Il ruolo del Pei nel collegare innovazione e ricerca nei sistemi della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura

Il ruolo del Pei nel collegare innovazione e ricerca nei sistemi della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura
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Traduzione di Valentina Cristiana Materia

Introduzione1

L’attuale crisi economica ha portato l’innovazione a diventare un tema chiave nell’agenda politica europea. Anche le recenti preoccupazioni circa la scarsità di cibo e il funzionamento del sistema alimentare, compresi gli aspetti negativi (soprattutto in termini di ricadute ambientali) dei sistemi di produzione, hanno portato ad una crescente domanda di innovazione.
ll presente contributo riporta il lavoro svolto dal Comitato permanente per la ricerca in agricoltura (Scar – Standing Committee on Agricultural Research) dell’Unione Europea (UE) al fine di implementare il Partenariato Europeo per l’Innovazione “Produttività e sostenibilità dell’Agricoltura” in relazione con Orizzonte 2020 (Pei-Agri). Lo Scar è il comitato che a livello comunitario coordina la ricerca agricola e l’innovazione nello Spazio europeo della ricerca (Ser).
Obiettivo del lavoro è prima di tutto verificare in che modo il bisogno di innovazione possa essere al meglio indirizzato dalle politiche di governo, tenuto conto dello stato attuale dei Sistemi della conoscenza in agricoltura e di cosa questo comporta per il loro futuro. In secondo luogo, il contributo risponde alla necessità di aggiornare ed informare gli stakeholder (inclusi i policy makers), prevedendo un primo esercizio di monitoraggio.
Le esigenze di innovazione hanno enfatizzato le discussioni sull’organizzazione dei Sistemi della Conoscenza e dell’Innovazione in Agricoltura (Akis – Agricultural Knowledge and Innovation Systems). Innovazione e ricerca sono concetti diversi. Più ricerca non significa automaticamente più innovazione. Gli Akis sono stati criticati per non essere in grado di assorbire e internalizzare i fondamentali cambiamenti strutturali e sistemici che si sono verificati. Il tipico Akis, supportato con fondi pubblici, sembra essere piuttosto bloccato in vecchi paradigmi basati su approcci lineari e ipotesi convenzionali (Brunori et al., 2008).

Una definizione per l’Innovazione

“Innovazione” è un concetto molto ampio. L’Ocse definisce innovazione la realizzazione di un prodotto (che sia un bene o un servizio) o un processo nuovi o significativamente migliorati, oppure un nuovo metodo di marketing o di organizzazione nelle pratiche commerciali, nelle attività lavorative, o nelle relazioni esterne. Ciò implica che le attività innovative diventino dei passaggi scientifici, tecnologici, organizzativi, finanziari e commerciali che guidano, o si pongono l’obiettivo di guidare, la realizzazione di innovazioni. L’innovazione è spesso legata alle imprese, ma anche il settore pubblico innova, e in Europa conta per il 50% dell’economia. Basta pensare agli aspetti pubblici dell’agricoltura, ad esempio la multifunzionalità.
Inoltre, è diventato frequente anche l’uso dell’espressione “innovazione sociale” (Bock, 2012). Questo concetto ha circa tre significati diversi. Ha origine nelle critiche alla teoria tradizionale dell’innovazione e punta alla necessità di tenere in considerazione anche i meccanismi sociali dell’innovazione: vale a dire, la necessità per le persone di adattare le loro routine di lavoro al fine di adottare un nuovo metodo o creare un nuovo prodotto.
Nel contesto dello sviluppo rurale, innovazione sociale sottende gli obiettivi sociali dell’innovazione, ovvero quei cambiamenti nel tessuto sociale delle società rurali che sono percepiti come necessari e auspicabili al fine di rafforzare le società rurali. In questa accezione di innovazione sociale è sottolineato fortemente l’aspetto dell’inclusione sociale o dell’eguaglianza. Un terzo significato si riferisce alla responsabilità sociale dell’innovazione: le nuove tecnologie potrebbero comportare aspetti negativi per alcuni gruppi di stakeholder che dovrebbero essere indirizzati.

