Aethina Tumida: riconquistiamo la fiducia degli apicoltori!

Aethina Tumida: riconquistiamo la fiducia degli apicoltori!

Abstract

Dopo il primo accertamento della presenza del coleottero Aethina tumida Murray in Calabria nel 2014, il Ministero della Salute ha avviato una strategia di eradicazione di questa specie invasiva che minaccia le api. Il blocco delle movimentazioni degli alveari si è dimostrato efficace nel contenere l’invasione all’interno di un’area limitata della Calabria evitando la diffusione dell’infestazione in nuove aree. La mancanza di consenso circa l’efficacia e l’etica degli abbattimenti hanno invece minato la collaborazione degli apicoltori con il sistema di sorveglianza. L’articolo discute i risultati di una indagine condotta nel 2019 tra gli esperti apistici con particolare attenzione al cambiamento di approccio strategico necessario per riconquistare la fiducia degli apicoltori ed aumentare la collaborazione con il sistema di sorveglianza dell’invasione.

Introduzione

Aethina tumida Murray (anche noto come “piccolo coleottero dell'alveare” o SHB) è un coleottero parassita dell’alveare responsabile dell’Aethiniosi. La strategia di eradicazione di Aethina tumida condotta in Italia dal 2014 rappresenta un interessante caso studio di gestione delle invasioni di organismi alieni.
Il coleottero è originario dell’Africa meridionale dove convive senza gravi conseguenze all’interno delle colonie di api africane. A partire dal 1998 il coleottero è entrato negli USA ed è ormai naturalizzato sia in Nord e Centro America, sia in Australia. Inoltre, è ormai presente anche in Asia (Korea e Cina). Al di fuori dell’areale originario Aethina tumida (Aethina d’ora in avanti) si è dimostrata in grado di causare gravi danni dovuti principalmente all'attività delle larve che scavano gallerie tra le cellette dei favi, si nutrono dei prodotti dell’alveare (larve, cera, polline e miele) e, infine, defecando sul miele ne provocano la fermentazione. In Florida nel 1998 il coleottero è stato responsabile della distruzione di 20.000 alveari (Ellis, 2002) con una perdita economica di più di 3 milioni di dollari. In soli 4 anni Aethina si è diffusa dalla Florida alla California fino ad arrivare in Canada nel 2002 dove, dal 2010, è stata dichiarata endemica e non più eradicabile. In Australia, dove il coleottero è entrato nel 2002, è stato stimato che l’invasione di Aethina ha comportato la perdita completa del 12-15% degli alveari nel 2010–11 (Animal Health in Australia, 2012). La perdita annuale ha raggiunto un picco nell’estate del 2010-2011, per poi diminuire nel 2015-16 grazie all’adozione di vari metodi di controllo di SHB da parte degli apicoltori e ad una stagione insolitamente secca che ha probabilmente limitato la diffusione del coleottero (Leemon, 2018). Attualmente in Australia il coleottero è ritenuto un problema minore per le api e gestibile da parte degli apicoltori, tanto che dal 2017 è stato rimosso l’obbligo di notifica ai veterinari ufficiali.
Per arginare il rischio connesso ad Aethina nella Comunità Europea, l’Aethiniosi è stata dichiarata malattia con obbligo di denuncia fin dal 2003 (2003/881/EC).
Nel mese di settembre 2014, il primo focolaio di Aethina in Italia è stato individuato in Calabria. Nel 2014 e nel 2019 sono stati accertati due singoli focolai di infestazione nella Sicilia orientale. Attualmente Aethina in Italia risulta confinata nelle provincie di Reggio Calabria e di parte di Vibo Valentia dove è ormai presente in forma endemica. Nel rimanente territorio italiano l’infestazione non è presente.
A tutt’oggi non è disponibile un modello epidemiologico che permetta di prevedere con dettaglio i tassi di diffusione. I risultati dei modelli di simulazione (EFSA, 2015) indicano che impiegherebbe 100 anni per andare dalla Calabria all’Abruzzo, ma i tempi potrebbero ridursi di 10 volte in presenza di movimentazioni di api. Studi più recenti hanno stimato che l’areale di invasione potrebbe coprire l’Europa meridionale, compresa tutta l’Italia, e che il riscaldamento globale potrebbe favorire la diffusione in gran parte dell’Europa (Cornelissen, 2019).

