L’agricoltura familiare nei paesi del sud e dell’est del Mediterraneo

L’agricoltura familiare nei paesi del sud e dell’est del Mediterraneo
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Introduzione

I lavori sull’agricoltura familiare (AF) sono abbondanti. Alcuni di essi si sono interessati ai paesi del Mediterraneo. A tal proposito, nel 1984 fu creata a Montpellier, presso l’iahem (Istituto Agronomico del Mediterraneo) del Ciheam (Centro Internazionale di Studi Avanzati sul Mediterraneo) la Réseau Agricultures Familiales Comparées - Rafac (Rete delle agricolture familiari comparate)1.
Le pubblicazioni della rete Rafac sull'agricoltura familiare sono state numerose fino al 2012 (Cfr. Ababb et al. 1997, 2000; Bourenane, Campagne 1991; Bedrani, Campagne 1991; Rafac 1997, 2001), anno in cui Rafac ha cessato le sue attività. La sua eredità nel campo degli studi sull’AF è stata raccolta, come vedremo, dal Think Tank “Prospective Agricole et rurale en Méditerranée” (Parm), creato dai membri della Rafac nel 2013.
Nel 2006, la Rafac e l’Umr Pact Territoires dell’Università J.Fourier di Grenoble realizzarono un'analisi sul tema dello sviluppo territoriale in 10 paesi del nord, sud ed est del Mediterraneo (Campagne, Pecqueur, 2012). Lo studio, a sua volta, si è basato su un’analisi più dettagliata di 15 aree rurali appartenenti ai paesi selezionati; i risultati hanno permesso di evidenziare l'importanza potenziale dell'agricoltura familiare nel processo di sviluppo territoriale.
Inoltre, le differenti forme in cui si manifesta l’agricoltura familiare, e che descriveremo di seguito, costituiscono, attualmente, uno degli assi di lavoro della già richiamata associazione Parm che, al suo interno, riunisce 28 ricercatori di scienze sociali provenienti da 11 paesi del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Spagna, Francia, Italia, Grecia, Libano, Marocco, Palestina, Portogallo, Tunisia).
"Agricoltura familiare nel Mediterraneo, miti e realtà" è stato il titolo del primo seminario internazionale organizzato da Parm a Tunisi il 6 e 7 novembre del 2014 a cui hanno partecipato oltre 80 persone in rappresentanza di organizzazioni professionali agricole, della società civile, del mondo universitario e della ricerca, dell’expertise del settore agricolo e dello sviluppo rurale2.
La finalità del nostro contributo è quella di evidenziare le principali caratteristiche che assume l'agricoltura familiare3 in particolare nei Paesi del sud e dell’est del Mediterraneo. Le stesse possono essere così descritte:

  • l’agricoltura familiare funziona ovunque come l'insieme di forme sociali di produzione agricola4 specifiche: domestica, contadina e di mercato familiare;
  • queste tre forme sociali di produzione dette "familiari" coesistono nella maggior parte dei paesi del Mediterraneo con delle vere e proprie imprese agricole (imprese agricole capitalistiche);
  • ciò spiega perché, nel sud del Mediterraneo, la maggioranza degli attivi in agricoltura lavora principalmente in aziende agricole che funzionano ancora secondo le tre forme di cui sopra, vale a dire l'agricoltura familiare domestica, l'agricoltura contadina e l'agricoltura familiare di mercato;
  • ciò le differenzia dalle agricolture del nord del Mediterraneo, le quali, nella maggior parte dei casi, hanno avuto origine dal disfacimento del sistema feudale nel corso del XIX secolo;
  • esse sono accompagnate da una serie di fenomeni, come la pluriattività, nuovi legami tra produttori e consumatori, la creazione di attività extra- agricole;
  • le tre forme di agricoltura accompagnano, talvolta, l’emersione graduale di "aree di sviluppo";
  • ciò spiega anche come in questi stessi paesi, si registri, a volte, un significativo aumento della popolazione agricola;
  • le analisi condotte recentemente permettono di sostenere che l'agricoltura familiare nei paesi del sud e dell'est del Mediterraneo è direttamente interessata da una serie di problemi globali di sviluppo e fortemente dipendente dalle politiche agricole dei paesi in questione.

