Il contributo della collettività alla riduzione dello sprawl nei contesti a forte urbanizzazione.

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Il caso del periurbano lombardo

Introduzione1

La città lombarda è esplosa nelle aree rurali con le sue frange; al contempo, recupera parte della naturalità e degli elementi agricoli destinando parte di aree vuote o da riqualificare a parchi agricoli, orti urbani, giardini o reti ecologiche (Bonomi, 2011).
Ciò nonostante, l’intensità del consumo di suolo mostra ovunque valori molto elevati. Come evidenzia la figura n.1, la relativa percentuale ha valori medi superiori al 10% con picchi fino oltre il 23% nel nord della Provincia di Lodi, di Cremona e di Mantova. Parimenti, il rapporto tra espansione urbana e suolo libero evidenzia, soprattutto per le province centrali, l’ampio utilizzo di terreni liberi per scopi residenziali ed insediativi. Negli stessi territori, sono convertite aree urbanizzate, dismesse o degradate, ma non per realizzarvi aree verdi, piuttosto per trasformarle in aree più confortevoli o attrezzate per le abitazioni e le attività produttive. Gli elementi naturali ed agricoli in esse residuali non sono ripristinati totalmente e vengono progressivamente sostituiti da altre strutture artificiosamente rurali (Regione Lombardia, 2011).
La necessità di regolare i rapporti tra queste aree e le limitrofe aree rurali non è certo esigenza recente, né solo lombarda; tuttavia, il suo soddisfacimento assume oggi una nuova importanza e, in certi casi, un’evidente urgenza. I primi modelli di pianificazione territoriale adottati, influenzati da approcci teorici non esenti da una connotazione ideologica, hanno spesso sottostimato l’effettiva praticabilità di un disegno ideale in un contesto reale al punto che né la promozione della trasformazione urbana delle campagne, né il contenimento dell’urbanizzazione hanno prodotto il risultato auspicato e programmato (Benevolo, 2011). Negli anni scorsi infatti la regione ha sperimentato un incessante processo di suburbanizzazione con una conversione di terre agricole in aree urbane senza precedenti (Oncs, 2009).
Al suo interno, nella fascia centrale, dal Ticino al Lago di Garda, vi sono comuni densamente popolati che hanno percentuali di aree urbanizzate attorno al 70%. Vicino, vi è un sistema di comuni urbani o ad alta dispersione insediativa ed un sistema di espansioni diffuse a sud-ovest, sud e sud-est che passano rapidamente da una densità e da un consumo di suolo di tipo urbano a situazioni di comuni intermedi e rurali. Questi passaggi si notano nelle porzioni delle province più soggette alla pressione della espansione metropolitana milanese (per esempio, l’alto lodigiano, il cremasco, fino ai comuni mantovani), negli insediamenti diffusi che si sviluppano intorno alle preesistenze di manufatti agricoli, nelle aggregazioni commerciali e produttive o nei cunei della viabilità di rango superiore (soprattutto nelle provincie meridionali). L’area metropolitana milanese, pur registrando tassi di urbanizzazione inferiori rispetto ad altri comuni limitrofi, mostra valori di urbanizzazione sempre molto elevati (ibid.).
Tuttavia, da pochissimi anni, queste aree registrano tassi di crescita urbana in evidente flessione. L’intensità del consumo di suolo rimane alta nei comuni periurbani2 dei principali centri metropolitani, ma costanti rispetto al passato. Di contro, i comuni delle province più rurali mostrano valori in netta crescita (Confronto dati Dusaf 1999-2007. Fonte: Brenna, 2011). Parimenti, tutti gli indicatori a più completa misurazione del consumo di suolo mostrano valori sempre alti per tutti i contesti periurbani. Le mappe sotto riportate sono costruite utilizzando alcuni degli indici più usati, quali il rapporto tra la superficie delle trasformazioni in espansione e la superficie dei suoli liberi o il rapporto tra la superficie delle trasformazioni in espansione e la superficie dei suoli urbanizzati o il rapporto tra espansione e trasformazione o il rapporto tra riuso e trasformazione. Al contempo, però mostrano anche un diverso uso del suolo, più intenso e meno estensivo, a differenza delle aree più rurali dove il consumo di suolo sta crescendo per effetto di un’ intensa trasformazione d’uso (Regione Lombardia, 2011). Nelle aree più urbanizzate, si cerca infatti di intensificare l’uso del suolo già convertito ad usi insediativi ed industriali, riqualificandolo, e non trasformandone altro per usi non agricoli. In quelle più rurali, la conversione avviene a ritmi più veloci ed interessa porzioni di territorio molto estese.

