Un’agricoltura europea competitiva e per i cittadini, dal punto di vista della Romania

Un’agricoltura europea competitiva e per i cittadini, dal punto di vista della Romania
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Per una PAC che assicuri competitività e diversità

Nei prossimi anni, l’Unione europea dovrà effettuare ancora scelte fondamentali per il futuro dell’alimentazione, del paesaggio e della qualità della vita su tutto il suo territorio. Queste scelte saranno molto più complesse e difficili da prendere nella nuova configurazione dello spazio comunitario a 27 Stati membri.
In primo luogo, l’Unione europea non può esimersi dalla PAC: finché parliamo di un mercato comune, tenuto conto dell’importanza strategica dell’alimentazione e delle caratteristiche tecnologiche ed economiche di questo settore, la politica agricola deve essere assunta in maniera comune da tutti gli Stati membri, nel rispetto del principio di solidarietà.
L’agricoltura europea deve contemporaneamente tendere sempre più sia verso un livello elevato di competitività che assicuri il mantenimento e l’ampliamento dei mercati già conquistati, sia verso redditi ragionevoli per i produttori agricoli, al fine di valorizzare adeguatamente la loro produzione e di remunerare i servizi che rendono direttamente e indirettamente alla società. L’agricoltura europea deve perciò essere non solamente un’agricoltura per il mercato, ma anche e soprattutto un’agricoltura per i cittadini. Gli agricoltori non devono, cioè, essere considerati come dei semplici produttori di prodotti alimentari. Essi agiscono su un terreno attivo, che al di là della materia prima alimentare e industriale, condiziona l’ambiente il cui valore è da tutti condiviso. In altre parole, l’agricoltura europea non deve solamente essere competitiva dal punto di vista del mercato, ma deve essere un’agricoltura per i cittadini, in quanto attività economica che utilizza e produce risorse rinnovabili di interesse pubblico.
Questa è la PAC che la Romania desidera promuovere a livello europeo, al fine di assicurare che il patrimonio (fondiario, alimentare, culinario, varietale, ecc.) che fornisce all’Unione europea in qualità di Stato membro sia valorizzato adeguatamente non solo da un punto di vista economico, ma anche come spazio pubblico di interesse sociale ed ecologico.

