Alla ricerca di risposte “win-win” per la governance dell’acqua: “action research” nel distretto di Arborea (Oristano)

Alla ricerca di risposte “win-win” per la governance dell’acqua: “action research” nel distretto di Arborea (Oristano)
a Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Scienze Politiche, Scienze della Comunicazione e Ingegneria dell'Informazione, Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione
b Università degli Studi di Sassari, Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione
c Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Agraria, Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione

Introduzione

La letteratura scientifica mette in luce uno stretto legame tra il cambiamento climatico e le problematiche della gestione delle risorse idriche. In questo modo, essa offre spunti di riflessione sul tema della Water Governance in riferimento ai potenziali strumenti (politici, gestionali, economici, scientifici) da applicare al fine di produrre strategie di adattamento "efficaci" in base al contesto di riferimento (Pahl-Wostl et al., 2010; Foerster, 2011; Godden et al., 2011; Wiek & Larson, 2012). La gestione dell'acqua deve essere interpretata alla luce di una molteplicità di variabili che possono essere alla base di conflitti per l'accesso alle risorse: elementi di carattere fisico, geologico, contesti sociale, economico, culturale e politico-normativo, tipo di attività di produzione, attori coinvolti. Alla "questione dell'acqua" si lega altresì la Direttiva Europea sui Nitrati (1991/676/Cee), che rappresenta anche una misura preventiva nel contrasto all'inquinamento dell'acqua da nitrati, derivanti soprattutto dai fertilizzanti impiegati in ambito agricolo (Nguyen et al., in stampa), stabilendo una soglia massima per i corpi idrici (50 mg/L). Al fine di ridurre l'impatto dei fertilizzanti e dei pesticidi sulla falda freatica la Direttiva Nitrati ha imposto una serie di obbligazioni fissando una quantità massima di fertilizzanti organici da impiegare (170 kg/he/anno) e la definizione del Codice di Buona Pratica Agricola. La misura ha prodotto effetti contraddittori in relazione alle disposizioni riguardanti le modalità di recepimento da parte degli Stati membri (Toderi et al., 2007; Nguyen et al., in stampa) e agli effetti derivanti dalla sua applicazione. Infatti, essa, nella sua formulazione, ha trascurato il coinvolgimento di coloro che sono stati chiamati a rispondere a un insieme di norme imposte dall'alto. Tuttavia, la verticalità del processo di attuazione è messa in discussione dall'approccio integrato introdotto, successivamente, dalla Direttiva Quadro sulle acque (2000/60/Cee) che suggerisce la necessità di adottare un metodo rispondente a una logica multilivello e multidisciplinare in grado di accrescere la consapevolezza degli stakeholder e, insieme, dei policy maker al fine di monitorare e valutare gli effetti ecologici, sociali ed economici delle azioni di governo rispetto alle risorse idriche. Tale approccio ben si colloca, dal punto di vista teorico e metodologico, nella participatory action research (Kindon et al., 2009) che mira a coinvolgere la prospettiva degli stakeholder per creare una piattaforma di dialogo multilivello. Allo stesso modo, a partire dal 1990, la letteratura (cfr. Chambers et al., 1989; Bawden & Ison, 1992; Röling, 1994; 1997; Röling & Jiggins, 1998; Röling & Wagemakers, 1998) pone in evidenza la necessità di adottare un approccio integrato, interdisciplinare (Gwp, 2000; Hedelin, 2007; Pahl-Wostl, 2009; Godden et al., 2011; Darnhofer et al., 2012) e "transdisciplinare" (Parkes et al., 2010) nello studio dei sistemi "socio-ecologici" (Vitousek et al., 1997).
Nella cornice descritta si colloca lo studio di caso inserito all'interno del progetto di ricerca Cadwago1, rappresentato dal distretto di Arborea (Oristano, Sardegna), che ha l’obiettivo di individuare risposte adattive “win-win” ai cambiamenti di contesto (ambientale, economico, sociale e politico-normativo), combinando una ricerca sperimentale, basata sull'analisi degli effetti prodotti dalla Direttiva Nitrati, dalle pratiche di uso dell'acqua e dai sistemi di produzione, con una ricerca "partecipata" grazie al coinvolgimento del sapere locale e delle istituzioni direttamente coinvolte nella gestione delle risorse idriche. Ciò, al fine di stimolare atteggiamenti "pro-attivi" (del tipo "win/win") da parte degli attori coinvolti e arricchire, allo stesso tempo, il sapere scientifico.