La politica dell’innovazione

Smits et al. (2010) distinguono due visioni sulla policy dell’innovazione: l’approccio ai sistemi di innovazione e l’approccio macro-economico. Il punto di vista macro-economico tende a vedere l’innovazione come un processo lineare che dalla ricerca (di base) attraverso lo sviluppo arriva all’applicazione commerciale. La motivazione principale perché lo Stato intervenga è il fallimento del mercato, e lo strumento politico principale diviene la scienza o la politica di ricerca. Poiché vi è anche il rischio di fallimento del governo, le scelte sulla direzione dell’innovazione dovrebbero - in questa prospettiva - essere lasciate il più possibile al mercato: il mercato organizza l’allocazione delle risorse. Questo conduce ad una piuttosto chiara politica che può essere monitorata attraverso l’andamento di indicatori basati sulla scienza.
La teoria dei sistemi dell’innovazione presenta invece un approccio più complesso all’innovazione e alla sua politica. Il focus è sull’interazione tra i diversi attori del processo di innovazione. Alla base della necessità di una politica dell’innovazione è la presenza di problemi sistemici (o meglio, di rete) che impediscono che il sistema operi o che si creino nuovi sistemi di innovazione. Tuttavia, questa politica dell’innovazione opera delle scelte cruciali, ed è molto legata allo specifico contesto di riferimento. Nella teoria dei Sistemi dell’innovazione, un sistema di conoscenza e innovazione ben sviluppato deve possedere sette funzioni (Bergek et al., 2010):

  • sviluppo della conoscenza e sua diffusione;
  • influenza sulla direzione della ricerca e identificazione delle opportunità;
  • sperimentazione imprenditoriale e gestione del rischio e dell’incertezza;
  • formazione del mercato;
  • mobilitazione delle risorse;
  • legittimazione;
  • sviluppo di esternalità positive.

I Sistemi di innovazione possono essere analizzati alla luce di queste funzioni, e al contempo è possibile identificare i fattori che impediscono il loro sviluppo o il loro miglioramento. Ciò rappresenta certamente la base per un intervento di policy.
La critica secondo cui gli Akis sono ancorati a vecchi paradigmi basati su un approccio lineare alla conoscenza e si fondano su assunzioni convenzionali (Brunori et al., 2008) può essere letta nel senso che gli Akis sono molto legati alla politica di innovazione di primo tipo, mentre dovrebbero passare al secondo tipo. Tuttavia, questo va inteso con le dovute cautele, dal momento che gli Akis, come si vedrà nel corso del contributo (paragrafo 3), sono essi stessi molto legati alla prospettiva dei sistemi di innovazione. La critica è anche legata al fatto che gli Akis sono tradizionalmente più attenti agli aspetti di produttività che agli obiettivi politici di sostenibilità e multifunzionalità.

Il contesto di policy

I responsabili politici hanno reagito alla richiesta di una maggiore innovazione adottando misure per accelerare l’innovazione in agricoltura e per una economia bio-based più ampia. Il Partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità in agricoltura” (Pei-Agri) mira a promuovere un settore agricolo e forestale competitivo e sostenibile, in grado di realizzare di più con meno e in armonia con l’ambiente. Per raggiungere questo obiettivo, il Pei intende costruire dei ponti tra la ricerca e la pratica agricola. In tal senso, il Pei aderisce al modello “interattivo” di innovazione, che si concentra sulla formazione di partnership guidate dalla domanda, ovvero utilizzando un approccio bottom-up e collegando agricoltori, consulenti, ricercatori, imprese e altri soggetti (ad esempio, società civile, Ong o enti governativi) nei cosiddetti Gruppi Operativi (GO).
La rete Pei faciliterà l’effettivo flusso di informazioni. Una struttura di rete Pei con sede a Bruxelles, denominata “Service Point” è stata difatti istituita con il fine di sostenere questa funzione. I Focus Group rappresentano un importante modalità di azione della rete Pei: sono costituiti da un massimo di 20 esperti che si impegnano a condividere conoscenze e ad avanzare soluzioni pratiche innovative al fine di affrontare le principali sfide poste all’agricoltura.
Per il finanziamento di azioni innovative concrete, il Pei-Agri sarà implementato attraverso azioni che sono prevalentemente supportate da due politiche dell’Unione: la Politica di sviluppo rurale e la Politica di ricerca Orizzonte 2020. Nell’ambito della politica di sviluppo rurale possono essere utilizzate diverse misure per stimolare l’innovazione e le attività dei Gruppi Operativi. Le principali misure includono “cooperazione “, “azioni di trasferimento delle conoscenze e di informazione”, “servizi di consulenza”, “investimenti materiali”, “sviluppo delle aziende agricole”.
Nel quadro di Orizzonte 2020, due nuovi strumenti funzionali al Pei sono stati sviluppati: i progetti multi-attore e le reti tematiche. La caratteristica fondamentale di progetti multi-attore è quella di garantire le necessarie interazioni tra ricercatori, imprese, agricoltori/produttori, consulenti e utilizzatori finali con l’obiettivo di affrontare le esigenze, i problemi e le opportunità di questi ultimi.

