniti (Strömberg, 2004), l’assistenza alimentare e per calamità naturali in India (Besley e Burgess, 2002), la spesa pubblica per l’educazione sia in Uganda che in Madagascar (Reinikka e Svensson, 2005; Fancken et al. 2009). La maggioranza di questi studi si è concentrata soprattutto sull’analisi dei mass media all’interno di singoli paesi, con il vantaggio di mantenere molti fattori non facilmente osservabili costanti. Tuttavia, la ridotta variabilità delle politiche e delle caratteristiche dei mass media all’interno dello stesso paese, rendono più difficile identificare e generalizzare l’effettivo ruolo svolto dai media sulle scelte politiche.

Mass media e politiche agricole

Un recente lavoro di ricerca (Olper e Swinnen, 2009) ha analizzato l’impatto dei mass media sulle scelte dei governi, focalizzandosi sulle politiche agricole e considerando un ampio gruppo di paesi sviluppati e in via di sviluppo. Lo studio ha preso in considerazione sia gli effetti della penetrazione di radio e TV, che il ruolo svolto dalle TV commerciali. In particolare, è stato sottoposto a verifica empirica un’estensione del modello di Strömberg (2004) sulla distorsione dei media. Il principale risultato di questo modello giunge alla conclusione che politiche redistributive come quelle agricole, a causa dell’effetto della competizione tra i mass media, dovrebbero essere distorte a favore dei gruppi ‘grandi’, essendo questi ultimi quelli meglio informati dall’azione dei mass media.
Applicando questo ragionamento al settore agricolo, emerge una relazione tra la diffusione dei mass media e il livello di tassazione/protezione del settore, strettamente dipendente dal livello di sviluppo dei paesi. Infatti, il gruppo agricolo è relativamente grande nei paesi ‘poveri’ e relativamente piccolo nei paesi ‘ricchi’. Perciò, a parità di altre condizioni, la previsione che ne scaturisce suggerisce che la distorsione politica indotta dai mass media dovrebbe aumentare il sostegno al settore agricolo nei paesi ‘poveri’ e, al contrario, dovrebbe ridurlo nei paesi ‘ricchi’. Ma è proprio così?
Nella figura 1 viene proposta una analisi non-parametrica al fine di testare empiricamente la relazione tra mass media e politiche agricole. Più precisamente, il logaritmo del numero di TV e radio per 1000 abitanti, è messo in relazione con il livello di tassazione o protezione in agricoltura, depurato della componente spiegata dal livello di sviluppo (1). Come emerge chiaramente dalla figura, un aumento della diffusione di radio e TV, in un primo momento tende ad aumentare il livello di protezione, tuttavia, oltre un certo livello di copertura della popolazione, la relazione diventa negativa, vale a dire un ulteriore aumento della diffusione dei media riduce il livello di protezione. Poiché la diffusione di radio e TV è in stretta relazione con il livello di sviluppo dei paesi, ne deriva che il modello di Strömberg (2004) sulla distorsione dei media sembrerebbe adattarsi piuttosto bene al caso del protezionismo agricolo. Si noti che, l’effetto della diffusione di radio e TV sulle politiche agricole, rimane robusto anche controllando per le tradizionali determinanti delle politiche agricole, come il vantaggio comparato, la dimensione del gruppo agricolo, le istituzioni politiche, nonché altre caratteristiche specifiche ai paesi ma non osservabili (2).

Figura 1 - Protezione in agricoltura e diffusione di radio e Televisioni

Legenda: relazione tra il numero di TV e radio (per 1000 abitanti) e il tasso nominale di protezione in agricoltura (al netto della componente spiegata dal livello di sviluppo) e relativo intervallo di confidenza al 95%. La relazione è basata su un campione di 67 paesi osservati dal 1975 al 2005. Il fit è stato ottenuto attraverso una regressione non-parametrica utilizzando il comando di STATA lpoly.

Il ruolo della TV commerciale

Il modello sulla distorsione dei media appena discusso, si basa sull’ipotesi che le società che controllano i mass media massimizzano il profitto, ipotesi evidentemente non sempre realistica. Infatti, in molti paesi lo stato controlla una parte anche considerevole dell’informazione. Se in un paese lo stato controlla tutta l’informazione prodotta dal sistema televisivo, in pratica quello che accadeva in Italia prima dell’avvento di Mediaset, è molto probabile che la distorsione nell’informazione politica dei media sia determinata, più che dalla necessità di fare profitti, dalle preferenze del governo di turno. Tale orientamento dell’informazione ‘pro-governativo’, d’altra parte, dovrebbe progressivamente ridursi quanto più il ruolo dei media privati ed indipendenti aumenta il suo peso nel mercato dell’informazione. Perciò, se si conoscono le preferenze dei governi rispetto ad una certa politica allora, in linea di principio, dovrebbe essere possibile prevedere se l’avvento dei media privati, modificando la natura ed il target dell’informazione, concorre a modificare l’orientamento della politica in questione.
Con riferimento alle politiche agricole, un’abbondante letteratura ha messo in evidenza come le preferenze dei governi siano distorte verso gli interessi delle popolazioni urbane nei paesi ‘poveri’ e verso gli interessi di quelle rurali nei paesi ‘ricchi’. Tale evidenza empirica, definita ‘paradosso dello sviluppo’, è normalmente interpretata sulla base delle teorie di Olson (1965) sull’azione collettiva e il successo politico dei ‘piccoli gruppi’. Senza entrare nel merito di questa interpretazione, l’elemento centrale del ragionamento è che, per un meccanismo simile al precedente, un aumento del ruolo svolto dalle TV commerciali dovrebbe ‘spostare’ le preferenze dei governi a favore degli agricoltori nei paesi ‘poveri’ ed a favore degli interessi non agricoli nei paesi ‘ricchi’, concorrendo ad attenuare il citato ‘paradosso dello sviluppo’.
La figura 2 riporta un semplice test di questa ipotesi. Come si può constatare, la relazione tra il ruolo delle TV commerciali e il protezionismo agricolo (al netto dello sviluppo economico e della diffusione delle TV) non è lineare e tende ad essere coerente con le ipotesi. In particolare, per bassi valori delle quote di mercato assorbite dalle TV commerciali, un loro incremento tende ad aumentare il livello di protezione in agricoltura. Tuttavia, quando la quota di mercato delle TV private supera il valore del 35-40%, ulteriori incrementi determinano una riduzione del livello di protezione.
A livello pratico, l’implicazione più rilevante della relazione tra la diffusione dei media, le TV commerciali e l’orientamento delle politiche agricole è legata alla particolare natura delle politiche agricole. Infatti, poiché l’agricoltura è un settore tassato nei paesi in via di sviluppo e fortemente protetto nei paesi sviluppati, ne deriva che, in media, la ‘distorsione politica indotta dalla distorsione dei media’ contribuisce a migliorare l’efficienza delle politiche agricole.