Strategia italiana di eradicazione

Nel 2014, subito dopo l’accertamento di Aethina in Calabria, è stata attuata una strategia di eradicazione che prevede  a) un piano di sorveglianza su tutto il territorio nazionale, b) la definizione intorno ai focolai di zone di protezione, con preclusioni al trasporto sia interno sia esterno, e c) la distruzione di tutti gli alveari negli apiari in cui viene rinvenuta Aethina, d) il pagamento agli apicoltori colpiti dal provvedimento di distruzione di un indennizzo volto a  coprire le perdite economiche e incoraggiare il rispetto dell’obbligo di denuncia oltre all’adozione di pratiche di biosicurezza. Nel 2019, infine, il Ministero della Salute ha emanato un nuovo decreto che introduce all’interno delle zone di protezione in cui la sua presenza è persistente la distruzione selettiva dei soli alveari in cui viene trovata Aethina, mentre ha confermato la distruzione totale degli apiari nella zona di sorveglianza intorno ai confini dell’area di protezione.
Nel giro di due anni dal primo accertamento nel 2014 sono stati distrutti più di 6.000 alveari in Calabria e sono stati spesi più di 2 milioni di euro per gli indennizzi agli apicoltori. A questi costi si devono aggiungere quelli sostenuti per le ispezioni, da parte dei veterinari ufficiali nominati dalle ASL, sia degli apiari privati sia dei nuclei sentinella. Oltre ai costi di sorveglianza e distruzione sostenuti dallo Stato e dalle Regioni, le misure di biosicurezza hanno determinato un impatto negativo sul comparto apicolo. In primo luogo, il blocco delle movimentazioni ha impattato negativamente sulle aziende produttrici di api regina, un comparto con un fatturato stimato tra i 9 e i 17 milioni di euro ed esportazioni superiori ai 2 milioni di euro  nel 2020. L’impedimento delle esportazioni dalla zona di protezione ha già portato alla chiusura di una azienda produttrice di regine in Calabria e sta mettendo a rischio anche le aziende che lavorano in regioni italiane libere da Aethina. Inoltre, il divieto delle movimentazioni verso gli agrumeti calabresi ha messo in difficoltà la produzione di regioni che tradizionalmente si basano sulla transumanza stagionale. Infine, Aethina ha causato un incremento dei costi di produzione a causa soprattutto del tempo aggiuntivo necessario per ispezionare gli alveari.
La strategia di eradicazione e le distruzioni sono state oggetto di forti critiche da parte degli apicoltori che hanno portato ad una progressiva riduzione della partecipazione degli stessi al sistema di sorveglianza. Nel 2014, ad esempio, solo 8 dei 32 casi di presenza di Aethina registrati nel sito dell’Istituto Zooprofilattico [link] sono stati identificati grazie a denunce spontanee degli apicoltori. A partire dal 2015, invece, tutti i casi registrati sono stati accertati solo grazie alle ispezioni dei veterinari delle ASL nei nuclei sentinella.
La riduzione delle denunce è, peraltro, un elemento comune rintracciato in diversi studi sulle campagne di eradicazione condotte in altri paesi e comparti produttivi. Tali ricerche hanno dimostrato che il sostegno degli stakeholder diminuisce all’aumentare della durata della campagna di eradicazione (Cameron, 2012), che la propensione degli allevatori alla denuncia è funzione degli importi pagati per indennizzare gli apicoltori in caso di distruzione obbligatoria (Barnes, 2015) oltre che di altri fattori non finanziari quali, ad esempio, la paura delle conseguenze negative della distruzione (Cameron, 2012), la mancanza di fiducia nell’efficacia dei provvedimenti di eradicazione (Elbers et al., 2010; Palmer et al,. 2009) e dal tipo di distruzione (Pham, 2017).
Sebbene l’erosione della collaborazione degli apicoltori calabresi non sorprenda alla luce delle evidenze emerse in occasioni di altri programmi di eradicazione, ciononostante deve essere oggetto di riflessione in quanto la partecipazione degli apicoltori al sistema di sorveglianza è una determinante fondamentale che incide sia sui costi sia sull’efficacia di tale sistema.