I Sistemi della conoscenza e dell’innovazione in agricoltura

Quello degli Akis è un concetto utile per descrivere un sistema di innovazione con particolare attenzione agli attori coinvolti, i legami e le interazioni tra di loro, l’infrastruttura istituzionale con i suoi incentivi e meccanismi di finanziamento. Sebbene il focus sia spesso posto sulle componenti di questi sistemi, ovvero Servizi di consulenza, Istruzione, Ricerca, è importante segnalare che sono molti di più gli attori della filiera alimentare che influenzano direttamente il processo decisionale degli agricoltori e le loro innovazioni.
Le diverse componenti degli Akis si trovano ad affrontare sfide diverse. Sono inoltre regolate da diversi incentivi, il che può ostacolare la sinergia e la collaborazione all’interno dell’Akis stesso. L’istruzione è spesso legata debolmente alle altre componenti. La ricerca applicata è spesso valutata sulla base dei prodotti, e poco sulla sua rilevanza.
Gli Akis sono molto diversi tra paesi, regioni e settori. Seppure in evoluzione (alcuni paesi, per esempio, hanno di recente ristrutturato considerevolmente il loro Akis) e sebbene la diversità crei le condizioni perché si innovi e si avvii una transizione, non vi è alcuna garanzia che tali sistemi siano attualmente idonei a rispondere alle sfide poste dalla necessità di aumentare la produttività e la sostenibilità in agricoltura e nella produzione di beni alimentari (EU Scar, 2012).
La cooperazione e l’interazione tra la ricerca e i servizi di sviluppo o tra gruppi di agricoltori sono fondamentali. Che gli agricoltori e le imprese agroalimentari prendano parte al processo di definizione dell’agenda politica diviene ancor più fondamentale che incrementare la diffusione della ricerca. Il gruppo di lavoro sugli Akis sorto in seno allo Scar ripropone una distinzione tra ricerca guidata dalla scienza e ricerca guidata dall’innovazione. Programmazione degli interventi, modalità di coinvolgimento dell’agricoltore e dell’azienda agricola e ruolo dell’Unione Europea sono molto diversi tra i due tipi di ricerca.
Gli Akis sono governati da politiche pubbliche, ma mancano di una stabilità. Il monitoraggio degli Akis (a livello di input, di sistema, e di output) è frammentato. L’alto livello di attenzione per l’innovazione nel dominio della politica si scontra con la mancanza di una politica della ricerca basata sull’evidenza empirica (EU Scar, 2012).

Esempi di innovazione interattiva

Sebbene quello del “gruppo operativo” sia un concetto nuovo nella politica di sviluppo rurale, alcune iniziative realizzate in diversi paesi europei testimoniano di come nel tempo un approccio interattivo all’innovazione sia già stato applicato in diverse realtà. Alcuni esempi discussi in occasione di diversi incontri del gruppo di lavoro Scar-Akis includono2:

  • Innovazione e progetti di partenariato (Francia): Un invito annuale a presentare progetti di “Innovazione e Partnership” è stato lanciato a partire dal 2004 dal Ministero dell’Agricoltura francese; i progetti sono finanziati con fondi Casdar, ovvero i fondi nazionali dedicati allo sviluppo rurale. L’obiettivo dei progetti è duplice, produrre risultati operativi per gli agricoltori quali utilizzatori finali, e creare un partenariato adeguato per le attività previste dal progetto. Un progetto di innovazione e partenariato può ricevere un finanziamento tra i 250mila e i 450mila euro per una durata massima di 3 anni. I progetti sono condotti in collaborazione tra i servizi di sviluppo e consulenza, gli enti di ricerca e di formazione, gruppi di agricoltori. Gli agricoltori sono coinvolti nel comitato direttivo del progetto e contribuiscono direttamente nelle attività sperimentali e nella conduzione del progetto. Progetti condotti in questo ambito hanno uno scopo pratico: produrre risultati favorevoli all’innovazione, facilmente trasferibili ai consulenti e agli agricoltori, e che possano contribuire alla definizione delle politiche pubbliche. Gli argomenti trattati possono essere collegati alle sfide sociali (descritti quindi nel bando) o essere supportati dalle reti tecnologiche.
  • Riduca reflui (Italia) L’obiettivo di questo progetto è la ricerca di soluzioni tecnologiche e gestionali per la riduzione dell’inquinamento idrico dovuto all’uso di rifiuti di origine animale. La domanda iniziale di ricerca è stata proposta dalle organizzazioni agricole, ma il progetto è stato promosso dalla Regione Veneto e realizzato in collaborazione con la ricerca e i servizi di sviluppo.
  • HortLink Project Sceptre - A Link consortium (UK). HortLink (Defra, Department of Environmental, Food and Rural Affairs, UK) è un programma di collaborazione con l’industria e gli utenti finali per tradurre l’attività di ricerca e sviluppo (R&S) in una realtà commerciale. Nel caso specifico del progetto Sceptre, il focus è sul miglioramento della protezione delle colture in orticoltura, soprattutto delle colture minori. Nel caso di queste ultime, per via della legislazione europea e della difficoltà del mercato a sviluppare nuovi prodotti, sono disponibili poche soluzioni efficaci.

I fattori di successo di questi progetti dipendono fortemente dal contesto specifico, dalla sfida da affrontare e dalla costituzione del gruppo. La composizione e il modo di collaborare all’interno del gruppo risulta essere un fattore cruciale. L’auto-organizzazione è un pre-requisito, la fiducia è indispensabile. Le iniziative presentate suggeriscono un consorzio con una serie di soggetti coinvolti in diverse attività e questo avviene su una base volontaria. È certamente di aiuto che il gruppo si basi su relazioni già esistenti tra gli attori, che sono quindi aperti a discutere dei loro problemi. Tra gli attori, ci dovrebbe inoltre essere una collaborazione stretta e attiva, posto che tutti dovrebbero comunemente definire e co-costruire le ragion d’essere, le finalità e gli obiettivi del gruppo. Altri elementi di sostegno sono: (i) la presenza di attori neutrali o facilitatori all’interno del gruppo che guidino il processo, motivino gli altri e risolvano i conflitti, (ii) una determinata massa critica del gruppo in base agli obiettivi del progetto e (iii) complementarietà di competenze ed esperienze.
I nuovi gruppi operativi possono utilizzare tali esperienze già esistenti nei sistemi Akis e in cui gli agricoltori innovativi di successo sviluppano nuove pratiche, prodotti, servizi o macchinari e anche software. Uno dei ruoli degli Akis nello sviluppo delle conoscenze e nella diffusione è sempre stato quello di cooperare con questi innovatori per comprendere la loro innovazione scientifica, standardizzarla e diffonderla ad altri agricoltori. Un’altra funzione è quella di aiutare gli agricoltori a risolvere le questioni e le sfide che incontrano in un processo di innovazione. Questo potrebbe richiedere un ruolo di intermediazione dell’innovazione. Consulenti agricoli con una buona conoscenza in termini di innovazione e di sistemi della conoscenza potrebbero svolgere questo importante ruolo.

Ruolo delle Ict

Oggi vi è una moltitudine di Ict e social media che possono essere utilizzati nel settore agricolo per la condivisione delle conoscenza e dell’innovazione. Il volume pubblicato dal gruppo di lavoro Scar-Akis presenta un intero capitolo dedicato a cosa offrono questi strumenti e a come si differenziano gli uni dagli altri (Jespersen et al. 2013). Per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti Ict nei processi di innovazione, non è possibile prevedere quali strumenti Ict (Tabella 1) sarà meglio utilizzare in una determinata situazione, tuttavia è certo che occorre porre attenzione sull’utente finale e sullo scopo della rete. Aggiornamenti regolari nel contenuto dello strumento Ict diventano fondamentali perché l’applicazione sia di successo.

