La gestione del rischio nel settore vitivinicolo

La gestione del rischio nel settore vitivinicolo
a Università degli Studi di Foggia, Dipartimento di Scienze Agrarie degli Alimenti e dell'Ambiente

Introduzione

Le attività di produzione e commercializzazione dei prodotti agro-alimentari, seppur con differenti modalità, sono caratterizzate dalla presenza di molteplici rischi originati da diversi fattori, in alcuni casi strettamente interconnessi fra loro: territorio, clima, processi produttivi, comportamento umano, fluttuazioni dei prezzi, evoluzione della domanda, quadro istituzionale e politico, dinamiche internazionali (Kimura et al. 2010; Kourtis et al., 2012). Anche per la produzione vitivinicola la gestione dei rischi di differente natura sta assumendo crescente interesse negli ultimi tempi (Oecd, 2009), in virtù anche dell'elevato valore aggiunto del comparto a cui concorrono diverse tipologie di prodotto e da elevati investimenti che richiedono periodi lunghi per il raggiungimento del punto di pareggio. I produttori, dovendo far fronte a situazioni di rischio di diverso tipo, potrebbero trovarsi nella condizione di perdere una parte o l'intera produzione in tempi molto brevi, con eventuale conseguente grave situazione finanziaria. E' sempre più evidente che l'interesse nei confronti dei problemi connessi alla gestione dei rischi riguarda non solo i produttori di uva e di vino ma anche diversi attori che operano ai vari livelli della filiera: fornitori di materie prime e di mezzi tecnici, commercianti, dettaglianti, assicuratori, consumatori, investitori, istituzioni governative e i responsabili delle politiche.
La letteratura scientifica classifica i rischi nella produzione agricola sulla base della loro origine (prezzo, resa), della scala della manifestazione (rischi idiosincratici e sistemici), della frequenza dell'evento a cui si riferisce il rischio (eventi rari o più frequenti) e dell'intensità delle sue conseguenze. I produttori possono far fronte ai rischi ricorrendo a vari strumenti di gestione, in alcuni casi per prevenire gli effetti negativi delle attività rischiose (ex ante) e in altri per ridurre le loro conseguenze (ex post). Tali strumenti comportano sia costi diretti che indiretti e la loro applicazione è limitata dall'esistenza e dall'accessibilità dei loro mercati che, infatti, possono essere assenti oppure incompleti (Santeramo et al., 2012). L'evidenza empirica mostra che gli agricoltori sono caratterizzati da avversione al rischio quando devono assumere decisioni riguardanti aspetti economici o di tecnica di produzione (Sulewski and Kłoczko-Gajewska, 2014). Tuttavia, nonostante tale apparente necessità per la gestione dei rischi, è evidente un uso molto debole di strumenti di copertura finanziaria (assicurazioni, derivati climatici, contratti a termine, ecc.) perché i produttori sono restii ad acquistare una soluzione di tipo finanziario, che ritengono troppo costosa e complessa (EU Commission, 2001; Viviani, 2007). Il modesto sviluppo di strumenti finanziari è di solito considerato come una giustificazione per l'intervento delle istituzioni pubbliche che assumono parte dei rischi agricoli ma le opinioni sull'efficacia degli interventi pubblici e dei sussidi governativi non sono unanimi.
Il presente lavoro ha l'obiettivo di esaminare la natura dei rischi connessi alla produzione vitivinicola e gli strumenti adottati per la loro gestione attraverso una rassegna della letteratura esistente nonché di focalizzare l'attenzione sull'applicazione in Italia degli strumenti disponibili nell'ambito della Pac. Nei seguenti paragrafi saranno analizzati i diversi fattori legati al rischio nella produzione vitivinicola, a partire dal clima per proseguire con il livello di percezione del rischio da parte degli imprenditori, i rischi di mercato, la disponibilità di dati e informazioni per la gestione di situazioni rischiose, la relazione con gli investimenti in innovazioni e tecnologie e la rilevanza dei costi di transazione; inoltre, un paragrafo sarà dedicato all'applicazione in Italia delle misure di gestione del rischio per la produzione vitivinicola e, infine, saranno proposte alcune considerazioni conclusive.

