Il sistema della conoscenza in agricoltura: una lettura introduttiva

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Il sistema della conoscenza in agricoltura: una lettura introduttiva

Il rinnovato interesse delle politiche agricole ai vari livelli (comunitario, nazionale e regionale) per l’innovazione in agricoltura non può che essere accolto con favore dal momento che pone al centro dell’attenzione uno dei fattori determinanti, se non il più determinante, della competitività di lungo periodo delle nostre imprese agricole. Ma constatare questo rinnovato interesse è solo il passo iniziale.
Il “mantra” dell’innovazione è già stato ripetutamente recitato in passato senza che esso generasse una vera priorità nella formulazione di politiche agricole. Politiche che, in realtà, di attenzione all’innovazione tecnologica e organizzativa contenevano, e ancora contengono, ben poco. Quindi, è tutto da dimostrare che oggi si sia davvero in grado di far seguire alla parole i fatti. La proposta di riforma della PAC per il periodo 2014-2020 sembra piuttosto confermare scarsa attenzione e poco spazio (leggasi risorse) per un vero rilancio di una politica a favore dell’innovazione tecnologica delle imprese agricole.
Peraltro, se anche queste intenzioni fossero sincere, va riconosciuto che il tema dell’innovazione tecnologica in agricoltura è uno di quelli per i quali è tutt’altro che facile mettere in campo azioni concrete ed efficaci. E’ complesso l’insieme di soggetti, relazioni, istituzioni e funzioni che si interpongono tra la fase della ricerca e della produzione di nuova conoscenza e la fase terminale di adozione di una soluzione innovativa in ambito produttivo. La complessità di questo insieme (a cui oggi viene dato il nome di Sistema della conoscenza in agricoltura) non solo è immediatamente rivelatrice della difficoltà di governarlo, ma è anche il riconoscimento, il più delle volte implicito se non persino inconsapevole, di un cambiamento di epoca che si fa fatica a comprendere e ad assimilare fino in fondo.
Il mondo agricolo (con questo intendendo chi vi fa impresa, chi lo organizza e rappresenta, nonché chi lo studia e governa) viene da un secolo (il novecento) in cui proprio questo sistema della conoscenza ha avuto la straordinaria e quasi “miracolosa” capacità di trasformare un’attività agricola consolidatasi nei secoli mediante l’immissione continua di innovazioni tecnologiche talvolta radicali, ma il più delle volte incrementali, che hanno permesso un enorme guadagno di produttività delle risorse impiegate in agricoltura. Quel sistema della conoscenza aveva chiari connotati, una sua “linearità”, una sua logica. Massicci investimenti in ricerca pubblica; ruolo centrale delle istituzioni pubbliche anche nella formazione, nella divulgazione e nell’assistenza tecnica; presenza capillare di soggetti privati che “spingevano” all’adozione di innovazioni proprietarie; imprese agricole recettive per le quali chiaro era l’obiettivo nell’adozione di queste innovazioni: produrre di più impiegando meno risorse (in primo luogo lavoro).
Un sistema siffatto, forse, non esiste più. Non solo perché sono progressivamente venuti meno alcuni soggetti centrali. La spesa pubblica per ricerca, divulgazione e assistenza tecnica in agricoltura, in termini reali, è andata contraendosi. L’interesse di molti soggetti privati si è spostato verso comparti con maggiori prospettive di crescita rispetto all’agricoltura. La stessa forza imprenditoriale agricola ha progressivamente perso la sua capacità innovativa a causa dell’invecchiamento e della conseguente difficoltà a mantenersi aggiornati. Ma, soprattutto, quel sistema della conoscenza non sembra più in grado di funzionare. In questi ultimi anni, l’analisi sull’evoluzione di questo sistema si è concentrata sulla pars destruens: se ne sono riconosciuti i limiti; si è proposto il superamento se non lo smantellamento di alcune forme organizzative ritenute ormai superate. Ma non si riesce ancora ad intravedere e a proporre il disegno di un nuovo sistema che sostituisca il precedente con le stesse “miracolose” capacità. Si tenta di ridefinirne le componenti senza che, almeno apparentemente, sia del tutto chiaro dentro quale disegno complessivo queste nuove forme debbano andare ad “incastrarsi”.