Indagine sulla percezione degli esperti circa l’efficacia della strategia di eradicazione

Nel tentativo di migliorare la conoscenza delle cause che stanno alla base della bassa collaborazione degli apicoltori calabresi con la strategia di eradicazione di Aethina, nei primi mesi del 2019 il Dipartimento di Economia dell’Università di Chieti-Pescara ha condotto un’indagine sulla percezione degli esperti di apicoltura circa l’efficacia della strategia di eradicazione condotta dal Ministero della Salute.
L’indagine ha coinvolto 141 esperti, per lo più tecnici apistici che lavorano nelle associazioni degli apicoltori (41.1%), oltre a veterinari (33.8%), ricercatori specializzati nella salute delle api (14.4%) e amministratori pubblici che operano nel comparto apistico (10.8%).
In primo luogo, è stato chiesto agli intervistati quanto fossero preoccupati circa la diffusione di ognuna delle sette malattie delle api a denuncia obbligatoria. Le risposte (Figura 1) hanno evidenziato che le malattie che destano maggiore preoccupazione sono nell’ordine Varroasi, Aethiniosi, Peste americana e Tropilaelaps spp. Invece, Nosemiasi, Peste europea, e Acariasi vengono percepite come un rischio minore.  I test statistici condotti hanno dimostrato che non ci sono differenze significative tra le risposte degli intervistati, sia per gruppi professionali sia rispetto alla diversa provenienza geografica (Calabria e Sicilia contro il resto d’Italia).

Figura 1 - Percentuale di risposte per livello di preoccupazione circa la diffusione delle malattie a notifica obbligatoria

Fonte: nostre elaborazioni su indagine condotta nel 2019

In secondo luogo, è stato chiesto come si ritenesse si dovessero distribuire tra Stato e apicoltori i costi relativi alle perdite di produzione (miele, cera e api) e di capitali (arnie, materiali e colonie) subiti a seguito degli abbattimenti obbligatori (Tabella 1). Nessuno degli intervistati ritiene che le perdite di capitale debbano rimanere a carico degli apicoltori. Questo è coerente con la normativa italiana sugli abbattimenti di capi di allevamento infetti: gli allevatori vengono indennizzati per le perdite di capitale mentre non vengono risarcite le eventuali perdite di reddito derivanti dall’interruzione di produzione a seguito dell’abbattimento. In contrasto con la norma più di metà degli intervistati ritiene che lo stato dovrebbe addossarsi sia le perdite di reddito sia quelle di capitale.

Tabella 1 - Distribuzione dei costi relative alle perdite di reddito e di capitale a seguito di abbattimenti obbligatori

Fonte: nostre elaborazioni su indagine condotta nel 2019

Successivamente è stata valutata la fiducia nella capacità della strategia a conseguire l’obiettivo di eradicazione di Aethina in Calabria (Tabella 2). Più della metà degli intervistati ha dichiarato che non è più possibile eradicare il coleottero, mentre solo il 26% ritiene che l’eradicazione sia ancora possibile all’interno di un orizzonte temporale tra 1 e 5 anni. L’analisi della varianza (ANOVA) tra le risposte “mai” e gli altri orizzonti temporali indica una differenza significativa tra gruppi professionali: i veterinari ancora prospettano la possibilità di eradicare il coleottero nel breve-medio periodo, mentre più del 70% dei tecnici apistici e ricercatori non vede alcuna possibilità di eradicazione.

