Finestra sulla PAC n.11

Finestra sulla PAC n.11
  Istituto Nazionale di Economia Agraria

Dopo la pubblicazione delle proposte legislative sul “controllo dello stato di salute della PAC”, si vanno delineando le posizioni degli Stati membri sulle numerose questioni all’ordine del giorno della nuova riforma. I temi sui quali si registrano i maggiori contrasti sono l’introduzione del nuovo concetto di modulazione obbligatoria progressiva e le modalità di abolizione delle quote latte.
Sul primo, le divergenze riguardano sia il concetto di progressività del taglio che l’entità del taglio stesso. La Germania, ad esempio, che risulterebbe uno dei paesi maggiormente colpiti, avendo una struttura produttiva costituita prevalentemente da aziende di grandi dimensioni, si è dichiarata assolutamente contraria alla “nuova” modulazione, soprattutto all’entità del taglio proposto. Spagna, Irlanda, Olanda e Portogallo sono invece fortemente critici rispetto al principio stesso di modulazione e al rafforzamento del secondo pilastro a scapito del primo. L’Italia sembra essere altrettanto contraria all’ulteriore trasferimento di risorse dal primo al secondo pilastro della PAC. Secondo calcoli effettuati dell'Inea nell'ambito del lavoro della Rete rurale nazionale per il MiPAAF, la proposta dovrebbe condurre ad un taglio complessivo di risorse pari, nel 2012, a poco meno di 230 milioni di euro. Si ricorda che la proposta (Tabella 1) prevede un taglio base del 5%, da cui sarebbero esentati i primi 5 mila euro di aiuti diretti di ciascuna azienda, al quale si aggiungerebbe un ulteriore taglio per valori percentuali crescenti negli anni e all’aumentare delle fasce di aiuto percepito (oltre 100 mila euro), che rappresenta l’elemento di progressività. La proposta prevede anche che le somme derivanti dal taglio aggiuntivo rimangano a disposizione dello Stato membro che le ha generate.

Tabella 1 - Modulazione obbligatoria progressiva contenuta nelle proposte legislative sull’Health Check (valori percentuali)