Rischi climatici

La vite è una coltura espressione del territorio in cui è coltivata, essendo presente nel mondo in distinti regimi climatici, tuttavia tale associazione molto stretta con il clima la rende molto sensibile a rischi che possono influenzare notevolmente l'attività imprenditoriale. Una prima tipologia di rischio è legata alle fluttuazioni climatiche annuali che possono determinare vendemmie con variabilità quantitative e qualitative; una seconda tipologia di rischio, invece, è connessa con i cambiamenti climatici a livello mondiale che determinano un processo di migrazione della coltivazione della vite verso aree di produzione non tradizionali, con il rischio di un depauperamento di aree storicamente caratterizzate dalla presenza della vite (paesaggio, cultura, tradizione, competenze umane, investimenti ecc.). Di conseguenza, gli impatti dei cambiamenti climatici si riflettono sulla resa e sulla qualità dell'uva e del vino, con effetti su costi di produzione, prezzi, ricavi e profitti dei produttori (Jones et al. 2010). Le evidenze empiriche delle conseguenze del cambiamento climatico e la rilevanza per i suoi effetti sulla produzione vinicola nelle diverse aree geografiche, hanno generato un crescente interesse da parte degli studiosi nei confronti dei diversi rischi che i produttori di uva e di vino stanno già affrontando o dovranno affrontare in futuro. Un aspetto fondamentale è rappresentato dal grado di consapevolezza da parte dei produttori e dalle loro preoccupazioni nel cercare di adottare risposte di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Queste ultime sono condizionate dal livello tecnologico e dai processi organizzativi e gestionali delle imprese nel contesto dei mercati in cui operano nonché dal quadro normativo (Galbreath, 2015). Uno dei principali strumenti efficaci per affrontare rischi di natura diversa è rappresentato dalla stipula di un contratto di assicurazione ma, nel caso dell'attività agricola, l'assicurazione contro i rischi climatici ha avuto una diffusione limitata a causa della complessità nella definizione in modo appropriato dell'evento atmosferico da considerare e della determinazione del prezzo dello strumento assicurativo. Tale difficoltà ha indotto alcuni studiosi a sviluppare metodologie per la determinazione del prezzo dell'assicurazione climatica (il premio assicurativo) in circostanze in cui i ricavi della produzione vinicola sono influenzati non solo dal verificarsi dell'evento climatico ma anche dalla sua distribuzione nel tempo (Turvey et al., 2006). Oltre uno strumento tradizionale come quello assicurativo, anche l'adozione di soluzioni finanziarie innovative può rappresentare una modalità efficace al fine di affrontare molti dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici. A tal proposito, è da considerare la crescita del mercato dei derivati climatici, anche se nel caso del settore agricolo essi hanno avuto una bassa diffusione, secondo alcuni autori a causa della limitata familiarità e di una scarsa comprensione dei vantaggi da parte dei potenziali contraenti (Gedeon, 2011). I derivati climatici sono contratti finanziari negoziati all’interno di mercati regolamentati volti al trasferimento di un rischio climatico avente carattere di ricorrenza, basati sulla misurazione del clima e non sulla stima economica del danno che potrebbe essere causato dall’evento atmosferico rilevato. Per la misurazione del clima sono utilizzati indici climatici che non possono essere influenzati dall’attività umana, come ad esempio la temperatura, di conseguenza è molto elevato il livello di oggettività raggiunto dalla rilevazione dell’evento determinante l’indennizzo. Nel caso della produzione di uva, un rischio ricorrente che non è normalmente coperto dai contratti assicurativi è rappresentato da temperature troppo alte o troppo basse con effetti negativi su rese e qualità. Gli studi riguardanti la loro adozione sono molto esigui e solo di recente è stata loro dedicata attenzione (Cyr et al., 2008), in particolare con riferimento a effetti dei cambiamenti climatici sull'andamento delle temperature (Cyr and Kusy, 2007; Cyr et al., 2009) e sulla variabilità dei regimi pluviometrici (Cyr et al., 2010) nelle aree vinicole canadesi nonché alla determinazione del valore unitario (prezzo) di un contratto climatico con riferimento alla California (Cyr et al., 2013). Per la determinazione corretta del prezzo di questo strumento è necessario che sia evidente la relazione fra l’evento climatico e quello economico, di conseguenza è necessario che siano disponibili dati attendibili sull’evento climatico oggetto della strategia di copertura. L'attendibilità riguarda sia la rilevazione certa della manifestazione dell’evento determinante l’esercizio dello strumento sia la disponibilità di serie storiche sui dati relativi all’evento climatico. A tale scopo, è evidente l'utilità di indici bioclimatici relativi alla produzione viticola per la determinazione del prezzo, come evidenziato da studi condotti nell'area di Niagara in Canada (Cyr et al., 2008), nell'Oltrepo Pavese in Italia (Zara, 2008) e nella zona del Côte de Nuits in Borgogna (Zara, 2010).