1. L’agricoltura familiare funziona ovunque come un insieme di forme sociali di produzione agricola molto specifiche

L’agricoltura familiare, nelle sue forme concrete, fa riferimento a realtà molto diverse, soprattutto nei paesi del Mediterraneo. Essa si differenzia, innanzitutto, come forma sociale di produzione, attraverso i rapporti sociali fra i diversi attori interessati da questa tipologia di agricoltura: manodopera, proprietari della terra e dei mezzi di produzione, che sono, fondamentalmente, familiari. Ma contiene anche degli elementi comuni che giustificano il fatto che questa forma di agricoltura ha una modalità di funzionamento in cui, ovunque, il carattere familiare della produzione è la caratteristica centrale.
Le analisi sul funzionamento delle agricolture realizzate dalle scienze sociali, hanno dimostrato che i diversi tipi di agricoltura si distinguono, essenzialmente, gli uni dagli altri, in base al loro funzionamento socio-economico. Questo spiega l'emersione del concetto di "forma sociale della produzione agricola", che mette l’accento sull’esistenza di diversi modi di funzionamento delle agricolture nel mondo (Campagne, 2001). Questa pluralità di modi di funzionamento ha permesso di identificare le tre principali origini storiche - origine domestica, origine feudale, origine “idraulica” - delle agricolture familiari attuali, le quali sono rintracciabili anche nel sud del Mediterraneo5. Da esse traggono origine le tre attuali forme dell’agricoltura che sono: l'agricoltura domestica o di sussistenza; l'agricoltura detta " contadina", secondo la nota espressione di Chayanov (Chayanov, 1925), il cui funzionamento è basato sulla ripartizione della produzione tra la parte destinata all’"autoconsumo" della famiglia e il "surplus" venduto sul mercato; l’agricoltura “familiare di mercato”, la cui produzione è venduta prevalentemente sul mercato6. Da evidenziare come, però, più recentemente, si sia assistito alla comparsa di configurazioni nuove, causate dalle riforme agrarie e dalla progressiva decomposizione delle forme "statali" dell'agricoltura.
L’agricoltura domestica si caratterizza per una simbiosi tra la famiglia e la sua produzione agricola la quale è, dunque, interamente destinata all’autoconsumo. Questa agricoltura fa la sua comparsa soprattutto con la decomposizione del sistema feudale. Sicuramente esisteva già da tempo nelle zone agricole poco fertili o difficilmente coltivabili a causa del terreno e della cattiva qualità del suolo. Essa esisteva anche durante il sistema feudale, dal momento che i "servi della gleba" avevano un contratto con i signori che possedevano la terra, la mettevano a loro disposizione, e assicuravano loro protezione. I servi della gleba dunque scambiavano il loro lavoro nei territori di proprietà del signore con questa protezione e l'utilizzo di "appezzamenti di terreno"(Dobb e Sweetzy, 1977) che i signori mettevano, appunto, a loro disposizione per la loro alimentazione e per la formazione di un reddito monetario spesso molto esiguo.
Di contro, l'Urss nel 1917 trasformerà, il sistema feudale ereditato, statalizzando le grandi e medie proprietà fondiarie e installandovi delle "kolkhosiens"! L’Algeria durante il periodo dei "campi autogestiti” ha vissuto delle dinamiche simili. Nel momento in cui scompaiono i campi autogestiti si vedono apparire, in effetti, due tipi di aziende: le Eac (Aziende Agricole Collettive) e le Eai (Aziende Agricole Individuali). Ma le Eac, che erano, in origine, delle aziende di tipo collettivo, si trasformeranno, a poco a poco, in un insieme di aziende agricole familiari individuali classificabili, a loro volta, in una delle tre forme sociali attuali.
Possiamo affermare che la distinzione tra agricoltura "contadina" e agricoltura "familiare di mercato" risiede nella natura dei prodotti trasformati. Nel sistema contadino, l'agricoltore trasforma un insieme di prodotti alimentari, vegetali e animali. Questi prodotti forniscono la base per il sostentamento della sua famiglia. Ciò che non viene consumato è venduto sul mercato e, quindi, produce un reddito monetario che gli permette di procurarsi sul mercato gli input necessari per le coltivazioni, nonché i beni e i servizi non agricoli di cui la sua famiglia ha bisogno. Nella forma sociale "familiare di mercato", la maggior parte della produzione è orientata al mercato, sia essa agro-alimentare o per altri utilizzi (i prodotti tessili, alcuni prodotti oleaginosi, alcuni prodotti utilizzati dall’industria). La distinzione tra produzione per il mercato e produzione per l’autoconsumo è spesso riflessa nella presenza della coltivazione di ortaggi e di piccoli allevamenti specificamente orientati verso il consumo familiare.
Per quanto concerne l'origine "idraulica", essa ha qualificato, a volte, la stessa forma sociale stessa7, che è quella dei grandi delta. Nel Mediterraneo meridionale e orientale descrive principalmente l'agricoltura irrigua della Valle del Nilo. Questa terza origine dell’agricoltura condurrà poi alla nascita di due forme sociali di cui già si è detto, quella contadina e quella familiare di mercato. Troveremo ugualmente delle forme "domestiche", ma essendo la maggior parte delle aziende agricole situate in zone dipendenti dall’acqua, esse operano fondamentalmente a partire dalle strutture e dal funzionamento del sistema idraulico. Nel caso del Nilo, la gestione delle risorse idriche è interamente nelle mani dello Stato che organizza la distribuzione e il recupero delle acque di irrigazione con delle strutture e delle regole di utilizzo alle quali gli agricoltori saranno e sono ancora costretti a sottomettersi.
Per ragioni di spazio, non è possibile, in questo articolo, descrivere in dettaglio come dette forme sociali di produzione agricola (di origine idraulica) funzionino. Quello che ci preme sottolineare é come esse permettano di spiegare la coesistenza tra aziende "familiari" e imprese agricole capitalistiche. Quest’ultima forma di agricoltura, che è composta da vere e proprie aziende agricole, è chiamata da alcuni "agricoltura imprenditoriale"8 è, a volte, espressione, in una parte significativa dei paesi del sud del Mediterraneo, della valorizzazione di grandi superfici appartenenti a delle tribù in cui le famiglie dominanti hanno modernizzato l’attività agricola e le relazioni sociali.
Ritornando alle tre forme sociali dell’agricoltura, ciò che distingue loro non è soltanto l’orientamento o meno al mercato. Infatti, alcuni studi usano il concetto di "agricoltura di sussistenza" per descrivere una produzione agricola essenzialmente di autoconsumo, che si va a tradurre, come dimostreremo di seguito, in una serie di attività non agricole che generano i redditi necessari alla riproduzione delle coltivazioni (sementi, fertilizzanti, carburanti e attrezzature) e della famiglia.