Figura 1 - Intensità consumo di suolo. Confronto dati Dusaf 1999-2007


Fonte: Brenna, 2011

Figura 2 - Rapporto tra espansione del consumo di suolo e suolo libero; Rapporto tra espansione del consumo di suolo e suolo urbanizzato; Rapporto tra espansione del consumo di suolo e trasformazione di uso del suolo; Rapporto tra riuso di suolo già urbanizzato e trasformazione. Dato medio per provincia e relativi ai comuni con Pgt approvati al 30.09.2010


Fonte: Regione Lombardia, 2011

Il presente paper ha come obiettivo quello di illustrare alcuni progetti di riqualificazione di territori ad elevata dispersione insediativa, voluti o partecipati fortemente dalla popolazione locale, come il ripristino o il ridisegno delle catene alimentare locali o di altri elementi verdi. Per la loro realizzazione, è fondamentale la costituzione di una “comunità di pratica” ed in questo i comuni impegnati nel progetto “Tasso” sono stati particolarmente bravi. L’ascolto dei bisogni della collettività locale è trasversale a tutta la popolazione, tanto che anche i bisogni dei più piccoli meritano attenzione. “Il rimboschimento creativo” o “Dal disegno al progetto” sono due interventi tra i più interessanti fino ad ora attuati.

Il contributo della collettività

Il “timido” contenimento della crescita urbana ha diverse ragioni. Il mercato immobiliare delle nuove case è in recessione: a causa della crisi economica, in molti hanno rinunciato al sogno della casa di proprietà in campagna e preferito l’affitto di appartamenti liberi in città; parimenti, quasi tutte le imprese non rinvengono nella propria espansione un obiettivo strategico di breve-medio periodo. In aggiunta, i progetti urbanistici riguardano l’occupazione di spazi lasciati liberi da precedenti interventi urbanistici e la valorizzazione di spazi verdi non si attua solo per migliorare il decoro urbano, ma anche per rendere più salubre l’ambiente circostante. Parimenti, è promossa l’intensificazione (verticale e temporale) di spazi già occupati mediante l’elevazione in verticale di stabili già costruiti. L’interesse per la riduzione della pressione urbana è avvertito principalmente nei comuni a più alta urbanizzazione, prossimi ai principali centri urbani e metropolitani, non solo da progettisti od operatori pubblici, ma anche da semplici cittadini desiderosi di rendere più vivibili e verdi i loro territori. In particolare, questi ultimi sono attivi prevalentemente nel fornire idee e suggerimenti e nella fase di realizzazione del progetto, piuttosto che nella fase di pianificazione e di scrittura progettuale. Appartengono a tutte le fasce di età e di reddito e prediligono confrontarsi su interventi di agricoltura multifunzionale, di piantumazione, di creazione di green network e di pianificazione a km zero. Il loro contributo è valutato positivamente se però limitato a singoli progetti od interventi; di contro, se richiesto per la redazione di piani generali di sviluppo, il rischio che sia generico o troppo pretenzioso è molto alto (Cattivelli, 2012a). L’esperienza lombarda conferma tale tendenza: la cittadinanza è attiva in progetti a tutela o promozione del verde o a riduzione della lunghezza della food chain utili a creare una comunità di pratica ed a ridurre la pressione urbana nei comuni periurbani.

