Recensione del volume: “EU policy for agriculture, food and rural areas”

Recensione del volume: “EU policy for agriculture, food and rural areas”
a Università di Perugia, Dipartimento di Scienze Economiche-Estimative e degli Alimenti

Due Professori Emeriti (Arie Oskam di Wageningen e Gerrit Meester di Amsterdam), insieme con Huib Silvis, Direttore della Divisione Risorse Naturali di Wageningen Università e Ricerca, hanno coordinato il lavoro di oltre 50 Autori, di numerosi Paesi, al fine di produrre un testo corposo e alquanto completo, ma al tempo stesso agile e di facile lettura, sull’evoluzione e stato attuale delle politiche europee per l’agricoltura, il cibo e le zone rurali.
Il libro si articola in sei parti e 24 capitoli.
La prima parte, con l’introduzione ed un solo capitolo, permette di riflettere sull’importanza dell’agricoltura, dell’alimentazione e delle zone rurali, nel quadro della integrazione europea. Non per niente, delle circa 80.000 pagine di legislazione (l’acquis communautaire), circa 50.000 sono relative a tali tre argomenti.
La seconda, in 5 capitoli - di cui uno diviso in tre sottocapitoli, spiega come funziona l’Unione Europea: il Consiglio e la Commissione, il Parlamento, la Corte di Giustizia, come si prendono le decisioni ed anche il ruolo delle lobby, soffermandosi sui nuovi elementi introdotti dal Trattato di Lisbona. Un capitolo è dedicato agli aspetti del bilancio comunitario, con tabelle e grafici, dal 1958 al 2013. È evidenziata la pochezza delle risorse comunitarie, appena l’1% del Prodotto nazionale lordo dei paesi membri, e si vede come la quota parte destinata all’agricoltura (ed allo sviluppo rurale) sia calata dall’85% del 1970 al 48% del 2002, con la prospettiva di scendere sotto il 40% alla fine dell’attuale periodo di programmazione. Ampio spazio è dedicato alla posizione dell’Unione nei riguardi della WTO, degli OGM ed agli standard nel commercio. Sempre in questa seconda parte si trovano il capitolo, ricco anch’esso di dati statistici, dedicato alle relazioni commerciali con i paesi in via di sviluppo, e quello in cui si analizzano i rapporti tra pubblico e privati per l’elaborazione e messa in opera delle politiche per l’agricoltura e per i territori rurali.
La terza parte é specifica sulla politica agricola e contiene 8 capitoli e due sotto-capitoli. Inizia con un capitolo sul concetto di sistema agro-alimentare, finalizzato ad inquadrare la produzione primaria nella catena del valore, per passare poi allo sviluppo del mercato unico, delle politiche dei prezzi, ed a come ci si sia progressivamente spostati al pagamento unico aziendale. I due sottocapitoli sono assai interessanti, essendo dedicati rispettivamente al ruolo dei privati nella stabilizzazione dei prezzi mediante contratti del tipo futures e forward, e all’ipotesi di sganciarsi completamente dal pagamento unico aziendale per passare a dei titoli (bonds), riconosciuti ai produttori per un periodo determinato. In questa parte figurano anche i contributi specifici sulla cross compliance, sulla salute e benessere animale e sulla sanità dei vegetali, che testimoniano al contempo l’emergere delle tematiche ambientali e l’interesse verso la sicurezza (safety) dei consumatori, nonché la specificità olandese, Paese grande importatore ed esportatore, da sempre, di ogni genere di derrate, alimentari e non.
La quarta parte si articola in quattro capitoli e riguarda le politiche alimentari, concentrandosi sulla Legge Alimentare Generale del 2002 e quindi sulla politica per la sicurezza e qualità degli alimenti, ivi compresi gli standard internazionali. Inizia con un capitolo dedicato ai consumatori ed alle loro motivazioni ed aspettative - cambiate nel tempo - e che quindi hanno a loro volta spinto il legislatore ad agire. Gli scandali alimentari della BSE e della diossina, secondo gli autori, sarebbero stati determinanti nello spingere verso una politica che superasse il concetto del reciproco riconoscimento e ciò si è ottenuto con la LAG e con l’istituzione dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare. Interessante l’annotazione di come la prossima sfida sia comunque quella contro l’obesità, relativamente alla quale si attende un policy document. Di certo stimolante è la lettura del capitolo sulla New Food Economy e sul rapporto reciproco esistente tra tecnologie dell’informazione (ICT) e sistemi agroalimentari (produzione - trasformazione - distribuzione) sempre più complessi, dove la conoscenza assume un ruolo predominante, per elaborare strategie, gestire la logistica, promuovere dei prodotti.