2. Le agricolture familiari nel sud e est del Mediterraneo hanno messo in campo delle tecniche di produzione la cui evoluzione è simile a quelli che l’agricoltura familiare ha assunto in altri Paesi

Effettivamente, il crollo del sistema feudale o tribale ha spesso dato vita ad una forma tecnica e sociale particolare che è stata chiamata “policoltura-allevamento” (polyculture-elevage), la quale permetteva alla maggior parte delle famiglie agricole di organizzare la complementarità tra queste due attività. La prima rappresentava, innanzitutto, il cibo per la famiglia, ma essa permetteva di utilizzare ampiamente il bestiame per aumentare la produttività del lavoro, grazie alla graduale modernizzazione della trazione animale - dalla "zappa" all'aratro - e, incorporando anche i risultati della progressiva meccanizzazione agricola. Questo insieme di pratiche è stato implementato anche nel Mediterraneo meridionale e orientale con varianti a volte molto specifiche, come quella ancora visibile nel sud del Marocco, con l'utilizzo combinato di un cammello (che porta la potenza di traino) e un asino che permette di creare solchi dritti! Sappiamo anche che la meccanizzazione del lavoro agricolo si sviluppa lentamente nei paesi della sponda sud del Mediterraneo, dove ricopre un ruolo importante la piccola motorizzazione.