Un’agricoltura competitiva

Con l’allargamento ai paesi dell’Europa centrale e del Sud-Est del continente, l’agricoltura dell’Unione europea ha rinforzato in maniera significativa il suo potenziale di produzione. In seguito all’integrazione dei dodici nuovi Stati membri nel 2004 e nel 2007, infatti, la superficie agricola è aumentata da 130 a 185 milioni di ettari. Una parte dei nuovi Stati membri ha una tradizione agricola che dal punto di vista del potenziale agricolo non si esprime solamente in termini di superficie fondiaria o di numero di animali, ma anche attraverso una rilevante presenza di popolazione agricola e rurale. Questo è tanto più vero soprattutto in paesi come la Polonia e la Romania, che insieme rappresentano circa la metà dell’intera popolazione agricola attiva dell’Unione europea.
Certamente la popolazione agricola attiva dei nuovi Stati membri diminuirà con l’aumento della competitività dell’agricoltura a seguito degli investimenti, dello sviluppo tecnologico, dell’organizzazione dei mercati alimentari. Per evitare un impatto sociale negativo, queste trasformazioni devono svilupparsi progressivamente, per tappe, di pari passo con una politica di sviluppo rurale e di sostegno alla creazione di lavoro nei settori diversi dall’agricoltura. Questo processo di ristrutturazione agricola nei nuovi Stati membri avviene di pari passo con l’accelerazione della liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli a livello mondiale. La maggiore concorrenza generata dall’apertura del mercato comunitario verso i prodotti provenienti da altre aree del pianeta con evidenti vantaggi comparati è un ulteriore fattore di pressione sull’agricoltura dell’Est europeo in piena ristrutturazione. Per questo motivo i due pilastri della PAC aspirano a un ruolo crescente e complementare.
Nel contesto di una domanda alimentare crescente sul mercato mondiale, ritorna d’attualità l’interesse per la terra, vista non solamente come valore dal punto di vista dell’ambiente, ma anche come valore economico, di produzione. Considerata come una risorsa limitata e rinnovabile entro certe condizioni di conservazione e di utilizzo, la terra (agricola) dovrebbe divenire un valore strategico pubblico, come lo sono, ad esempio, il petrolio o il gas naturale. Ciò dovrebbe essere riconosciuto dalla PAC, e, in questo contesto, occorrerebbe individuare gli strumenti per mantenere la fertilità del suolo, sia per ragioni sia ecologiche che economiche. Gli agricoltori dovrebbero essere remunerati per il mantenimento di questa fertilità; la concessione di aiuti finanziari agli agricoltori dovrebbe essere condizionata maggiormente da questo aspetto, allo scopo di evitare che la pressione concorrenziale conduca a un sovra-utilizzo nel breve termine di una risorsa non facilmente rinnovabile.
L’utilizzo della terra come risorsa economica rinnovabile dovrebbe divenire una priorità di molteplici politiche comunitarie, tenendo conto della complementarietà di interessi ecologici, economici e sociali che sono con essa in relazione.
Con i suoi due pilastri, con l’applicazione dei principi di eco-condizionalità e del benessere animale, la PAC acquisisce sempre di più un valore ecologico che, in alcuni casi, interferisce con quello economico.
In molti Stati membri l’agricoltura, al di là degli aspetti economici e di quelli ecologici, ha anche un importante ruolo sociale in relazione con le tradizioni, la stabilità sociale nell’ambiente rurale, la continuità culturale, e così via. Su questa base, la Pac deve assicurare il mantenimento della relazione dell’uomo con la terra (l’habitat rurale) e con lo spazio culturale e storico che essa definisce, tenendo conto dei legami che si manifestano sia nell’economia agraria che nell’ecologia, tramite prodotti tradizionali, a denominazione di origine, con indicazione geografica, ecc.

Un’agricoltura per i cittadini

I cittadini europei non sono solamente dei contribuenti al budget comunitario, sono anche consumatori di prodotti alimentari, e allo stesso modo “consumatori” di ambiente e di territorio. La PAC, in quanto costituisce una politica tra le principali beneficiarie del budget comunitario, deve essere in grado di conciliare gli interessi del cittadino europeo sotto questi differenti punti di vista. In altre parole, il sostegno finanziario della PAC deve essere giustificato sotto questa prospettiva trilaterale.
Il cittadino europeo ha il diritto di aspettarsi prodotti alimentari a prezzi ragionevoli, sicuri da un punto di vista sanitario, di qualità, freschi, diversificati e sani. L’agricoltura praticata nell’Ue, tenuto conto del potenziale di produzione, della diversità climatica e dei suoli, è in grado di rispondere a queste diverse funzioni. Dal punto di vista economico, per via della diversità delle condizioni di produzione, i costi possono variare muovendo da una localizzazione all’altra. Sotto questo profilo, uno dei principali compiti della PAC dovrebbe essere dunque proprio quello di assicurare eque condizioni di produzione nelle differenti zone dell’Ue, tenuto conto dell’interesse generale del consumatore (in qualità di beneficiario dei questi prodotti) e del contribuente europeo.
L’agricoltura europea diviene inoltre un fornitore sempre più importante di materia prima non alimentare, orientata specialmente verso la produzione di energia verde. In un contesto di crescente pressione sulla domanda di prodotti alimentari sul mercato, riteniamo che la produzione agricola non alimentare debba essere sostenuta in maniera adeguata, allo scopo di evitare che essa influenzi l’approvvigionamento del mercato alimentare, così come la qualità e la fertilità dei suoli europei.
In alcuni Stati membri la popolazione rurale è ancora fortemente legata all’attività agricola. Riteniamo che il legame tra ciò che è agricolo e ciò che è rurale debba essere mantenuto, sia nella prospettiva della qualità dei prodotti alimentari e delle loro diversità, nonché dell’accesso del consumatore a prodotti freschi e disponibili nelle zone vicine (mercati locali), sia ancora nella prospettiva della produzione di redditi complementari, affinché si possa assicurare la permanenza dell’agricoltura in certe zone svantaggiate dell’Ue e il mantenimento della popolazione in ambiente rurale. Inserendosi come un bene comune (“common good”) dell’Unione europea, come parte integrante del principio de “l’unità nella diversità”, l’agricoltura dei piccoli produttori, minori dimensioni aziendali e rivolta ai mercati locali dovrebbe avvalersi in futuro di una politica specifica e di meccanismi di sostegno comunitario nel contesto della PAC. La messa in atto di strumenti specifici per il sostegno di questo tipo di agricoltura dovrebbe tener conto del principio di sussidiarietà, allo scopo di assicurare una migliore efficacia a livello locale.
Nella prospettiva del “modello agricolo europeo”, la qualità (microbiologica, gustativa, culturale) e la diversità dei prodotti agro-alimentari sono aspetti tanto importanti quanto la loro competitività economica sul mercato mondiale.