Non si è forse ancora del tutto compreso che del vecchio sistema della conoscenza non sono semplicemente entrate in crisi alcune sue componenti; è la sua stessa natura che va rimessa in discussione. In particolare, due elementi di cambiamento sono intervenuti negli ultimi decenni a modificare profondamente il quadro. Il primo riguarda la missione di questo sistema. Nel secolo scorso lo scopo ultimo era incrementare le performance di produttività del comparto primario. È contestabile che, oggi, questo sia il suo scopo principale. La sensazione è che questo sistema debba piuttosto ridefinire la funzione stessa dell’agricoltura, debba ridefinire che cosa l’agricoltura è chiamata a fare. Al punto che di questo stesso sistema di conoscenza vanno anche ridefiniti i confini, non essendo più limitato alle applicazioni riferite ad uno specifico settore, bensì offrendo soluzioni per una molteplicità di comparti produttivi e, di fatto, generando nuovi settori; quell’insieme di attività che vanno sotto il nome di “bioeconomia”.
Il secondo radicale cambiamento riguarda la natura stessa dell’oggetto “conoscenza”. L’innovazione tecnologica recente, in agricoltura come in altri comparti, non ha semplicemente reso utile nuova conoscenza ma ha anche modificato sostanzialmente che cosa si intenda per conoscenza e come la scambiamo, comunichiamo, implementiamo per tradurla in innovazione. La conoscenza, infatti, non esiste in astratto. Vi è sempre qualcosa o qualcuno che la incorpora. Le grandi rivoluzioni tecnologiche della fine del secolo scorso e che segneranno per intero il secolo presente (la rivoluzione digitale e la rivoluzione biotecnologica, in particolare) modificano in modo sostanziale le forme stesse di incorporazione della conoscenza. La sfida che abbiamo di fronte è, dunque, molto più grande di ridefinire i “pezzi” del sistema della conoscenza. La sfida è concepire un nuovo paradigma, un nuovo modello di sistema della conoscenza per l’agricoltura; su questa base, poi, ripensare (anche con appropriate politiche) il funzionamento e il ruolo delle sue componenti.
Di questa sfida il tema di questo numero di Agriregionieuropa vuole dare conto. Lo fa cercando di fornire, in prima istanza, una sommaria sintesi dell’evoluzione del sistema della conoscenza in Italia (Vagnozzi) e a livello internazionale (Materia) anche in considerazione del ruolo esercitato in tal senso dalla politica di sviluppo rurale (Cristiano). Una lettura critica, nonché alcune proposte migliorative, circa il contributo delle politiche viene proposta da Zanni anche in considerazione delle conoscenze ormai acquisite sui comportamenti innovativi degli imprenditori agricoli (Viaggi). Seguono una serie di approfondimenti tematici che riguardano alcune specifiche traiettorie che il sistema della conoscenza ha intrapreso nell’ultimo decennio sia relativamente ai servizi di consulenza (Klerkx), che alla comunicazione scientifica (Esposti). Quest’ultimo contributo sottolinea le potenzialità dell’avvento del web per una molteplicità di funzioni e soggetti del sistema della conoscenza. In particolare, vengono messi in evidenza gli utilizzi relativi alla valutazione della produttività del personale scientifico (Corsi), al rapporto tra comunità scientifica e realtà produttiva e istituzionale (Sotte), alla formazione e all’apprendimento nei territori rurali (Lobianco). Di queste nuove forme di comunicazione, che sono al contempo anche produzione di nuova conoscenza e apprendimento, vengono infine descritti tre casi concreti nell’ambito della ricerca pubblica (Giarè) e della comunicazione con il mondo produttivo e professionale sia all’estero (Rubio) che in Italia (Valmori).
Questo sviluppo del tema vuole fornire un quadro certamente articolato, tuttavia senza alcuna pretesa di esaustività e organicità proprio perché è l’intera riflessione su questi argomenti che sembra ancora mancare di uno sbocco unitario. Piuttosto, l’obiettivo è fornire una rassegna della “galassia” di temi oggi più dibattuti, tutti espressione di quegli epocali cambiamenti in atto che, in ultima istanza, stanno ridefinendo confini e articolazione dell’intero sistema. Al lettore e, soprattutto, alla riflessione degli anni a venire il compito di comporre questa “galassia” di temi e di cambiamenti in atto in un esauriente quadro unitario.

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