Editoriale n.31

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Editoriale n.31

Come era facile prevedere (l’avevamo preannunciato fin dal giugno scorso) l’atteso Consiglio europeo del 22-23 novembre sul bilancio dell’UE 2014-2020 si è concluso con un nulla di fatto. Ma senza bilancio non si va avanti con tutte le riforme in programma, compresa quella della Pac. Ora, si fa più concreto il rischio di un rinvio per uno o due anni. In alternativa, si può anche immaginare una conclusione entro la primavera (dopo sarebbe troppo tardi). Ma, considerando il prevedibile ulteriore taglio dei fondi e le pressioni non convergenti in atto, non può che trattarsi di un compromesso dell’ultimo momento, trovato per non tornare a casa senza un risultato, ma con molti risentimenti e propositi di rivincita da parte dei partecipanti al negoziato.
Anche le ultime due volte, nel 1999 prima di Agenda 2000 e nel 2005 prima del settennio 2007-2013, si era arrivati in fondo con difficoltà. Per la Pac, in entrambi i casi si era fissato un appuntamento di verifica, un paio di anni dopo, al fine di sciogliere i nodi insoluti. La Mid Term Review nel primo caso e l’Health Check nel secondo. Due opportunità che, in effetti, sono state colte per consistenti interventi riformatori. Non si parla ancora di questo, ma è indiscutibile che, sia per l’incalzare della crisi economica, sia per l’approssimarsi di scadenze politiche fondamentali come il voto in Germania in autunno del 2013 (e anche, prima, quello italiano), ognuno pensa al suo orticello e poco spazio c’è, al momento, per convergere verso una soluzione strategica. La proposta per la futura Pac sul tappeto, peraltro, non muove in questa direzione.
All’inizio del 2014, d’altra parte, sarà rinnovata la Commissione europea e, subito dopo, si rieleggerà il Parlamento europeo. È impensabile che questi nuovi organi dell’UE accettino semplicemente di gestire decisioni frettolosamente assunte poco prima della loro nomina. Sperando che si cominci a respirare aria di uscita dalla crisi, che i governi nazionali si sentano meno pressati dalle scadenze elettorali interne e che il ricambio delle rappresentanze a Bruxelles generi un clima politico meno ostile di oggi all’Europa, tra qualche anno potrebbero essere adottate decisioni più lungimiranti e condivise di oggi.
Questo numero di Agriregionieuropa è principalmente dedicato ad una prima lettura, curata da Andrea Arzeni e Francesco Pecci, del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2010 i cui risultati sono stati recentemente resi fruibili. L’occasione è particolarmente importante per chiedersi, come nell’editoriale del presidente dell’Istat Enrico Giovannini, chi sono attualmente i protagonisti dell’agricoltura italiana. È una domanda, questa, alla quale è sempre stato difficile rispondere. Ma i profondi cambiamenti intervenuti, specie negli ultimi decenni, in agricoltura, nell’agro-alimentare e nei territori rurali hanno ulteriormente complicato il quadro e reso più urgente cercare di rispondere.

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