Agricoltura e sviluppo rurale in Romania

La Romania ha aderito all’Unione europea nel momento in cui era in atto un processo di profonda ristrutturazione della sua agricoltura. In qualità di Stato membro, la Romania rinforza l’agricoltura dell’Ue con circa 14 milioni di ettari di terre agricole di cui circa 9 milioni di ettari di terre coltivabili. Non possiamo immaginare una crescita della competitività dell’agricoltura rumena senza una politica di sviluppo rurale solida, dal momento che essa impegna il 30% della popolazione attiva del paese, mentre nei territori rurali abita metà della popolazione del paese.
Sebbene il 45% della superficie coltivabile sia gestito da poche migliaia di aziende agricole con una superficie compresa tra qualche centinaio e qualche migliaio di ettari, la maggior parte della produzione animale, di legumi e di frutta è ottenuta nelle aziende agricole di piccole dimensioni. Il consumatore rumeno ha l’abitudine di approvvigionarsi nei mercati locali con prodotti alimentari frutto della tradizione e delle culture locali. È per questo che l’adeguamento dei prodotti agro-alimentari alle norme europee non dovrebbe avvenire a discapito della diversità e della tipicità degli alimenti, elementi di tradizione profondamente riconosciuti da parte del consumatore rumeno.
La stabilità dei redditi degli agricoltori finalizzata all’incoraggiamento degli investimenti necessari per la crescita della competitività della produzione, l’organizzazione dei mercati, il sostegno agli investimenti per la modernizzazione dei processi di produzione agricola, la formazione degli agricoltori, la creazione di opportunità di redditi complementari, sono tutti fattori che accrescono le aspettative nei confronti della PAC. È per questo motivo che la Romania è a favore del mantenimento di un budget consistente per la PAC: è nell’interesse di tutta l’Unione europea valorizzare il potenziale produttivo sia dell’agricoltura rumena, sia dello sviluppo economico della campagna rumena.
La politica di sviluppo rurale dovrà assicurare tanto la ristrutturazione dell’agricoltura quanto la crescita della qualità della vita in ambiente rurale e la diversità dell’economia rurale, entrambe priorità secondo la prospettiva rumena. Comunque, comprendiamo che in certe zone dell’Unione europea con un livello più elevato di sviluppo dell’agricoltura e delle infrastrutture rurali, le preoccupazioni siano più orientate verso un consistente sostegno di strumenti di protezione dell’ambiente e della biodiversità.
In conclusione, la Romania ha intenzione di contribuire al mantenimento del “modello agricolo europeo” sostenuto dalla PAC e dalla politica comune di sviluppo rurale: ciò si rivela più necessario che mai, tenuto conto delle sfide che l’agricoltura dell’Unione europea allargata deve affrontare sia in rapporto alla ristrutturazione cui è sottoposta, sia nella prospettiva della crescita della domanda di prodotti alimentari nel mercato mondiale.

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