La creazione di una comunità di pratica

L’attivazione della collettività passa per propedeutici interventi di comunicazione e di coinvolgimento duraturi finalizzati alla costituzione di gruppi di lavoro che possano portare all’elaborazione di progetti o di interventi capaci di riorientare gli stili di vita e le scelte urbanistiche. Molti comuni ci hanno provato, con esiti alterni. Alcuni hanno fallito perché la collettività era poco interessata o perché le loro richieste erano eccessivamente generiche o mal indirizzate; altri hanno avuto successo perché hanno attivato una rete di comunicazione efficace e concertata. Tra questi ultimi, mi piace ricordare i comuni di Albairate, Arluno, Bareggio, Boffalora sopra Ticino, Casorezzo, Cassinetta di Lugagnano, Cisliano, Corbetta, Magenta, Marcallo con Casone, Mesero, Ossona, Robecco sul Naviglio, Santo Stefano Ticino, Sedriano, da alcuni anni impegnati nel progetto Tasso ovvero "Territorio, Agricoltura, Società in una prospettiva Sostenibile". Queste azioni si propongono di promuovere l'agricoltura integrata e biologica, favorire le colture e gli allevamenti tradizionali, il consumo critico ed il turismo locale sostenibile coinvolgendo in tutte le fasi la cittadinanza locale. Per renderle più concrete, non sono state incluse in un piano generale e generico, bensì in specifici interventi. Tra questi, il primo “Inizializzarsi – M'appare il territorio” (maggio 2011 – dicembre 2011 + dicembre 2012) è stato utile per comprendere quali siano i punti di forza e di debolezza del territorio e verificare quali siano le azioni di recupero più necessarie; il secondo "Confrontarsi - Creare una comunità di pratica” (settembre 201- giugno 2012) ha contribuito a creare una comunità di buone pratiche costituita da agricoltori, operatori della distribuzione e dell’offerta alimentare, di consumatori e di istituzioni che intendono riorientare i propri stili di vita, produzione, vendita programmazione e pianificazione in senso più sostenibile e solidale; infine, "Industriarsi - Riorientare gli stili di vita“ (novembre 2011-dicembre 2012), più operativa delle precedenti, ha attivato il cambiamento potenziando le buone pratiche esistenti e sperimentandone di nuove valorizzando le potenzialità inespresse individuate nel corso delle azioni precedenti mediante progetti pilota.
I risultati sono buoni. La concertazione tra più comuni si è rafforzata e la distanza tra amministrazioni locali e cittadini si è ridotta. Quest’ultimi poi si sentono più attivi nella determinazione delle scelte politiche ed urbanistiche locali, sono più propensi a mostrare nuove idee e nuovi progetti ed hanno recuperato il rapporto originale e creativo con il proprio territorio che sembrava perduto. Si è poi assistito ad un miglioramento dell’ambiente circostante: i dati relativi all’inquinamento o al consumo di suolo, pur rimanendo alti in questi comuni, mostrano una lieve contrazione (Regione Lombardia, 2011).

Il rimboschimento educativo

La riqualificazione delle aree periurbane passa anche per il ripristino della naturalità perduta tramite il recupero del verde o nuovi rimboschimenti. Le modalità per renderli possibili sono tanti, ma mi piace segnalare l’originalità del comune di Torre de’ Picenardi, in provincia di Cremona, che ha coinvolto i bambini delle scuole elementari locali. Costoro, con l’aiuto dei Lions di Casalmaggiore, hanno infatti piantumato un’area resasi disponibile dalla modifica dell' assetto stradale della strada comunale che da Torre va a San Lorenzo. In tal modo, hanno compiuto una scelta “sostenibile” perché riqualifica ambientalmente un’area con piante autoctone, crea un luogo di incontro dove sostare all’ombra del sole estivo e riduce gli oneri di manutenzione.