Fonte: COM(2008) 306/4

Sulla base di questi calcoli, risulterebbe che il 91% delle aziende italiane sarebbe esentato dalla modulazione, perché ricadente nella prima soglia di aiuti, quella sotto franchigia, a cui corrisponderebbe il 32% di aiuti. Poco meno dell’1% delle aziende, che percepiscono il 12% degli aiuti diretti, sarebbe invece assoggettato al taglio progressivo (quello superiore al 5%). In complesso, il tasso effettivo di modulazione per l’Italia, vale a dire le risorse effettivamente drenate al netto di quanto ricade nella franchigia, sarebbe pari, una volta a regime nel 2012, al 6,6%, contro una media comunitaria dell’8,9%. Un tasso effettivo maggiore, superiore al 10%, si registrerebbe in Danimarca, Francia, Germania e, soprattutto, Regno Unito. Il tasso effettivo più basso si registrerebbe in Grecia (3,1%), Austria (5,5%), Italia e Finlandia (6,7%), ma numerosi sono i paesi che si collocano al di sotto della media comunitaria.
Nella valutazione degli effetti della modulazione occorre tenere presente che l’Italia, per via della elevata percentuale di aiuti che ricade nella franchigia e dei criteri di redistribuzione delle risorse all’interno dell’UE, risulta beneficiaria netta dei fondi messi in moto dalla modulazione, vale a dire che riceve come dotazione per lo sviluppo rurale più di quanto non venga prelevato alle proprie aziende attraverso la modulazione. La quota di risorse proveniente dalla modulazione aggiuntiva, che resterebbe nello stesso paese, aumenta la dotazione per il secondo pilastro. A queste somme va aggiunto il cofinanziamento nazionale. Tenuto conto dell’ammontare di risorse a disposizione, se le politiche per lo sviluppo rurale rappresentano davvero il futuro della PAC allora è giunto il momento di avviare una seria riflessione sull’efficacia, l’efficienza e la distribuzione delle attuali politiche del secondo pilastro e della loro applicazione nel nostro paese.
L’altra questione rilevante nel dibattito sull’Health Check è relativa al percorso disegnato dalla Commissione per garantire una transizione morbida verso l’abolizione delle quote latte. Alcuni Stati membri chiedono un approccio, che ritengono più soft, di aumento delle quote superiore a quello previsto dalla proposta. L’Italia, ad esempio, chiede di anticipare l’aumento del 5% previsto in cinque anni e di tenere conto del rapporto tra quota assegnata e fabbisogno interno. Altri paesi ritengono necessario puntare ad aumenti non predeterminati, ma da concedere annualmente sulla base dei risultati di un monitoraggio dell’andamento dei prezzi. Altri ancora chiedono la creazione di fondi ad hoc per aiutare i produttori colpiti dalla liberalizzazione. La Commissione sembra disposta a trovare un compromesso sulla questione delle quote, probabilmente rendendo più flessibile l’uso dell’envelope nell’ambito dell’art. 68 (ex art. 69), ma non sembra disposta a concedere finanziamenti ad hoc.
Una questione toccata dall’Health Check, della quale si discute poco, ma che potrebbe comportare problemi è quella delle soglie minime, al di sotto delle quali non concedere pagamenti. La proposta della Commissione chiede agli Stati membri di fissare un limite economico (250 euro) o fisico (1 ettaro di superficie ammissibile) al di sotto del quale non erogare pagamenti diretti. L'Italia sta attualmente applicando una soglia di 100 euro. Sulla base di alcune simulazioni contenute nel lavoro della Rete rurale nazionale per il MiPAAF realizzate dall’Ismea si evince che, nel passaggio dall’attuale soglia a quella di 250 euro, il numero di aziende escluse dai pagamenti passerebbe da 158 mila a 455 mila. Si tratta di simulazioni che tengono conto solo dei pagamenti effettuati nell’ambito del regime di pagamento unico (Rpu) e non contemplano tutti gli altri aiuti diretti che concorrono a formare il portafoglio di aiuti che un’azienda può ricevere, né tanto meno considerano l’incremento del valore dei titoli di cui alcuni agricoltori beneficeranno per via dell’inclusione di ortofrutta e vino nel Rpu (oltre che degli aumenti previsti per lo zucchero). Sebbene parziali, queste simulazioni danno un’idea dell’impatto delle soglie minime previste dalla Commissione. In termini finanziari, una soglia a 250 euro comporterebbe un risparmio in Italia di 59 milioni di euro, pari all’1,5% delle risorse erogate con il Rpu (esclusi gli aiuti sotto 100 euro) e coinvolgerebbe 194 mila ettari (il 2,3% della superficie ammissibile). Una soglia fisica avrebbe un impatto maggiore in termini di aziende coinvolte (600 mila) e di superficie interessata (circa 300 mila ettari); mancano indicazioni sull’ammontare degli aiuti esclusi, informazione essenziale per la valutazione l’effetto delle soglie minime in Italia. Tali dati mostrano che, al di là dell’ammontare (comunque non particolarmente rilevante) di aiuto complessivo escluso dal pagamento, l’imposizione di soglie così elevate avrebbe effetti positivi sulla riduzione dei costi di gestione della PAC, ma potrebbe avere effetti negativi sul rispetto della condizionalità, soprattutto nel caso di fenomeni di concentrazione territoriale di un così esteso numero di aziende escluse dai pagamenti.
Sulle altre questioni messe in discussione nell’Health Check, l’Italia ha mostrato particolare interesse a ridiscutere del completamento della riforma dell’OCM tabacco che, a partire dal 2010, prevede il trasferimento del 50% delle risorse storicamente maturate da questo settore verso le misure di ristrutturazione delle aree tabacchicole contenute nella politica di sviluppo rurale, e la possibilità di mantenere l’aiuto accoppiato per le sementi.
Capitolo a parte è quello della regionalizzazione e del ravvicinamento degli aiuti erogati nell’ambito del Rpu. La proposta, infatti, prevede di lasciare agli Stati membri la facoltà di applicare queste forme di redistribuzione degli aiuti, con una decisione che dovrà essere presa entro il 1° agosto 2009. Il dibattito a quel punto sarà tutto interno al nostro paese e sarà condizionato dalla volontà politica di rivedere l’attuale sistema di distribuzione degli aiuti - che rispecchia la distribuzione storica dei pagamenti diretti della PAC tra aziende e territori - in favore di una distribuzione più equa. Questa dell’Health Check potrebbe essere l’ultima occasione per sperimentare volontariamente forme di regionalizzazione anche blande. Dopo il 2013 la priorità assunta dalle questioni di bilancio connesse alla PAC, che emergerà il prossimo anno in occasione della discussione sulla revisione di bilancio (Budget Review) e che terrà banco nelle trattative per il rinnovo del futuro quadro finanziario, potrebbe rendere questo passaggio obbligatorio nel tentativo di giustificare gli aiuti elargiti dalla PAC ed al fine di renderli equi, efficaci ed efficienti; un orientamento che la stessa Commissione ha espresso in occasione della presentazione della Comunicazione sulla verifica dello stato di salute della PAC nel novembre 2007.

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