Percezione dei rischi da parte degli imprenditori

Le risposte che i produttori vitivinicoli mettono in atto per fronteggiare i rischi legati ai cambiamenti climatici sono condizionate dall'intensità con cui essi percepiscono i rischi e dal livello di trasparenza del mercato del vino (Lobos et al., 2010). Da uno studio condotto in Italia emerge che il livello di percezione e le risposte con strategie di mitigazione o adattamento dipendono in misura notevole dalle convinzioni individuali in merito al cambiamento climatico e dalle esperienze personali in merito a danni di produzione subiti nel passato (Menapace et al., 2014). In generale, in tutte le aree vitivinicole del mondo resta molto bassa la diffusione di strumenti come le assicurazioni e i derivati climatici nonostante le conseguenze dei cambiamenti climatici determinino un aumento dei costi di produzione e i produttori abbiano, seppur in misura diversa, la percezione dei conseguenti rischi. Evidentemente, tale percezione non è sufficiente a motivare l'acquisto di strumenti di gestione del rischio perché considerati troppo onerosi e difficoltosi sia da comprendere che da gestire, come rilevato da uno studio condotto nel dipartimento della Maine-et-Loire (Salk et al., 2007).

Rischi di mercato

Oltre le avversità climatiche, una importante fonte di rischio è rappresentata dall'imprevedibilità della fluttuazione dei prezzi e talora entrambe le cause possono influenzare notevolmente la variabilità dei ricavi per i produttori vitivinicoli (Folwell et al., 1997).
Nell'ambito dell'Unione Europea, parallelamente alla riduzione del sistema di garanzie finalizzate alla stabilizzazione dei mercati agricoli, si è sviluppata la riflessione sugli strumenti individuali di gestione del rischio per la realizzazione di interventi specifici di sostegno al settore per rafforzarne la competitività nel contesto del mercato mondiale. Alla peculiare esposizione ai rischi naturali si è aggiunta quella prodotta dall’integrazione con i mercati internazionali, legata alla variabilità dei prezzi dei fattori di produzione e dei prodotti finali. Ciò ha stimolato l'esplorazione di strumenti di tutela dei redditi dei produttori nei confronti dei rischi che siano maggiormente orientati al mercato come per esempio le assicurazioni sui ricavi (revenue insurance). Questo tipo di contratti rappresenta una innovazione nella gestione del rischio, essendo in grado di supportare gli agricoltori nel coprire le perdite nel caso in cui i ricavi dovessero scendere al di sotto di un livello predeterminato, indipendentemente dalla causa (inferiorità delle rese, dei prezzi o di entrambi rispetto alle attese).
A tal proposito, è stato condotto uno studio, con riferimento alla realtà vitivinicola spagnola, dimostrando che i premi assicurativi sui ricavi potrebbero avere un costo inferiore rispetto a prodotti simili di assicurazione multi-rischio e di programmi di sostegno del prezzo e che essi sarebbero in grado di stabilizzare i redditi senza fenomeni distorsivi nel commercio (Ramirez et al., 2005).
L'espansione internazionale delle aree di produzione e l'incremento del commercio vinicolo hanno comportato l'aumento della necessità di considerare il rischio di prezzo e le strategie per contenerlo. Infatti, l'elevata variabilità della disponibilità di vino nelle diverse aree produttive, in conseguenza dell'andamento climatico, si riflette in fluttuazioni dei prezzi che risentono anche delle diverse caratteristiche qualitative per le differenti tipologie di prodotto. Kourtis et al. (2012) hanno preso in considerazione il rischio derivante dalle fluttuazioni dei prezzi per i vini pregiati valutando l'opportunità per le imprese di diversificare la produzione in areali viticoli di differenti paesi, anche coltivando diverse varietà di vite. Inoltre, hanno considerato l'utilizzo di diversi strumenti finanziari per affrontare la gestione dei rischio e migliorare la completezza del mercato quali i contratti futures e i derivati.