3. Le diverse forme di agricoltura familiare e le attività svolte dai membri della famiglia

Le diverse forme di agricoltura familiare sono spesso accompagnate da una serie di attività svolte dai membri della famiglia, che  permettono di meglio soddisfare i bisogni delle famiglie stesse e di sostenere i processi di sviluppo rurale, a volte non agricoli.
Fra queste strategie rientrano la pluriattività, la diversificazione della produzione agricola e l'offerta di mercato, la valorizzazione a valle, tramite la trasformazione in loco, di una parte della loro produzione agricola, il ricongiungimento fra produttori e consumatori.
In relazione alla pluriattività, gli studi condotti su questo tema sono molteplici (cfr. studi Rafac). La gran parte di essi evidenzia come nei paesi del sud del Mediterraneo, ci siano due forme di pluriattività: una interna al Paese, essendo, una parte della famiglia impegnata, sia tutto l'anno sia stagionalmente, in altri settori economici e in attività stagionali agricole o non agricole; ed una esterna al Paese, con il fenomeno dell'emigrazione. In ambedue i casi, però, si è dimostrato come la pluriattività si verifichi quando i redditi della famiglia sono insufficienti per soddisfare le esigenze della famiglia stessa. Ciò trova una soluzione nel momento in cui la famiglia si rende conto che gli attivi attuali o potenziali (giovani e anziani) possono rappresentare delle risorse significative in termini  di lavoro potenzialmente mobilizzabile. La famiglia può quindi darsi come obiettivo quello di massimizzare l'utilizzo degli attivi che la compongono. Questo obiettivo andrà ad aggiungersi a quello volto a massimizzare la produzione agricola familiare.
Questa consapevolezza può anche assumere altre forme. Per quanto riguarda la diversificazione della produzione agricola e l'offerta di mercato, questa va ad interessare, in particolare, la produzione orticola o l’allevamento che saranno di competenza di alcuni membri della famiglia e i cui prodotti saranno venduti sul mercato. In questi casi, il tipo di vendita messo in campo, può dare vita a processi di fidelizzazione dei consumatori. Si tratta di qualcosa di simile ai processi verificatisi anche in altri paesi, come nel caso della Francia, dove le Associazioni Amap (Associations pour le Maintien d’une Agriculture Paysanne - Associazioni a sostegno dell’agricoltura contadina) contrattualizzano i rapporti tra produttori e consumatori. In tal modo è anche possibile trasformare una parte della produzione nell’azienda stessa, produzione che è così valorizzata come prodotto trasformato e venduta come tale sul mercato.
Il processo di creazione di attività non direttamente agricole da parte di aziende a conduzione familiare rappresenta un’altra modalità per massimizzare l'utilizzo della manodopera familiare, che si ricollega con la pluriattività. In particolare, rientrano in tale ambito le attività di turismo rurale, tra cui la creazione di foresterie (maison d’hotes). Oltre agli effetti sul reddito familiare, la presenza di questi fenomeni (pluriattività, autotrasformazione, diversificazione) consentono di dare ad alcuni membri della famiglia un’attività di cui sono responsabili.
Nello stesso tempo, questi processi determinano la comparsa progressiva di "aree di sviluppo" che possono consentire di organizzare al meglio questo insieme di attività. Talvolta essi possono tradursi in un sistema di scambio della manodopera che aumenta le capacità della manodopera familiare stessa e quindi della produzione.

4. Le grandi sfide odierne della famiglia agricola nei paesi del Mediterraneo: alimentazione, occupazione e rispetto dell’ambiente