Tabella 2 - Percentuale di intervistati che credono che l’eradicazione sia possibile in un dato orizzonte temporale, per categoria professionale e provenienza

Fonte: nostre elaborazioni su indagine condotta nel 2019

Infine, è stato chiesto agli intervistati se ritenessero a) appropriato proseguire la strategia di eradicazione e b) opportuno transitare da una politica di eradicazione a una di gestione dell’invasione.
Rispetto al primo quesito, più della metà degli intervistati ha dichiarato di non ritenere appropriato continuare la politica di eradicazione in Calabria (Tabella 3). L’opinione negativa è risultata significativamente più frequente tra i tecnici apistici e intervistati provenienti da Calabria e Sicilia.

Tabella 3 - Percentuale di risposte alla domanda “E’ appropriato continuare la politica di eradicazione?”

Fonte: nostre elaborazioni su indagine condotta nel 2019

Rispetto all’opportunità di modifica della politica di controllo, il 73% degli intervistati si è dichiarato a favore del superamento della politica di eradicazione e del passaggio ad una politica di gestione del coleottero (Tabella 4). In questo caso le opinioni sono risultate indipendenti dall’origine geografica, ma con differenze statisticamente significative tra le diverse categorie professionali. I tecnici apistici sono fortemente a favore dell’abbandono della politica di eradicazione, mentre i veterinari sono su posizioni agnostiche.

Tabella 4 - Percentuale di risposte alla domanda “E’ auspicabile il passaggio ad una politica di controllo?”