Rischi e disponibilità di dati e informazioni

La possibilità di gestire il rischio, in termini generali, si basa sul ruolo cruciale svolto dalla disponibilità e attendibilità di informazioni e di dati. Nel caso della produzione vitivinicola sono fondamentali i dati relativi a parametri agronomici e fitosanitari la cui attendibilità, negli ultimi anni, è migliorata in conseguenza della maggiore precisione nelle previsioni meteorologiche che consentono di mettere a punto modelli previsionali sullo sviluppo dei parassiti e delle patologie, utili per la prevenzione dei rischi. Inoltre, con riferimento all'Italia, gli imprenditori vitivinicoli hanno la possibilità di accedere a servizi in grado di fornire dati e strumenti operativi per il contenimento di questi rischi e che sono presenti in maniera diffusa nel territorio. Poiché le strategie di prevenzione e di lotta fitosanitaria adottate dai produttori hanno implicazioni sia a livello locale che sociale, sarebbe necessario conoscere meglio le modalità con cui la disponibilità di informazioni influenza le azioni dei produttori. A tale scopo, Lybbert et al. (2010) hanno condotto un'analisi empirica riguardante l'effetto che può avere una migliore informazione riguardante la previsione delle malattie sul comportamento dei viticoltori e sull'ambiente. Sono stati utilizzati dati di serie storiche relative a diversi areali della California con riferimento a trattamenti contro l'oidio con lo scopo di stimare modelli di gestione di lotta. I risultati hanno evidenziato risposte variabili a seconda della localizzazione dell'azienda e del valore del prodotto.

Rischi e investimenti in innovazioni e tecnologie

Oltre la disponibilità di dati e informazioni, anche l'innovazione tecnologica svolge un ruolo fondamentale nella gestione del rischio per le imprese vitivinicole. Una delle principali preoccupazioni è rappresentata dall'eventualità che le caratteristiche qualitative del vino vengano modificate nel corso della sua conservazione quando il prodotto è molto sensibile a variabili come temperatura e umidità. Poiché il suo valore è fortemente influenzato dalla qualità al momento della vendita, è fondamentale controllare e monitorare il rischio di alterazioni di alcuni parametri qualitativi durante la conservazione. Questa è una preoccupazione fondamentale per cantine e distributori che devono gestire il rischio in impianti di stoccaggio per il mantenimento della qualità del vino e prevenire il deprezzamento del valore. Tale argomento è stato affrontato nel lavoro di Lam et al. (2013) in cui è descritto un sistema di controllo del rischio e di monitoraggio delle condizioni di conservazione in tempo reale di vino (Risk Control and Monitring System - Rcms), che combina la tecnologia di identificazione a radiofrequenza (Radio Frequency Identification - Rfid) e modelli di ragionamento in grado di sfruttare informazioni raggruppate in casi già risolti (Case-Based Reasoning - Cbr). Il tag Rfid è dotato di sensori per la temperatura e l'umidità che misurano la condizione effettiva di memorizzazione di ogni unità di stoccaggio (stock keeping unit - Sku) e tutte le informazioni sul vino e sulla sua posizione sono disponibili con lo scopo di individuare agevolmente il prodotto che presenta misure anomale dei parametri considerati. Il Cbr è in grado di generare, tenendo conto di casi di eventi simili del passato, una shortlist di azioni critiche di controllo, sulla base di possibili cause di incidenti e di attività successive. L'adozione del Rcms permette lo sviluppo di piani operativi efficaci e di conseguire una riduzione del rischio di danno in relazione alla qualità con il miglioramento della soddisfazione del cliente.
Altri autori hanno messo in evidenza la rilevanza della conoscenza e degli investimenti tecnologici per la gestione dei rischi. In particolare, gli investimenti nel capitale basato sulla conoscenza (Knowledge Based Capital - Kbc), riguardanti beni intangibili quali competenze specifiche manageriali, nuovi processi organizzativi, brevetti e, in generale, tutti gli investimenti in innovazione e ricerca, svolgono un ruolo fondamentale nel dotare le imprese di competenze necessarie per prevedere i rischi possibili e modificare la condotta strategica e operativa. Lo studio condotto da Dutz et al. (2014) analizza le relazioni fra gli investimenti nel capitale basato sulla conoscenza (Kbc e le esportazioni di vino per il Cile, evidenziando che per l'industria del vino cileno tali investimenti possono essere considerati asset importanti per la gestione del rischio delle imprese.