Figura 3 - Il progetto


Fonte: contatto diretto comune di Torre de Picenardi, 2012

Dal disegno al progetto

Le idee per rendere meno urbanizzato il proprio comune possono venire anche dalla popolazione più giovane. Il Comune di Osnago (MI) nel 2011 ha realizzato il progetto “ImmagiCittà” che prevede la costituzione di un laboratorio di progettazione partecipata che coinvolge non solo tecnici o politici, ma i bambini delle elementari locali. L’obiettivo infatti è quello di far interagire, nel processo di progettazione, il professionista, l’amministrazione e chi dovrà vivere il paese (quartiere, comunità) per ascoltare i bisogni reali ed aumentare la condivisione democratica. Non solo, servirà anche per insegnare ai più piccoli a sentirsi membri attivi di una collettività matura e civile, ad abituarli al lavoro di gruppo ed al rispetto della natura.
A loro, è stato chiesto di valutare lo stato del parco e del percorso casa-scuola e di proporre delle soluzioni o dei desideri di riqualificazione, disegnandole liberamente. Al termine, ogni disegno è stato votato da tutti i bambini ed il migliore è stato poi reso dagli architetti che hanno seguito l’intero progetto.

Figura 4 - Come vorrebbero i bambini di Osnago (MI) il loro paese… E sotto come i loro progetti sono stati pensati...


Fonte: contatto diretto, 2011

Per una food chain più corta

E’ convinzione comune che la riduzione della lunghezza della food chain ed altri interventi di agricoltura periurbana contribuiscano al miglioramento della qualità dell’ambiente nelle aree a maggiore urbanizzazione (Cattivelli, 2012a).
Per esempio, il comune di Settimo Milanese ha attivato i principi di filiera corta da oltre 10 anni. L’impresa incaricata della fornitura di beni alimentari per il servizio di refezione scolastica privilegia i prodotti lombardi soprattutto in materia di carni, salumi, formaggi, latte, pasta e riso. La gestione viene monitorata attraverso il sistema "Fifo"3 per la rintracciabilità, mentre per i controlli microbiologici ci si avvale del laboratorio locale Cma. Il comune partecipa anche ai programmi educativi del Ministero delle Politiche Agricole e dell'Unione Europea come "Frutta e verdura nelle scuole" che privilegia il prodotto biologico e locale al fine di aumentare il consumo di alimenti vegetali crudi per i bambini ed organizza corsi di educazione alimentare nelle scuole. Al contempo, ha sollecitato la Coop locale all’avvio di un progetto di recupero del cibo non venduto ed alcune aziende agricole locali alla implementazione di distributori automatici 24h di latte crudo e altri prodotti caseari/uova/cereali.
Parimenti, come quasi tutti i comuni del periurbano milanese, Settimo organizza mercati settimanali Natura Amica, a cura di Coldiretti, con prodotti delle aziende agricole del territorio o mostre-mercato agroalimentari annuali. Questi mercati sono messi in rete perché organizzati dal medesimo soggetto, ma a livello locale. A livello internazionale, solo i Mercati della Terra comunicano tra di loro. Alla rete, oggi aderiscono 32 mercati in tutto il mondo; in Lombardia ce ne è uno a Milano. Fatta eccezione per la loro internazionalità, le loro caratteristiche sono del tutto identiche a quelle dei mercati locali: sono infatti mercati contadini gestiti collettivamente, luoghi di incontro dove i produttori locali presentano prodotti di qualità direttamente ai consumatori, a prezzi giusti e garantendo metodi di produzione sostenibili per l'ambiente. Inoltre, preservano la cultura alimentare delle comunità locali e contribuiscono a difendere la biodiversità.
Infine, mi piace segnalare i progetti di Dergano (quartiere periferico milanese) impegnato da tempo nel progetto ColtivAzioni Sociali Urbane, grazie al sostegno di Fondazione Cariplo, per rafforzare i legami sociali attraverso una serie di sperimentazioni collettive legate al cibo. L’obiettivo è promuovere la partecipazione delle donne, dei bambini e le loro famiglie, degli italiani e degli stranieri, dei vecchi e dei nuovi residenti per creare una rete di micro-servizi che abbiano un’utilità collettiva e producano un miglioramento concreto e misurabile del vivere nel quartiere. Non solo mercati o orti urbani o educazione alimentare, ma anche servizi per l’integrazione sociale e la convivialità.

