Simulazione microeconomica degli effetti della riforma PAC nelle filiere

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Simulazione microeconomica degli effetti della riforma PAC nelle filiere

Nell’ambito della Rete Rurale Nazionale, Ismea ha costruito un modello di simulazione microeconomica per valutare il possibile impatto della riforma della politica agricola comunitaria sul bilancio delle aziende agricole, considerando congiuntamente gli aiuti afferenti al primo pilastro e al secondo pilastro.
Il modello è stato declinato sulle realtà produttive di alcuni settori dell’agricoltura italiana, per ora sette, in prevalenza rappresentativi delle produzioni del bacino mediterraneo: frumento duro, frumento tenero, mais, olivo, bovini da carne, bovini da latte e ovini, ma altri verranno aggiunti in futuro all’elenco.
Rispetto ad ogni settore sono statie costruite le matrici dei processi produttivi e i bilanci di circa una quindicina di aziende ritenute rappresentative della realtà produttiva settoriale nelle sue diverse sfaccettature, in termini di modello produttivo adottato, localizzazione geografica, ecc..
Ad ispirare la costruzione del modello è stata la consapevolezza che per valutare appieno gli effetti di una riforma della PAC occorre far luce anche sull’impatto microeconomico delle opzioni in discussione, perché nel mondo agricolo in generale, e all’interno di ogni settore, esistono profili aziendali molto variegati in termini di tecniche produttive adottate, capacità reddituali e ricorso alle forme di sostegno pubblico, che presentano dunque anche un diverso grado di “sensibilità” alle politiche. Per questo si è scelto di analizzare, per ognuno dei settori oggetto di indagine, alcuni profili aziendali corrispondenti a realtà locali rappresentative in termini produttivi, sulle quali declinare le simulazioni di impatto.
Per questi profili aziendali vengono acquisiti presso aziende reali, tramite interviste e consultazioni di fascicoli aziendali, i dati e le informazioni che, laddove necessario integrati con altre fonti (tra cui, con particolare riferimento ai costi comuni, la rete Rica), consentono la ricostruzione delle matrici dei processi produttivi, con i coefficienti tecnici adottati, e dei bilanci aziendali, nelle specifiche componenti in entrata e in uscita, arrivando a definire i principali indicatori di bilancio (in particolare, valore aggiunto, margine operativo lordo e reddito operativo) nell’ultimo triennio, dal 2009 al 2011.
La scelta delle realtà locali rappresentative viene validata attraverso la realizzazione di focus group, uno per settore, convocati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, a cui prendono parte esperti qualificati del mondo istituzionale e produttivo: rappresentanti delle Regioni, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e osservatori specializzati settoriali. Ne sono emerse, finora, indicazioni interessanti, che in alcuni casi hanno dato luogo anche ad una integrazione della compagine delle aziende intervistate.

Un modello multifunzionale

Le aziende inserite nel modello sono state classificate sotto diversi profili:

  • la localizzazione geografica, combinando i seguenti elementi:
    • Regione/Provincia amministrativa;
    • macroarea del PSN (Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo Rurale), ovvero: A: poli urbani; B: aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata; C: aree rurali intermedie; D: aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. La classificazione per macroarea è stata incrociata con la classificazione per altimetria;
    • eventuale identificazione della superficie secondo il PSR come zona svantaggiata, Natura 2000, ecc..
  • il modello produttivo, secondo parametri scelti, in base alle peculiarità settoriali, tra i seguenti:
    • modello di produzione intensivo o estensivo;
    • eventuale integrazione verticale della produzione (es: linea vacca vitello, per l’allevamento di bovini; trasformazione e confezionamento per l’olio di oliva; vendita del prodotto nell’ambito di accordi interprofessionali e di filiera per il grano duro);
    • certificazione del prodotto (produzione convenzionale biologica o Dop-Igp);
    • specializzazione (aziende specializzate o con diversificazione colturale);
    • dimensione aziendale;
    • organizzazione aziendale (manodopera esterna e/o familiare);
    • adozione di pratiche agronomiche specifiche (soprattutto greening e produzione biologica).
  • le caratteristiche del produttore (in particolare, l’eventuale rispondenza al profilo del giovane agricoltore, a cui è direttamente riconducibile la corrispondente quota aggiuntiva di pagamento diretto).