Rischi e costi di transazione

Una particolare tipologia di rischio riguarda le relazioni di mercato intercorrenti tra le imprese nella filiera e i relativi costi di transazione. Il lavoro di Franken e Bacon (2014) analizza il ruolo delle strategie di coordinamento verticale nella diminuzione dei rischi relativi all'approvvigionamento di uve aventi caratteristiche qualitative desiderate dall'acquirente. Lo studio, realizzato in California, mette in evidenza che i contratti formali stipulati dalle imprese vinicole per l'approvvigionamento delle uve sono più affidabili rispetto ad accordi informali, a causa del rischio associato alla qualità della materia prima. Infatti, la deperibilità delle uve, sia fisiologica sia legata all'imprevedibilità degli eventi climatici, potrebbe rendere difficile o incerto, e talvolta costoso, l'approvvigionamento di materia prima della qualità desiderata, cosicché le strategie di integrazione verticale con l'utilizzo di contratti scritti dettagliati potrebbero ridurre tali rischi. In alcuni casi, quando la qualità è molto difficile da valutare e l'enologo ha bisogno di controllare anche alcune pratiche della fase agricola, allo scopo di ridurre i rischi, potrebbe essere necessaria un'integrazione verticale completa che conduce alla proprietà unica di fasi consecutive nella filiera.
L'argomento della stipula di contratti come strategia per gestire i rischi di mercato e di approvvigionamento della materia prima nella produzione vinicola è stato anche affrontato da Steiner (2009), che ha considerato come il rapporto tra un produttore di uva (venditore) e una cantina (acquirente) sia caratterizzato da una situazione di rischio morale (moral hazard) che coinvolge entrambe le parti. Egli ha sviluppato una analisi di statica comparata che considera la condivisione ottimale in un modello principale-agente in cui il contributo alla qualità finale del principale (cantina) deriva dalle fasi di lavorazione e di commercializzazione mentre il ruolo dell'agente (produttore d'uva) consiste nella produzione. Entrambe le parti potrebbero comportarsi da opportunisti in quanto i loro sforzi possono essere reciprocamente rilevati in maniera imperfetta e il loro impatto sulla qualità finale del prodotto può essere valutato in modo non accurato. Il modello sviluppato prevede la possibilità di contributi asimmetrici alla qualità finale da parte dei due contraenti e mostra che, in caso di avversione al rischio per entrambe le parti, la condivisione della produzione e del rischio può essere sostenuta anche in contesti di rischio morale di tipo bilaterale.

La gestione del rischio nella vitivinicoltura italiana

La gestione del rischio, quale fondamentale strumento di politica agraria a tutela dei redditi dei produttori vitivinicoli italiani, è da collocare nel contesto degli strumenti che la Pac ha messo a disposizione attraverso:

  • la riforma dell’Ocm ortofrutta (Reg. 1182/2007) entrata in vigore nel 2008;
  • la riforma dell’Ocm vino (Reg. 479/2008) entrata in vigore nel 2009;
  • la riforma dei pagamenti diretti (articolo 68, Reg. 73/2009);
  • il Reg. 1308/2013;
  • il Reg. 1305/2013 riguardante la nuova Pac 2014-2020 che inserisce la gestione del rischio nell’ambito del 2° pilastro  quindi nei Programmi di sviluppo rurale (Psr).