Gli orti urbani

Gli orti urbani costituiscono esperienze di condivisione sociale e di riqualificazione urbana tra i più diffusi prevalentemente nei comuni a forte urbanizzazione e nei comuni compresi nelle aree periurbane milanesi, bresciane e bergamasche.

Figura 5 - Gli orti urbani in Regione Lombardia


Fonte: contatto diretto, 2012 (al 30 novembre 2012)

Gli orti si estendono per pochissimi m2. La loro gestione viene affidata su base volontaria o a seguito dell’esperimento di una procedura di selezione pubblica. Per la maggior parte, i beneficiari sono persone anziane aventi la residenza nel Comune stesso; sono pochissime le persone under60 o le associazioni di volontariato o comunità aventi utilità sociale che vi accedono. Costoro sono tenuti a prendersi cura dell’orto anche per garantire il decoro e l'ordine, grazie ad una gestione che rispetti l'ambiente, oltre al pagamento di un canone annuo. I costi per le Amministrazioni locali sono rappresentati da collegamenti irrigui, dalla costruzione di capanni per gli strumenti, piuttosto che per la sistemazione dei confini degli orti stessi4.

Conclusioni

La previsione di interventi a recupero della naturalità o di riqualificazione della food chian è attività importante per la riduzione della pressione urbana, ma non è rimessa alla sola responsabilità dei pianificatori: anche i cittadini contribuiscono attivamente. Il loro coinvolgimento avviene in vario modo: attraverso la creazione di orti urbani, la riqualificazione verde di aree dismesse, la partecipazione ai mercati locali, l’educazione alimentare. Lo spazio loro dedicato è però limitato a singoli progetti; in piani di più ampio respiro o obbligatori, il loro coinvolgimento è limitato, ma è importante perché ovunque previsto, la riduzione della diffusione urbana disorganizzata e il miglioramento della qualità ambientali sono stati riconosciuti quali obiettivi primari dei decisori pubblici. Non si esclude poi che nei prossimi anni concorrano alla riduzione della pressione urbana locale.

Riferimenti bibliografici

  • Benevolo L. (2011), La fine della città, Editori Laterza, Roma-Bari

  • Brenna S. (2011), “Prime analisi sulle banche dati”, Relazione presentata a L’uso del suolo in Lombardia negli ultimi 50 anni, Regione Lombardia, Ersaf, Milano, settembre

  • Cattivelli V. (2012a), Metodi e strumenti per la zonizzazione delle relazioni urbano-rurali, Editrice Librerie Dedalo, Roma

  • Cattivelli V. (2012b), Né città né campagna, Per una lettura del territorio periurbano, Mup Editore, Parma

  • Lanzani A. (2011), “Dinamiche dell’urbanizzazione nel sistema insediativo pedemontano e di pianura asciutta”, in L’uso del suolo in Lombardia negli ultimi 50 anni, Regione Lombardia, Ersaf, Milano

  • Osservatorio Permanente della Programmazione Territoriale, Regione Lombardia, (2011), Relazione annuale sullo stato della Pianificazione in Lombardia, Regione Lombardia

Siti di riferimento

  • 1. Il presente contributo è stato realizzato nell’ambito della Scuola di Dottorato per il Sistema Agroalimentare (Agrisystem) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
  • 2. A fini del presente testo, per “comune periurbano” si intende un comune sito in prossimità di un centro urbano rilevante che ha una bassa densità di popolazione, un discreto flusso di pendolarismo in uscita ed un elevato indice di aree convertite ad usi industriali sul totale delle aree agricole, secondo la definizione data da Cattivelli (2012a).
  • 3. First in, first out. I primi prodotti acquistati sono anche i primi ad essere consumati.
  • 4. Tutte queste informazioni sono ottenute da interviste effettuate ai sindaci lombardi negli anni 2011-2012 i cui risultati sono poi riportati in Cattivelli, (2012b).
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