La quinta parte, in 7 capitoli e due sottocapitoli, si occupa delle zone rurali e delle funzioni non produttive di esse, quali il paesagio e la qualità della vita, l’ambiente, la preservazione della natura e dei collegamenti tra le politiche per lo sviluppo rurale e quelle delle strutture. Sono tutti capitoli interessanti, ma la brevità dello spazio a disposizione non permette che dei cenni introduttivi ai vari argomenti. Il primo di questi capitoli è quello più descrittivo, in cui si presentano le tante facce della ruralità europea, definita appunto un mosaico di realtà assai diverse. Successivamente, si cerca di fornire un quadro complessivo delle urgenze e delle domande che sono poste oramai all’agricoltura dal resto della società, si voglia per la protezione delle zone umide, oppure per la salvaguardia degli uccelli migratori, per la qualità delle acque, per la conservazione dei paesaggi agrari, per la riduzione dei gas serra e così via, con anche citazioni alle metodiche per la loro definizione. Il tutto permette allo studente di politica agraria di posizionare le scelte fatte e futuribili della UE nel contesto più vasto, dove il supporto alle politica delle strutture e dei redditi viene comunque sempre di più condizionato dal perseguimento di numerosi beni pubblici. Ecco quindi che un sottocapitolo è dedicato al ruolo dei singoli, dei gruppi e delle comunità per ottenere certi obiettivi, sottolineando spesso l’importanza delle azioni collettive, concertate a livello locale.
L’ultima parte, di soli due capitoli, a volte dai contenuti simili, offre un’ultima riflessione sul ruolo unificante dell’agricoltura e dei territori rurali nel contesto europeo e presenta alcune ipotesi sulle future politiche, anche alla luce di proiezioni sui prezzi di alcune derrate di base. Alcuni passi sono un po’ sconfortanti: un’ Europa invecchiata, ricca, con una popolazione in calo, e con ampie zone rurali spopolate, circondata da paesi in via di sviluppo, in un contesto di cambiamento climatico, cosa chiederà all’agricoltura e come si potranno orientare le scelte degli imprenditori? Ci sono molte più domande che risposte, in effetti. Ovviamente, la produzione di cibo resta fondamentale, con catene agro-alimentari integrate ad alto valore aggiunto, ma nel contesto di maggiore attenzione all’ambiente, al benessere animale, al risparmio idrico. Crescerà la domanda di svago e paesaggio, in parte come servizi privati ed in gran parte come beni pubblici, che saranno sempre di più invocati per difendere il supporto agli agricoltori, visto che anche i pagamenti disaccoppiati saranno in discussione.
A voler esser pignoli, almeno un paio di altri argomenti avrebbero meritato una certa attenzione. Non v’è accenno alle problematiche relative alle parità “verdi” e quindi al costante ricorso ai montanti compensativi nel caso di commercio intra CEE, che poi si esacerbavano a causa delle svalutazioni competitive di alcuni Paesi. Manca anche menzione al problema delle frodi ai danni della Comunità ed alla criminalità dei colletti bianchi, a proposito della gestione degli ammassi, alle quantità enormi di prodotti stoccati, trasformati o distrutti, che probabilmente esistevano solo sulla carta, o alle restituzioni all’esportazione di derrate fantasma.
Nel complesso, anche se non tutti i capitali si presentano della stessa qualità, si tratta di un ottimo volume, un “resource book” ricco di idee e di argomenti, con una notevole massa di riferimenti bibliografici ed un indice degli argomenti, nelle ultime pagine del libro, che ne rende la consultazione assai agevole.

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