La riforma dell’Ocm vino del 2008 aveva previsto, tra le misure di sostegno delegate agli Stati membri, da attuare tramite uno specifico programma nazionale di sostegno (Pns), l'erogazione di contributi per l'assicurazione del raccolto di uva da vino. Tale misura aveva una dotazione di 20 milioni di euro annui, per il periodo 2010 - 2014 (DM 6 luglio 2010), con la possibilità di incrementare tale disponibilità finanziaria in caso di risparmi in altre misure del Pns. Questa situazione si è verificata in tutti gli anni dal 2010 al 2014 (Tabella 1) riuscendo a garantire un’agevolazione pubblica dell’80% del costo dei premi di assicurazione per il settore vitivinicolo. Nella nuova Pac 2014-2020 la gestione del rischio ha assunto un'ampia rilevanza con l'allargamento dell'ambito, oltre alle calamità naturali anche all’assicurazione dei prezzi e dei mercati, con l'ampliamento degli strumenti e con maggiori dotazioni finanziarie. In Italia l'applicazione della misura riguardante le assicurazioni agevolate è ormai consolidata e proprio per il settore vinicolo è largamente impiegata, invece lo strumento dei fondi di mutualizzazione è ancora in una fase iniziale. Infatti, nell'aprile 20016 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato l'approvazione dalla Conferenza Stato-Regioni il decreto del Mipaaf per il riconoscimento, la costituzione e la gestione dei fondi di mutualizzazione in agricoltura che potranno beneficiare dei sostegni previsti nell'ambito del Programma di sviluppo rurale nazionale fino al 2020.

Tabella 1 -  Stanziamenti per le assicurazioni agevolate 2010-2014 in Italia

Fonte: DG Agriculture and Rural Development, 2016

Considerazioni conclusive

L'abbandono degli onerosi strumenti di intervento ex-post ha determinato un orientamento della politica agraria verso l'incentivo di strumenti ex-ante come le assicurazioni e strumenti finanziari innovativi quali i derivati climatici e le assicurazioni dei ricavi, come previsto anche dalla Ocm vino (Reg.CE 479/08). In Italia lo strumento maggiormente utilizzato è rappresentato dalle assicurazioni, sostenuto dalle risorse finanziarie provenienti dalla Pac, mentre strumenti finanziari più innovativi sono meno conosciuti. Come evidenziato, per prevenire e gestire i rischi gli imprenditori possono mettere in atto anche diverse strategie di tipo organizzativo come la stipula di contratti e gli investimenti in tecnologia e innovazione. Sarebbe opportuno intensificare lo studio della gestione del rischio nelle diverse aree vitivinicole del mondo estendendo l'interesse alle decisioni dei produttori in condizioni di rischio considerando i riflessi sui costi e i ricavi. Infatti, a seconda della specificità dell'area di produzione, gli imprenditori dovrebbero adottare determinate misure per affrontare i rischi che variano nella loro fattibilità economica e nell'entità delle barriere alla loro realizzazione. Un ulteriore aspetto da considerare è il ruolo dell'esperienza nella formazione delle opinioni su tipi di rischi tra i viticoltori e il divario tra il loro bisogno di affrontare i rischi e l'adozione di strumenti adeguati. Un problema correlato è quello di comprendere il ruolo dei fattori che potrebbero guidare l'attuazione di tali strumenti nelle imprese e l'impatto sui risultati della gestione. A livello territoriale si dovrebbero considerare le conseguenze sociali della gestione dei rischi e il loro impatto sull'identità culturale regionale considerando che le regioni del vino di alta qualità creano paesaggi fisici e culturali unici che, mediante la coltivazione, la trasformazione, il commercio e il turismo, sono componenti cruciali delle economie locali. Il ruolo delle istituzioni e gli interventi di politica dovrebbero essere analizzati in considerazione delle sovvenzioni che, in alcuni contesti, vengono corrisposti agli agricoltori per affrontare il rischio di eventi climatici negativi. Il sorgere di rischi di diversa natura, a causa di cambiamenti climatici, della internazionalizzazione del mercato, della fluttuazione dei prezzi, della presenza del rischio morale (moral hazard), sottolineano la necessità di politiche agricole flessibili e allo stesso tempo di opportuni requisiti da parte dei viticoltori e dei produttori di vino per l'adozione di appropriati sistemi di gestione del rischio.

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