Tabella 1 - Tipi di software, strumenti valutati ed esempi di successo di applicazioni soprattutto in campo agricolo

L’Innovazione multi-attore potrebbe beneficiare del sostegno delle moderne tecnologie di informazione e comunicazione. Utilizzare gli strumenti esistenti, quali software sociali e piattaforme per la comunicazione, interazione, condivisione della conoscenza e la conservazione delle informazioni, ha un elevato potenziale nello stimolare l’innovazione multi-attore.

Incentivare la ricerca

Particolare attenzione è necessaria perchè la ricerca sia incentivata a rispondere ai bisogni dei processi di innovazione. La tabella 2 presenta dieci raccomandazioni sviluppate nell’ambito di una ricerca svolta da Fibl (Home et al., 2013). Queste includono sei possibili cambiamenti da attuare a livello di politica di ricerca, come ad esempio la definizione di criteri di valutazione sia per le proposte di ricerca che per gli istituti di ricerca, al fine di stimolare la ricerca interdisciplinare e interattiva, il coinvolgimento degli operatori nel finanziamento della ricerca stessa e nei processi di valutazione, il supporto alla mobilità e lo scambio di buone pratiche ed esperienze tra le parti interessate, l’istituzione di finanziamenti per progetti che coinvolgano la scienza e la pratica su un piano di parità e al contempo di una banca dati facilmente accessibile contenente articoli e pubblicazioni di alta qualità pur non accademici. Le altre quattro raccomandazioni sono formulate con riguardo agli istituti di ricerca. Riguardano lo sviluppo di corsi di formazione mirati a migliorare le competenze necessarie per una efficace interazione tra scienza e pratica, la creazione di centri specializzati e la definizione di una nuova disciplina che studi modalità e processi di integrazione e implementazione, l’istituzione di una banca dati con informazioni su istituzioni, metodi, strumenti, pubblicazioni e corsi di formazione in materia di ricerca interattiva, infine, l’inclusione della valutazione dell’impatto sociale di un ricercatore nella valutazione complessiva sua e della sua performance. Dipenderà dall’Akis nazionale o regionale quanto rilevanti saranno le raccomandazioni. Ma è chiaro che, almeno per alcuni dei bandi di Orizzonte 2020 e per la ricerca finanziata a livello nazionale, incentivi ancor più mirati possono essere definiti per collegare innovazione e ricerca.

Tabella 2 - Raccomandazioni su incentivi e fattori abilitanti che rendano la ricerca più rispondente ai processi di innovazione

Fonte: rielaborazione basata su Home et al., (2013)

Raccomandazioni per le politiche nazionali e regionali per l’innovazione

Ciò che distingue l’innovazione dalla ricerca è la disponibilità da parte dei governi di numerosi strumenti che promuovano l’innovazione aldilà della ricerca. Servizi di sviluppo e formazione, misure fiscali, garanzie di credito, premi ed altri incentivi supportano l’innovazione. Ciò implica che oltre ad una politica della scienza e della ricerca diviene necessaria una politica dell’innovazione. A livello europeo, la definizione di una politica per l’innovazione è un tema rilevante. Laddove ci sia una chiara collaborazione transfrontaliera nella ricerca, tale collaborazione tra paesi in materia di innovazione deve essere incrementata e stimolata. Eppure, attualmente questa risulta essere una questione problematica, posto che i network di ricerca tendono a comprendere gli stati membri più vecchi e quelli dell’Europa nord-occidentale, mentre ampliare la partecipazione anche ad altri stati membri diviene oggi un obiettivo politico di enorme rilevanza.
Il gruppo di lavoro Scar Akis ritiene che i governi nazionali e regionali possano stimolare l’innovazione mediante l’attuazione del Pei attraverso gruppi operativi multi-attore che funzionino in modo partecipativo. Questo dovrebbe tradursi in un portafoglio strumenti che:

  • fornisca incentivi per ricerca, sviluppo e innovazione;
  • stimoli lo scambio di conoscenze, l’adozione di innovazioni, l’applicazione tecnica nel processo di produzione;
  • supporti le attività dei facilitatori, dei mediatori di innovazione nonchè i percorsi di tutoraggio perché gli agricoltori siano in grado di adottare le innovazioni;
  • compensi il tempo dedicato dagli agricoltori;
  • supporti i gruppi operativi nello sviluppo di interazioni transfrontaliere;
  • investa in sottosistemi degli Akis che non sono sviluppati nei diversi specifici contesti nazionali o regionali.