Fonte: nostre elaborazioni su indagine condotta nel 2019

Discussione dei risultati e conclusioni

L’uniformità di opinioni degli intervistati circa il pericolo posto da Aethina indica che la comunicazione del rischio da parte dell’EFSA (2015) ha prodotto un consenso tra gli stakeholder circa i rischi connessi all’invasione. Si può ipotizzare che tale consenso sia stato lo stimolo che ha portato all’intensa collaborazione osservata tra apicoltori, tecnici apistici e ricercatori al fine di sviluppare trappole per attrarre e catturare il coleottero, oltre che identificare le pratiche apistiche che possono prevenirne la presenza e i rischi ad esso associati.
Al contrario, il conflitto di opinioni rilevato dall’indagine circa la capacità delle attuali misure di biosicurezza (leggi distruzione degli alveari infetti) di raggiungere l’obiettivo di eradicazione, avvalora l’ipotesi che alla base dell’esigua adesione degli apicoltori alla sorveglianza vi sia la scarsa fiducia nell’efficacia dei provvedimenti finora proposti, oltre a considerazioni di ordine etico. Poiché la denuncia da parte degli apicoltori della presenza di Aethina nei propri apiari è una componente importante del sistema di sorveglianza, è opportuno riflettere su quali passi possano essere intrapresi per risolvere il conflitto tra i diversi stakeholder al fine di promuovere le denunce e, di conseguenza, la sorveglianza.
La prima opzione, emersa dall’indagine e spesso sostenuta dalle associazioni degli apicoltori, consiste nell’aumentare l’indennizzo in caso di abbattimento delle api infette in modo da coprire, oltre al valore del rimpiazzo di arnie e api, anche le perdite di reddito derivanti dall’interruzione dell’attività. Questa non sembra essere una soluzione praticabile. La letteratura economica ha infatti dimostrato che una piena compensazione delle perdite è inefficiente poiché riduce gli incentivi a prevenire il danno (Gramig et al., 2009) e, inoltre, può creare degli incentivi perversi (OECD, 2017) come, ad esempio, denunce da parte di apicoltori interessati al rinnovo dei propri impianti.
La seconda opzione è ricorrere alla distruzione selettiva al posto di quella totale come recentemente proposto dal Ministero della Salute. In questo modo si riduce la distruzione di api sane e si rende il provvedimento maggiormente accettabile in termini sia etici, sia economici. I ritardi nell’applicazione di questa nuova forma di abbattimento non consentono ancora di verificare se il nuovo provvedimento sia in grado di modificare le decisioni di notifica da parte degli apicoltori.
La terza opzione è quella della sospensione dello sforzo di eradicazione nella zona di protezione e l’avvio di una politica di gestione della malattia che garantisca il mantenimento della densità di Aethina a livelli bassi e ritenuti accettabili. L’indagine ha mostrato che vi è un forte consenso tra gli esperti verso questa modifica dell’intervento pubblico. Inoltre, questa opzione è stata più volte sostenuta dalle associazioni degli apicoltori che hanno messo in evidenza come i provvedimenti di abbattimento fossero draconiani, eticamente inaccettabili oltre che inefficaci. Draconiani e moralmente inaccettabili poiché condannano alla morte per bruciatura migliaia di api sane. Inefficace perché i coleotteri possono volare fuori dall’arnia durante l’ispezione. A sette anni dal primo accertamento, avendo ormai il Ministero della Salute riconosciuto che Aethina è endemica nelle province di Reggio Calabria e Vibo Valenzia, è auspicabile che venga imboccata la strada già percorsa da altri paesi, ad esempio Australia e Canada, ovvero liberare gli apicoltori che lavorano nelle zone endemiche dalla paura di interventi di distruzione, al contempo mantenendo l’obbligo di denuncia. L’interruzione degli abbattimenti obbligatori permetterebbe di rimuovere le resistenze di ordine etico ed economico che portano ad eludere l’obbligo di denuncia e a ristabilire il consenso circa l’efficacia della politica di controllo di Aethina. In altre parole, la transizione da una politica di eradicazione ad una di gestione della malattia ristabilirebbe le condizioni necessarie per la collaborazione degli apicoltori con il sistema di sorveglianza e la piena efficienza di quest’ultimo. Il passaggio ad una politica di gestione dell’Aethiniosi in Calabria non implica ovviamente una interruzione della politica di eradicazione nel resto del territorio italiano, al contrario lo sforzo di eradicazione verrebbe concentrato nelle zone ancora libere da Aethina. Un tale cambiamento di politica dovrebbe essere accompagnato da un forte investimento di risorse (finanziarie e non) per produrre nuovi studi e nuove evidenze scientifiche circa l’effettivo livello di rischio nello specifico contesto dell’Italia meridionale e circa l’efficacia di metodi e pratiche di biosicurezza messi a punto negli ultimi anni, volti a ridurre la probabilità di infestazione, prevenire la diffusione e minimizzare il danno nelle colonie infestate.
Ulteriori ricerche sono fondamentali per migliorare le conoscenze sugli aspetti biologici ed epidemiologici della malattia nello specifico contesto dell’Europa meridionale oltre che per validare i molti metodi che sono stati recentemente proposti per il controllo di Aethina. Infine, maggiori informazioni di natura economica sono necessarie per meglio comprendere gli impatti dell’Aethiniosi sugli alveari nel contesto dell’Italia del Sud ma anche i meccanismi che guidano le decisioni (di produzione e di partecipazione ai programmi di lotta alle malattie) degli apicoltori. A tal fine il gruppo di ricerca del Dipartimento di Economia di Pescara ha avviato una nuova indagine che ha per oggetto gli apicoltori della zona di protezione. Il nuovo questionario contiene domande volte alla quantificazione del danno subito a causa di Aethina oltre che all’elicitazione della disponibilità degli apicoltori a collaborare con diversi tipi di politiche di controllo dell’invasione. La campagna di rilevazione è iniziata da poco. Gli apicoltori calabresi interessati a partecipare all’indagine possono mandare un messaggio a cristina.salvioni@unich.it.

Riferimenti bibliografici

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