I paesi del Sud del Mediterraneo hanno avuto, di recente, con le "primavere arabe" l'occasione di far conoscere al mondo intero i loro principali problemi di sviluppo. Sarebbe inutile tentare qui di esporli nel dettaglio. In ogni caso è davvero difficile quantificare i principali indicatori che dimostrano la loro esistenza. Senza dubbio, quelli che riguardano i "problemi" dell’agricoltura familiare potrebbero essere formulati, in una maniera più qualitativa che quantitativa. Gli studi condotti di recente su di essi possono aiutarci a porre alcuni quesiti.
In primo luogo, ci si chiede perché l’alimentazione delle popolazioni dei paesi del Sud del Mediterraneo sia sempre più dipendente dalle importazioni. In generale si individua come causa di questo fallimento l’incapacità delle aziende agricole familiari locali di fornire i mercati locali, rurali e urbani. In realtà, i processi sono più complessi di come appaiono ad una prima analisi. Dal nostro punto di vista, la vera domanda da porsi è perchè, nella maggior parte dei Paesi, significative quote di mercato dei prodotti alimentari sfuggono alle aziende agricole familiari locali.
Si conoscono i dibattiti in corso, alimentati da alcune importanti organizzazioni agricole, soprattutto in Francia, sulla possibilità dell’agricoltura agro-industriale di sfamare il mondo. Interscambi recenti tra la comunità finanziaria e queste organizzazioni hanno mostrato chiaramente che, per loro, l’alimentazione del pianeta va organizzata, in primo luogo, su base agro-industriale, lasciando all’agricoltura familiare un ruolo marginale. Sappiamo anche che le osservazioni fatte da associazioni di agricoltori e dalla società civile in tutti i Paesi, riguardo agli effetti, abbastanza devastanti, dell'agrobusiness sull'ambiente e sull'occupazione sono considerate inutili, in quanto la controparte sostiene che delle soluzioni "scientifiche" a questi effetti esistono e che è sufficiente attribuire loro un prezzo per attivarle. Tale soluzione giustifica anche l'avvicinamento di questi importanti gruppi agricoli al settore finanziario. Tutto ciò conduce dunque a sostenere che i vari processi speculativi rilevati su alcuni prodotti agricoli possono essere eliminati controllando la sfera finanziaria.
In secondo luogo, si osserva, in alcuni paesi del sud del Mediterraneo - come il Marocco, la Tunisia e il Libano -, la crescita di potere dei blocchi che regolano l’insieme della produzione, trasformazione e distribuzione agricola della stessa natura di quelli che interessano l'agricoltura nei paesi del nord del Mediterraneo, e anche in molti dei paesi produttori di eccedenze agricole. Questi paesi favoriscono da sempre quella che si definisce “integrazione a valle", che si manifesta, in particolare, nella capacità crescente dei grandi gruppi di distribuzione, di produrre loro stessi i prodotti alimentari che distribuiscono. In essi alcune voci si levano per sottolineare che gli agricoltori familiari abbiano dimostrato, ma con più garanzie, la loro capacità di adattare i loro prodotti alle esigenze e richieste dei consumatori. E’ Dimostrato come gli agricoltori familiari possano, più dell’agro-industria, costruire e sviluppare questo processo rispettando prima di tutto l'ambiente e risolvendo alcuni problemi di occupazione.
Sappiamo anche che l’agro-industria pretende che ci siano dei mezzi "scientifici" per la produzione di cibo nel rispetto dell'ambiente, in particolare, modificando la “chimizzazione” della produzione agricola. Se ne conoscono bene i limiti oggi. Sappiamo anche che da sempre le aziende familiari implementano delle tecniche che rispettano l'ambiente. L'esempio più noto era quello praticato dagli Aztechi che combinavano mais e fagioli9, utilizzando l’uno a supporto dell’altro e permettendo ai fagioli di "fissare" l'azoto dell'aria per permettergli di essere utilizzato dal mais. Altre associazioni di questo tipo sono praticati dall’agricoltura familiare. Dunque il rispetto per l'ambiente è praticato dalle aziende a conduzione familiare e può essere loro di supporto. Occorre però che le politiche agricole non solo permettano, ma incoraggino tali pratiche.
In relazione al tema dell’occupazione, a rischio di apparire troppo semplicistici, si può sostenere che l'integrazione da “monte a valle” praticata sempre più dalle aziende a conduzione familiare, crea più posti di lavoro che l'integrazione da “valle a monte” che invece è realizzata dall’agro-industria. In effetti, quando una grande catena di supermercati annuncia nella sua pubblicità, che essa stessa produce i prodotti alimentari che vende, essa non mente, poiché stipula dei contratti con gli agricoltori imponendo loro il tipo di prodotti e il prezzo di acquisto. Quello che la pubblicità non dice è che l'integrazione da “monte a valle” che praticano le aziende a conduzione familiare si realizza mobilitando gli attivi familiari che appartengono a le aziende agricole, che non sono degli attivi "sotto contratto" ma dei lavoratori a tempo parziale e membri della famiglia.
Dunque si può sostenere che l'integrazione da “monte a valle” mantiene o addirittura incrementa l'occupazione, mentre l'integrazione da ”valle a monte” la riduce. Inoltre, l'integrazione “a valle” si realizza rafforzando le aziende a conduzione familiare che la praticano, essendo in grado di trasmettere anche il carattere "artigianale" della produzione, che rappresenta un valore supplementare per la percezione, da parte dei consumatori, dell’effettiva qualità dei prodotti. L'integrazione “a monte”, al contrario, è fatta da processi di tipo industriale, che gli stessi consumatori criticano.
Il risultato è che le aziende a conduzione familiare hanno maggiore possibilità di lottare contro la povertà rurale e urbana piuttosto che le industrie agro-alimentari, perché esse creano delle attività nelle zone rurali, contribuendo a trattenere in loco il valore aggiunto della trasformazione dei prodotti.
Infine, le aziende familiari oggi possono rappresentare un sostegno ai processi di sviluppo territoriale. In effetti, le attività realizzate, dal turismo rurale alla commercializzazione di nuovi prodotti, come si osserva spesso nelle zone rurali dei paesi oggetto della nostra analisi, possono contribuire a promuovere risorse locali di solito trascurate. Esse possono anche contribuire a diversificare le attività integrando, nella produzione locale, prodotti artigianali e servizi che prima non esistevano, creando così un "paniere di beni" (Mollard e Pecqueur, 2001). Ciò porterà ad organizzare queste attività nell'ambito del cosiddetto sviluppo territoriale (delimitazione precisa di territori, individuazione e sviluppo di prodotti specifici del territorio, meglio valorizzati nei mercati urbani rispetto ai prodotti “generici", governance particolare del territorio10). Si può sostenere che l'esistenza di aziende agricole familiari dinamiche in un territorio faciliterà la nascita di un processo di sviluppo territoriale e accompagnerà le varie attività legate ad esso11.