I governi dovrebbero contribuire a creare un contesto che garantisca continuità nelle azioni e nelle attività dei gruppi operativi, introduca nuovi metodi per tutelare giuridicamente la conoscenza delle Pmi e faciliti accordi di partenariato, renda agevole la partecipazione alle attività collaborative (nel senso di un minore carico burocratico), sostenga i gruppi operativi nella loro richiesta di fondi, riconosca l’esperienza pratica sul campo degli agricoltori e migliori l’accessibilità della conoscenza e la libera disponibilità delle informazioni.
Innovazioni nella politica dell’innovazione sono possibili, come ad esempio il ricorso ai programmi Sbir (Small Business Innovation Research Programs - Programmi di ricerca per l’innovazione dedicati alle piccole imprese), o l’utilizzo di voucher e premi.
La collaborazione transfrontaliera nel campo della ricerca potrebbe beneficiare dell’armonizzazione delle regole e delle procedure nella definizine dei temi e delle rpiorità di ricerca, al fine di contribuire a creare un ‘mercato’ più integrato per la ricerca stessa. Ciò non significa che le autorità nazionali o regionali dovrebbero rinunciare alla loro strategia e alla definizione della propria agenda di ricerca, piuttosto che potrebbero adottare procedure tali che gli istituti di ricerca siano più facilmente in grado di ricorrere al contempo a fondi nazionali e a fondi internazionali.

Monitoraggio per una policy basata sull’evidenza

Un processo di monitoraggio dell’innovazione in agricoltura, volto a sostenere, per esempio, le scelte dei decision makers sulla base di evidenza empirica, non è stato ancora realizzato e sviluppato. L’industria alimentare, così come gli agricoltori, possono direttamente essere interpellati qualora siano soggetti innovatori. In Europa, il Community Innovation Survey (Cis) realizzato dall’Eurostat è un esempio, pur se non tiene conto delle imprese più piccole di 10 dipendenti. Il Cis è organizzato come un sondaggio, un questionario. La rete d’informazione contabile agricola (Rica) potrebbe includere nella sua struttura la misurazione dell’innovazione. Questo renderebbe possibile attribuire il comportamento innovativo delle imprese agricole alla loro capacità finanziaria di innovare, nonchè collegare l’innovazione a indicatori di risultato quali il reddito, il valore aggiunto netto e le performance di sostenibilità dell’impresa (Van Galen e Poppe, 2013). Il cosiddetto Oslo Manual dell’Ocse (formalmente “Misura delle Attività Scientifiche e Tecnologiche, Linee guida proposte per la raccolta e l’interpretazione dei dati di Innovazione Tecnologica”) contiene le linee guida per la raccolta di dati sull’innovazione (Ocse e Eurostat, 2005).
Oltre all’innovazione stessa e agli indicatori di risultato, quali il valore aggiunto, le rese o le performance di sostenibilità (tutti influenzati da aspetti diversi dalla stessa innovazione), gli statistici hanno misurato anche taluni aspetti del processo scientifico che influenzano l’innovazione. Tali indicatori comprendono dal lato dell’output, e quindi della creazione di conoscenza, il numero di brevetti e le pubblicazioni di ricerca, dal lato degli input le spese per ricerca e sviluppo.
La mancanza di dati sull’innovazione rende difficile monitorare e gestire le politiche dell’innovazione. Ad ogni modo, gli economisti valutano l’efficienza degli investimenti in R&S agricola correlando questi investimenti con gli sviluppi nei rendimenti o nella produttività totale dei fattori. Questo tipo di studi mostra elevati tassi di rendimento per gli investimenti in R&S agricola, soprattutto nel lungo periodo: ci vuole difatti molto tempo perchè una nuova varietà dal laboratorio giunga direttamente sul campo (Alston et al., 2010; Fuglie, 2012).