Figura 2 - Protezione in agricoltura e quota di mercato delle TV commerciali

Legenda: relazione tra la quota di mercato delle TV commerciali (Djankov et al. 2003) e il tasso nominale di protezione in agricoltura (al netto della componente spiegata dal livello di sviluppo e dalla diffusione delle TV) e relativo intervallo di confidenza al 95%. La relazione è basata su un campione di 58 paesi osservati nel periodo dal 1994 al 2004. Il fit è stato ottenuto attraverso una regressione non-parametrica utilizzando il comando di STATA lpoly.

Conclusioni

L’azione dei mass media sul comportamento politico è complessa e, ovviamente, non si esaurisce con quanto messo in evidenza in questa breve nota. Infatti, il ruolo svolto dalla TV nell’informare l’elettorato e promuovere la partecipazione politica è controverso. Per esempio, molteplici studi hanno messo in evidenza come la quantità di informazioni e news dovute alle TV non è un buon indicatore dell’informazione politica degli elettori. Inoltre, i critici della TV affermano che, invece di stimolare l’interesse e il coinvolgimento in attività sociali, l’informazione della TV tende a diffondere un malessere sociale che scoraggia la partecipazione politica (Putnam, 2000).
Tuttavia, pur non trascurando la complessità del fenomeno, i risultati sopra sintetizzati tendono a confermare come l’orientamento delle politiche agricole è condizionato dalla diffusione e dalla struttura dei media in termini coerenti con la teoria. In particolare appare confermata l’idea secondo cui un sistema dei media sviluppato ed indipendente, riducendo il peso politico dei gruppi di interesse, spinge i governi ad adottare politiche più efficienti, poiché un elettorato attivo e politicamente informato aumenta la responsabilità della classe politica.

Note

(1) In pratica, nelle ordinate della figura non troviamo semplicemente il livello di tassazione/protezione, ma i residui di una regressione del livello di protezione sul PIL pro-capite, misurato a parità di potere di acquisto.
(2) In altre parole, la relazione schematizzata nella figura 1 al fine di rendere più semplice l’interpretazione dei risultati, è robusta ad un’analisi econometrica basata su un modello con effetti fissi a livello di paesi e nel tempo più altre variabili di controllo standard.

Riferimenti bibliografici

  • Besley, T. e R. Burgess, (2002). The Political Economy of Government Responsiveness: Theory and Evidence from India, The Quarterly Journal of Economics 117(4): 1415-1451.
  • Djankov, S., McLiesh, C., Nenova, T. e A. Shleifer, (2003). Who Owns The Media? Journal of Law and Economics 46: 341-381.
  • Francken, N., Minten, B. e J. Swinnen, (2009). Media, Monitoring, and Capture of Public Funds: Evidence from Madagascar, World Development, Vol. 37, No. 1: 242-255.
  • Mazzocchi, M. (2006). Avicoli e volatilità: è peggio l’influenza aviaria o quella mediatica? Agriregionieuropa, 2 (6).
  • Oberholzer-Gee, R. e J. Waldfogel (2005) Strengh in Numbers: Group Size and Political Mobilization, Journal of Law and Economics, vol. XLVIII: 73-91.
  • Olson, M. Jr. (1965). The Logic of Collective Action. Public Goods and the Theory of Groups. Cambridge: Harvard University Press.
  • Olper, A. e Swinnen, J. (2009). Mass Media and Public Policy: Global Evidence from Agricultural Policies, Paper presented at the XXVII IAAE Conference, Beijing, 16-22 August, 2009.
  • Prat, A. e D. Strömberg. (2005). Commercial Television and Voter Information, CEPR Discussion Papers: 4989.
  • Putnam, Robert D., (2000). Bowling Alone: The Collapse and Revival of American Community, Simon & Schuster, New York.
  • Reinikka, R. e Svensson, J. (2005). Fighting Corruption to Improve Schooling: Evidence from a Newspaper Campaign in Uganda, European Economic Review 3(2-3): 259-267.
  • Strömberg, D., (2004). Mass Media Competition, Political Competition, and Public Policy. Review of Economic Studies 71: 265-284.
  • Strömberg, D. e Snyder, J.M. (2008). The Media’s Influence on Public Policy Decisions, in Islam, R. (ed.) Information and Public Choice. From Media Markets to Policy Making, The World Bank, Washington, D.C.: 17-31.
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