Il Sistema Arborea e gli effetti della Direttiva Nitrati sulla “questione dell’acqua”

Il territorio di Arborea, nella Provincia di Oristano, è costituito da circa 6.000 ettari di zone umide che rappresentano il 47% del patrimonio della Sardegna (Assessorato Ambiente e Protezione Civile Settore Ambiente e Suolo, 2012). A partire dalla prima metà del '900 Arborea è oggetto di una imponente bonifica idraulica e agraria dei terreni e un conseguente processo di sviluppo, inizialmente basato su un sistema di uso del suolo misto (coltivazioni alimentari e foraggere e allevamenti), specializzatosi nel tempo nella produzione di latte vaccino. Oggi Arborea è un'area caratterizzata da una produzione lattiera intensiva e da un sistema di coltivazione orientato principalmente alla produzione della base foraggera basata su insilato di mais, fieno o insilato di erbai autunno-vernini e, in minor misura, prati di erba medica (Allan et al., 2013). Il "sistema Arborea" si rifà a un modello cooperativistico che vede legate la componente lavorativa (imprese) a quella "comunitaria", caratterizzata da un'identità definita, frutto di uno storico processo di "colonizzazione", avviato in età fascista (Becattini, 1989), che ha prodotto il radicamento dei lavoratori (provenienti dal nord Italia) nel distretto. Arborea si riferisce a un modello di sviluppo basato, al contempo, sulla capacità degli attori sociali locali di dare vita a forme di sviluppo e di auto-sostentamento e di rielaborare conoscenze e informazioni provenienti dall'esterno. All'interno di tale cornice prende forma il dilemma dovuto al contrasto tra interessi differenti associati all’"uso dell’acqua" in relazione a una molteplicità di attività che caratterizzano l'area, quali turismo, agricoltura, industria lattiero-casearia, pesca. L’attuazione della Direttiva Europea sui Nitrati - avvenuta tardivamente in Sardegna nel 2006-07 - si è scontrata immediatamente con l'esperienza degli allevatori che, sino a quel momento, vedevano i reflui zootecnici come una risorsa da valorizzare piuttosto che come una fonte di inquinamento. Nella zona, il monitoraggio avviato nel 2001 ha messo in evidenza un'elevata concentrazione di nitrati nelle acque sotterranee dovuta principalmente allo smaltimento dei liquami e del letame nei campi in aggiunta all'impiego di fertilizzanti minerali (Nguyen et al., 2013). Le attività di pesca a valle del sistema agro-zootecnico erano le principali vittime dell’inquinamento, che determinava eutrofizzazione e gravi danni alla fauna ittica. Nel 2005 la Regione Autonoma della Sardegna, insieme con l'Arpas (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Sardegna), individua il distretto di Arborea come unica Zona Vulnerabile da Nitrati (Zvn) in Sardegna. Le imposizioni producono, però, significativi incrementi di costi in un periodo caratterizzato da una profonda crisi del mercato del latte. Alla riduzione di produzione attesa dal contingentamento dei fertilizzanti, si aggiunge il costo per il trasporto dei liquami fuori Zvn e per l'acquisto di fertilizzanti minerali - ritenuti più efficienti di quelli organici nell’uso dell’azoto da parte delle colture - necessari per soddisfare l’elevato fabbisogno colturale, come da Codice di Buona Pratica Agricola. Pur osservando gli obblighi imposti dalla Direttiva, gli allevatori percepiscono che le norme imposte non siano efficaci nel ridurre l’inquinamento, sebbene ammettano che l’attuazione della norma abbia contribuito in modo determinante a migliorare le tecniche di stoccaggio e spandimento dei liquami (Seddaiu et al., 2011, Nguyen et al., 2012). 

La ricerca "pro-attiva" Cadwago

La ricerca partecipativa impostata dal gruppo di ricerca “Cadwago” è partita dalla produzione di evidenze scientifiche sul fatto che la sostituzione di fertilizzanti organici con fertilizzanti minerali non fosse risolutiva rispetto ad altre soluzioni che sarebbero state più accettabili per gli agricoltori (Seddaiu et al., 2011, Nguyen et al., 2012). Infatti, i risultati della sperimentazione condotta da Seddaiu et al. (2011) dimostrano che le misure imposte dalla Direttiva non hanno determinato significative riduzioni della lisciviazione di nitrati rispetto ad altre modalità di fertilizzazione basate sul reimpiego dei reflui zootecnici aziendali. Ad Arborea si è partiti dalla crisi indotta dall’attuazione della Direttiva Nitrati, con la progettazione di una sperimentazione partecipativa che ha visto protagonisti gli stessi agricoltori nel quantificare le dinamiche del processo di inquinamento in relazione alle pratiche di gestione della fertilizzazione. Dopo alcuni anni di ricerca, gli agricoltori, che inizialmente avevano assunto una posizione difensiva e negazionista, hanno assunto atteggiamenti proattivi nella ricerca di soluzioni e percorsi di medio-lungo termine per affrontare la complessa situazione. Produrre tale cambiamento nell'atteggiamento ha richiesto un forte investimento del gruppo di ricerca che impegna un team interdisciplinare da circa 6 anni su vari fronti all'interno di progetti di ricerca differenti (Lai et al., 2012; Nguyen et al., in stampa; Allan et al., 2013, Colvin et al., in stampa).
L’ipotesi alla base della ricerca è che, investendo su un processo partecipato pluriennale e di qualità tra ricercatori, decisori politici e altri stakeholder, possano crearsi le condizioni per l’innovazione e lo sviluppo di risposte adattative del tipo “win/win” ai cambiamenti non controllabili dal sistema, come quelli legati al clima o ai mercati globali. In questo processo, il ricercatore svolge inizialmente un ruolo di facilitazione attraverso la costruzione di oggetti socio-tecnici intorno ai quali sviluppare l’interesse del maggior numero di stakeholder possibile. Il progetto Cadwago, infatti, si ispira al quadro teorico e metodologico del progetto Slim (cfr. http://slim.open.ac.uk/; Blackmore et al., 2007; Slim, 2004a; Colvin et al., 2014; Ison et al., 2011) che, accanto a strumenti di ricerca "tradizionali", quali Interviste semi-strutturate, ha previsto "attività sperimentali partecipate" e l'organizzazione di workshop interattivi: tali strumenti sono stati rivolti a differenti categorie di stakeholder, identificati mediante un'approfondita analisi del contesto e degli attori in esso coinvolti (comunità locale, attori coinvolti nei differenti apparati produttivi, ricercatori, decisori politici). Seguendo lo schema Slim le evidenze scientifiche più rilevanti sono state illustrate in occasione di incontri pubblici e giornate di co-formazione appositamente programmati per lo scopo di divulgazione o ritagliati all'interno di contenitori più ampi, ma anche attraverso strategie "non convenzionali" di comunicazione con il coinvolgimento di esperti della comunicazione e artisti. La de-costruzione di pratiche agricole sedimentate nel tempo e la messa in discussione di fattori sociali-storici-culturali rispetto al mutevole contesto climatico, economico, istituzionale e ai limiti imposti dalle specificità biofisiche locali, ha rappresentato il primo step per costruire fiducia e apprendimento sociale tra i protagonisti.