Le classificazioni sopra elencate consentono simulazioni specifiche sugli aiuti erogati dalla PAC con particolare riferimento a greening, condizionalità, indennità per le zone svantaggiate, ai piccoli produttori, ecc..
Da sottolineare come la ricostruzione delle matrici dei processi produttivi possa consentire di valutare a tutto tondo l’impatto di una riforma dei regimi pubblici di aiuto sul bilancio economico aziendale, non solo nella componente direttamente percepibile: la mutata entità del sostegno, ma anche nella componente derivata dall’eventuale richiesta di cambiamenti nelle tecniche produttive o nelle scelte colturali (es.: adozione dei metodi di produzione biologica, nuove norme relative alla condizionalità; pratiche agricole del greening).
Tutto ciò conferisce al modello ampie potenzialità di impiego per simulazioni sulle politiche non solo europee, ma anche nazionali e regionali, e, comunque, in materia di gestione delle crisi.
Nello specifico, la simulazione di impatto microeconomica della riforma della PAC basata sul modello è stata condotta con l’obiettivo di:

  • quantificare le possibili conseguenze economiche per l’azienda, derivanti dai cambiamenti della PAC;
  • determinare il livello di rischio cui è sottoposta ogni tipologia di azienda considerata nell'analisi, in funzione del suo profilo specifico, anche come approccio al mercato;
  • verificare quali potrebbero essere le condizioni, di tecnologia produttiva, modelli gestionali, interventi nazionali di politica agraria, in grado di neutralizzare l'impatto della nuova PAC e mantenere l'equilibrio economico dell'azienda e la sua vitalità;
  • valutare le conseguenze a livello aziendale che scaturirebbero da possibili soluzioni alternative in termini di misure di politica agraria.

In questa prima simulazione, finalizzata soprattutto a testare il funzionamento del modello, le opzioni di riforma sono state inserire all’interno dei bilanci aziendali già disponibili per 2009-2011, con l’obiettivo di valutare quale ne sarebbe stato in quel triennio l’effetto sui principali indicatori di bilancio, a parità di ordinamento colturale, tecniche produttive, livello dei prezzi e dei costi.

Opzioni della riforma: le scelte del modello

Le opzioni della riforma da testare con il modello di simulazione microeconomica sono state desunte proposte, presentate il 12 ottobre 2011 dal Commissario Cioloş, dei regolamenti che dovrebbero costituire la base legislativa per la politica agricola comunitaria nel periodo 2014-2020 e che, così come sono formulate, prospettano un cambiamento profondo ed esteso a diversi aspetti della PAC.
E’ comunque necessario premettere che in questa fase non è ancora possibile effettuare delle simulazioni complete, in quanto i testi regolamentari a disposizione non consentono di ricostruire il quadro applicativo dettagliato. Per poterlo fare, bisognerà dunque aspettare i testi dei regolamenti della Commissione (delegati o di esecuzione) e conoscere le principali decisioni attuative adottate a livello nazionale (ad esempio rispetto a flat rate nazionale o regionale, gradualità, ecc.).
Le simulazioni hanno riguardato uno degli elementi più innovativi nella riforma: la revisione del sistema dei pagamenti diretti, che segnerà l’abbandono di una situazione nella quale le aziende beneficiarie di pagamenti diretti “storici” hanno visto congelate realtà aziendali (e settoriali) del triennio 2000-2002, per passare ad una riattribuzione dei titoli indipendente dall’orientamento tecnico economico dell’azienda.
Le ipotesi comuni a tutte le simulazioni sono: l’adozione del pagamento di base su scala nazionale, dunque con valore uniforme su tutto il territorio (ipotesi che in seconda battuta dovrà essere sostituita con quella di un valore uniforme a livello regionale) in assenza della gradualità, ovvero con descrizione della situazione al 2019; il mantenimento degli aiuti attuali dello sviluppo rurale, in particolare con riferimento ad agroambiente, benessere degli animali e zone svantaggiate.
Partendo da questi presupposti comuni, sono state formulate rispetto ai pagamenti diretti due ipotesi “limite”, costruite sulla base delle componenti obbligatorie ed opzionali degli stessi:

  • Ipotesi “A”: Attivazione delle sole componenti obbligatorie. L’intero plafond del pagamento unico (3,84 miliardi di euro/anno al 2019) è applicato esclusivamente per il finanziamento delle componenti “obbligatorie” (Tabella 1): in questo caso le uniche due variabili da definire sono rappresentate dall’aliquota destinata ai giovani (fino al 2% del tetto nazionale) e dalla disponibilità per la riserva (fino al 3% della dotazione del pagamento di base, nella simulazione all’1%).
  • Ipotesi “Z”: Attivazione di tutte le possibili componenti del pagamento unico. Il suddetto plafond è ripartito fra tutte le componenti “attivabili” in base al regolamento (Tabella 2). in questo caso le aliquote sono state ipotizzate al livello massimo consentito (per il grano duro in particolare è stato confermato lo status quo in riferimento all’aiuto dell’articolo 68).