Capacità di innovare

Una pratica di monitoraggio della capacità di innovare è ancora meno sviluppata. Dati sugli Akis e sulla relazione tra i diversi indicatori sono ancora scarsi. Progetti europei quali Solinsa e Pro-Akis contribuiscono a fornire indicazioni precise sullo stato degli Akis nazionali e regionali.
L’analisi di un sistema di innovazione può essere effettuata anche ricorrendo alle sette funzioni citate tipiche di un sistema di conoscenza e di innovazione ben sviluppato (si rimanda al paragrafo 1.2 per un dettaglio); al contempo, è possibile anche identificare i meccanismi che impediscono lo sviluppo o il progredire di queste funzioni; un intervento di policy può basarsi proprio su simili analisi. L’Ocse (2012), ad esempio, sta analizzando un possibile quadro di revisione del ruolo del governo nel promuovere l’innovazione nel settore agroalimentare. Questo quadro comprende una panoramica di attori e istituzioni Akis, una vasta gamma di politiche e questioni di governance. Gli indicatori selezionati sono utilizzati per misurare gli sforzi, i risultati e gli impatti. Ciò dovrebbe portare a poter effettuare anche dei confronti tra le prestazioni di diversi paesi ricorrendo alla previsione di parametri di riferimento.

Considerazioni conclusive

L’innovazione è attualmente in cima all’agenda politica europea. Studi nella letteratura e le attività del gruppo di lavoro collaborativo Scar-Akis dimostrano che le politiche di innovazione e di ricerca (o scienza) sono ben diverse, anche se fortemente interrelate. I ricercatori sono chiamati a contribuire maggiormente all’innovazione di quanto attualmente stiano facendo. Ciò implica che, per una risposta efficace ed efficiente alle attuali sfide dell’agricoltura, i sistemi della conoscenza e innovazione in agricoltura (Akis) debbano innovare se stessi e adottare nuove modalità operative. Le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono fornire un valido supporto agli approcci multi-attore così come ai processi di innovazione transfrontalieri. La ricerca richiede incentivi diversi perchè sia più rispondente alle nuove sfide. Il sistema di monitoraggio deve essere modificato e aggiornato perchè tenga in debito conto i progressi realizzati.

Riferimenti bibliografici

  • Alston J.M., Andersen M.A., James J.S., Pardey P.G. (2010), Persistence Pays: U.S. Agricultural Productivity Growth and the Benefits from Public R&D Spending, New York, Springer

  • Bergek A. et al. (2010), Functionality of Innovation Systems as a Rationale for and Guide to Innovation Policy. In: Smits et al. (2010)

  • Bock B. (2013), Social Innovation. In: EU Scar (2013)

  • Brunori G. et al. (2008), New Challenges for Agricultural Research: climate change, food security, rural development, agricultural knowledge systems – 2nd Scar Foresight report. Brussels, European Commission

  • EU Scar (2012), Agricultural Knowledge and Innovation Systems in Transition – a reflection paper. Brussels, European Commission

  • EU Scar (2013) Agricultural Knowledge and Innovation Systems towards 2020 – an orientation paper on linking innovation and research. Brussels, European Commission

  • Fuglie K.O. (2012), “Productivity Growth and Technology Capital in the Global Agricultural Economy”, in Fuglie K.O., Wang S.L., Ball V.E. eds (2012), Productivity Growth in Agriculture: An International Perspective, Oxforshire, UK: Cabi International

  • Home R. and Moschitz H. (2013) Incentive Mechanisms for Researchers to Participate in Targeted Interactive Research and Innovation Processes – beyond academic relevance. In: EU Scar (2013)

  • Jespersen L.M. et al. (2013), Ict and Social Media as Drivers of Multi-actor Innovation in Agriculture – barriers, recommendations and potentials. In: EU Scar (2013)

  • Oecd (2012), Agricultural Innovation Systems: a framework for analyzing the role of the government, Paris

  • Oecd and Eurostat (2005), Oslo Manual: Guidelines for Collecting and Interpreting Innovation Data, Oecd Publishing. Available at: www.oecd.org/innovation

  • Smits R. et al. (2010), The Theory and Practice of Innovation Policy – an international research handbook. Edgar Elgar

  • Van Galen M. and Poppe K. (2013), “Agricultural Innovation Monitoring is in Its Infancy”, Eurochoices, Spring 2013

 

  • 1. Una versione precedente di questo contributo è stata presentata nel mese di marzo 2014 a Berlino in occasione della conferenza Ifsa. In particolare, la parte relativa al monitoraggio ha beneficiato della discussione condotta sul tema in una delle sessioni della conferenza. Il contributo si basa sul lavoro riportato in due precedenti pubblicazioni, EU Scar (2012) e EU Scar (2013).
  • 2. Si veda EU Scar (2013) per un elenco di esempi più completo ed esaustivo.
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