5. L’agricoltura familiare rappresenta dunque una specificità dei paesi del sud e dell’est del Mediterraneo?

La diversità delle forme sociali di produzione è spiegata innanzitutto dalle origini di queste agricolture nei differenti paesi del sud del Mediterraneo e dei problemi che devono affrontare per mantenersi e svilupparsi.
Senza voler schematizzare non possiamo non constatare questa diversità12

  • per i tre paesi del Maghreb, una colonizzazione ben diversa da un paese all’altro seguita da un’organizzazione dell'agricoltura che impiega del tempo per normalizzarsi;
  • per l'Egitto, un'agricoltura quasi esclusivamente idraulica, con delle forme più capitalistiche nelle "terre nuove" gestite al di fuori della Valle del Nilo, e delle forme più "minifondiere" dove si pratica spesso un’agricoltura "domestica" nella Valle del Nilo;
  • per il Libano, strutture sociali agricole strettamente legate alle strutture socio-religiose;
  • per la Palestina, un’agricoltura familiare di mercato molto limitata dalla crescente occupazione di una parte dei suoi territori da "insediamenti" israeliani, che non impediscono però l'emergere di modalità organizzative dinamiche in Cisgiordania13;

Ma, in generale, constatiamo anche che questi agricoltori sono spesso condizionati dall’irregolarità della pluviometria che spiega le prestazioni agro-economiche molto diverse a seconda delle annate e in generale molto dipendenti dal clima.
La diversità delle origini è, evidentemente, riflessa nel fatto che si è spesso di fronte ad un’agricoltura post coloniale, che a volte è un’agricoltura familiare di mercato, ma che talvolta deriva anche dal disfacimento del settore statale, come si è descritto. A volte, si è di fronte ad un'agricoltura molto specializzata, con degli uliveti, dei palmeti, la frutticoltura. Si osserva anche la comparsa di uno o più prodotti specifici in determinati territori che aiuta, a volte, a sostenere la strutturazione progressiva di uno sviluppo del tipo "sviluppo territoriale". Questa emergenza è gradualmente accompagnata dalle attività di alcune associazioni di sviluppo locale, organizzate in rete, come il caso di Remadel14, che tendono ad organizzarsi per promuovere dei processi di sviluppo territoriale, grazie a delle forme di cooperazioni interterritoriali nord-sud.

Conclusioni

In generale, nonostante un significativo esodo rurale, si constata, in tutti i paesi del sud del Mediterraneo, un significativo aumento della popolazione agricola. Il riferimento è a tutti coloro che lavorano nelle aziende agricole. Ciò é anche il risultato dei differenti fenomeni descritti precedentemente, che contribuiscono così ad aumentare le performance dell’ agricoltura familiare.
Quanto sviluppato nel punto 4 e relativo ai problemi che devono affrontare le aziende agricole familiari, non riguarda dunque un settore economico che è troppo in crisi per rappresentare delle opportunità per innovare e per creare nuove problematiche relative allo sviluppo complessivo di alcuni paesi. Questo è quello che potrebbe lasciar credere il discorso di alcune organizzazioni agricole professionali del nord. Al contrario, l'agricoltura familiare può aiutare a risolvere questi problemi globali di sviluppo.
Come sottolineato anche dalla Fao nel 2014, nell'ambito delle manifestazioni dell'Anno internazionale dell’agricoltura familiare, nutrire la popolazione del proprio paese non è, per le agricolture locali, un obiettivo utopico. In effetti, se si considera che esse saranno sempre più efficaci nella realizzazione di questi obiettivi allora ci si orienterà prioritariamente a sostenere le agricolture familiari presenti nei differenti paesi piuttosto che a promuovere dei sistemi agro-industriali che rischiano fortemente di non essere in grado di risolvere sia i problemi alimentari che gli effetti che ci si aspetta dall'agricoltura per migliorare l'occupazione, tutelare l'ambiente e sostenere al massimo lo sviluppo dei territori. Il compito delle politiche agricole in ogni paese è dunque quello di orientare in questa direzione l’insieme degli obiettivi e dei mezzi destinati all'agricoltura.