Tabella 1 - Ipotesi “A” – Attivazione delle sole componenti obbligatorie in base al regolamento

Tabella 2 - Ipotesi “Z” – Attivazione di tutte le possibili componenti del pagamento unico

Fra le due ipotesi in questione, entrambe teoriche, appare anche intuitivamente come la prima (Ipotesi A) sia più “conservativa” (dalle prime stime effettuate, in caso di flat rate nazionale si avrebbe un pagamento di base vicino ai 200 euro ad ettaro ed un greening pari a 99 euro ad ettaro) mentre nel secondo caso (Ipotesi Z) si determinerebbe una forte riduzione del pagamento base (circa 147 euro/ettaro) mentre il greening manterrebbe lo stesso valore dell’ipotesi A, con una sensibile redistribuzione dei pagamenti verso aree svantaggiate e sostegno accoppiato.
E’ evidente che ipotesi ancora più complesse potranno essere inglobate in un modello che, proprio per l’estrema prossimità alla rappresentazione del mondo reale, consente di affinare l’interpretazione dell’impatto delle politiche in settori produttivi diversi e, al loro interno, in tipologie di aziende diverse, per prefigurare azioni di politica agraria efficaci.

I primi risultati

Le analisi condotte, e delle quali si riporta una prima illustrazione di sintesi relativa ad alcuni casi aziendali reali, hanno fatto emergere già in questa fase alcune valutazioni qualitative di impatto delle novità proposte con la riforma.
Dagli esempi, non statisticamente rappresentativi, riportati di seguito (si vedano gli articoli specifici), emerge in primo luogo come la riattribuzione dei titoli secondo i criteri enunciati nelle proposte di regolamento della Commissione, ovvero verso il fattore superficie, determini uno spostamento di risorse a favore di settori contrassegnati da un’agricoltura più estensiva, in termini di rapporto produzione/superficie, e di rimando, al loro interno, verso le aziende più estensive. Per questo  l'allevamentto degli ovini, prevalentemente estensivo, verrebbe presumibilmente a trarre vantaggio dalla revisione del sistema dei pagamenti diretti, pur restando determinante, nella valutazione dell’impatto finale, l’ammissibilità al pagamento di base delle superfici foraggere e a pascolo utilizzate, mentre ripercussioni di segno opposto si avrebbero per l’allevamento dei bovini da latte, all’interno del quale il modello di produzione intensivo assume un ruolo di assoluto predominio.
Appare inoltre evidente, parallelamente, come il greening avrà un impatto meno forte nelle aree e nelle aziende con grandi superfici a seminativo dove risulterà meno gravoso adempiere agli obblighi previsti, soprattutto in termini di diversificazione. In aggiunta, l’impatto del greening sarà inoltre diverso in relazione al riparto colturale standard di ciascuna azienda, confermando come, in questa materia in particolare, è difficile fare valutazioni se non calandosi nella realta microeconomica del tessuto produttivo.
In generale, comunque, le aziende maggiormente vitali ed inserite in logiche di filiera, risultando meno dipendenti dal sostegno dalla PAC, saranno anche in grado di assorbire meglio il contraccolpo della riduzione dei pagamenti diretti.
In entrambe le ipotesi, e in maniera crescente passando dall’ipotesi “A” alla “Z”, l’impatto della riforma peserebbe in proporzione soprattutto sul settore zootecnico (si veda in particolare la zootecnia da carne o le aziende ovicaprine) così come forte sarebbe l’impatto della riduzione dei pagamenti diretti nel settore del grano duro.
Un ruolo fondamentale a questo proposito potrebbe essere giocato dagli aiuti accoppiati che in alcuni settori, tra quelli qui esaminati (si veda ad esempio zootecnia da carne e grano duro), forniscono un contributo importante ai risultati economici aziendali e, in particolare, nel caso del grano duro, al conseguimento di un margine lordo positivo. Pertanto secondo questa logica, appare abbastanza evidente come la semplice ipotesi base (A) sarebbe da scartare, prefigurando uno scenario post-2013 di riproposizione di una versione rinnovata dell’articolo 68 attuale.
Altrettanto dicasi per gli aiuti a superficie del secondo pilastro, in particolare per gli aiuti agroambientali e per le indennità alle zone svantaggiate. Da sottolineare anche, nei casi presentati finora analizzati, l’importanza della misura relativa al benessere degli animali, per il settore ovino.
Proprio l’aiuto accoppiato, come rivisitazione dell’attuale articolo 68, e le misure dello sviluppo rurale sopra citate, potrebbero finire per rappresentare un fattore di stabilizzazione del reddito delle aziende, oltre a garantirne la sostenibilità sotto il profilo ambientale.

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