Riferimenti bibliografici

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  • Shammala N.(2012), Processus d’émergence de la territorialisation dans les pays méditerranéens : La Palestine, Options Méditerranéennes B.69 2012

  • 1. L’associazione Rafac è stata creata nel 1984 a Montpellier. Di essa facevano parte una quarantina di ricercatori appartenenti a delle istituzioni universitarie e di ricerca agronomica di 12 Paesi mediterranei, di cui 5 situati a Nord del Mediterraneo (Spagna, Francia, Grecia, Italia e Portogallo), 4 a Sud del Mediterraneo (Algeria, Egitto, Marocco e Tunisi) e 3 ad Est (Albania, Libano, Palestina).
  • 2. Gli atti del seminario « L’agriculture familiale en Méditerranée, Mythes et Réalités » organizzato a Tunisi il 6 e il 7 novembre 2014 dall’Associazione Parm saranno disponibili alla fine del 1° trimestre 2016.
  • 3. Si analizzerà solo l’agricoltura familiare. Ciò vuol dire che non si analizzeranno le forme sociali che sono state adottate dalle grandi aziende private e che, nella gran parte dei lavori sull’agricoltura, sono definite “agricoltura capitalistica” o anche “Agricolture de firme”.
  • 4. Il concetto di “forma sociale di produzione” è utilizzato in numerosi lavori. Esso permette di classificare le agricolture interessate in funzione dei rapporti sociali che regolano le relazioni fra gli attivi da una parte e lo statuto sociale della terra dall’altro. Questo concetto ha un significato simile, ma differente nel suo contenuto, al concetto di “modo di produzione”.
  • 5. Quanto sviluppato di seguito si riferisce alle agricolture mediterranee. In altre parti del mondo, come in America Latina come è noto, si trovano dei sistemi feudali moderni, nei quali il proprietario terriero stipula contratti con gli agricoltori chiamati “occupanti” (posseiro in brasiliano) per fare emergere quello che in Europa si chiama métayage e khamessat nei paesi del Magreb.
  • 6. L’agricoltura familiare di mercato” è stata studiata da Rafac. Per un approfondimento si rimanda alle pubblicazioni riportate in bibliografia.
  • 7. Si trova in effetti qualche volta nella letteratura delle scienze sociali il concetto di “modo di produzione idraulica”.
  • 8. Cfr : Rafac: Pluriactivité et revenus extérieurs dans les agricultures méditerranéennes, 1991. Montpellier, Options Méditerranéennes.
  • 9. Questa combinazione è oggi utilizzata nel Ruanda e nel Burundi.
  • 10. Cfr. P.Campagne et  B. Pecqueur , Le développement territorial 2014, Paris, Editions Charles Léopold Mayer 268 p.
  • 11. La tesi di Master di S. Moussalin illustra bene questo legame fra agricoltura familiare e sviluppo territoriale per il territorio tunisino di Beni Khedache. Ciheam-Iamm, 2007, 191 p.
  • 12. Ciò è chiaramente esposto nell’ultimo studio di Rafac sulla pluriattività (cfr. nota 9).
  • 13. Cfr. NabilAbu Shammala, Processus d’émergence de la territorialisation dans les pays méditerranéens : La Palestine, Options Méditerranéennes B.69 2012 p 104-115.
  • 14. Le Reseau Maghrebin des Associations de Developpement Local è stato creato il 2 aprile 2007 nel corso di una Assemblea Generale Costitutiva che ha visto la partecipazione di 32 associazioni operanti in Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia, 14 Gruppi di Azione Locale (Gal) della Spagna, (3), Francia (2), e l’Italia (9) che parteciparono alla riunione.
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