Cadwago ad Arborea

Dallo studio del "sistema Arborea" emerge che i portatori di interesse coinvolti sono sempre più consapevoli del fatto che l'attività zootecnica intensiva sia gran parte responsabile dell'inquinamento da nitrati delle acque nel distretto (Nguyen et al., in stampa). Allo stesso tempo, però, vi è la sfiducia in una Direttiva percepita come una costrizione dall'alto e basata su presupposti teorici non calati nella specifica realtà locale. I primi riscontri concreti del processo di apprendimento avviato con la Cooperativa Produttori Arborea2 sono emersi dopo circa quattro anni di investimenti in ricerca partecipata. Per la prima volta, la Cooperativa Produttori ha di sua iniziativa proposto al team di ricercatori di supportare scientificamente un nuovo progetto di innovazione per lo sviluppo rurale, attraverso l’accesso a finanziamenti regionali. Il progetto Ichnusa Bubula3 è il risultato di un lungo processo di "social learning" volto alla produzione di risposte adattive "efficaci" ai cambiamenti di contesto (climatico, economico, sociale e istituzionale), realizzatosi all'interno del progetto "Cadwago", ma anche di altri progetti che coinvolgono il distretto di Arborea. È stato concepito per supportare una nuova filiera produttiva attraverso la sinergia tra le infrastrutture materiali e immateriali della Cooperativa Produttori e i sistemi di allevamento estensivi del bovino da carne della Sardegna. Fino a questo momento il sistema cooperativistico di Arborea aveva guardato al contesto globale solo per trarne lezioni in termini di innovazione e nuove possibilità di profitto, mentre non sembra aver subito particolari influenze socio-economico-culturali dal resto dell’isola. Per la prima volta dalla sua fondazione, dunque, Arborea “guarda oltre il canale di bonifica” non solo per il mercato ma per l’allargamento della zona di produzione delle proprie filiere. La cooperativa ha scelto di destinare il proprio centro di ingrasso vitelli, prima utilizzato per l’ingrasso dei maschi di razza frisona poco adatti alla produzione di carne, all’ingrasso di vitelli da ristallo provenienti da allevamenti bradi delle aree collinari della Sardegna. Questo nuovo processo è particolarmente significativo in quanto del tipo “win/win”: (i) la Cooperativa Produttori ha l’opportunità di valorizzare una propria infrastruttura sino a quel momento caratterizzata da diseconomie dovute al basso tasso di conversione degli alimenti da parte dei vitelli frisoni; (ii) operando in questo senso si è aperto un nuovo orizzonte di spazi rurali e base sociale prima inesplorati, su cui la Cooperativa intende investire per rafforzare la propria solidità economica. Nel progetto "Ichnusa bubula", l'attenzione all'acqua (soprattutto in relazione alla gestione degli effluenti provenienti dal centro di ingrasso), si lega all'esigenza di dare al marchio “Carne bovina della Sardegna” un'immagine commerciale che richiami sviluppo sostenibile, salubrità e biodiversità su scala non più solo locale. La "questione dell'acqua" riguarda direttamente e indirettamente vari aspetti della filiera corta della carne bovina, come l'aumento dell'efficienza d'uso dell'azoto proveniente dai reflui zootecnici del centro di ingrasso (ubicato in zona vulnerabile da nitrati); il progetto della Cooperativa di coltivare in aree irrigabili oggi non irrigate della Sardegna per la produzione locale di foraggi e mangimi, anche attraverso contratti di coltivazione, e la tutela dell'assetto idrogeologico associata al mantenimento della zootecnia nelle aree agro-silvo pastorali della Sardegna. La necessità di sviluppare una filiera produttiva della carne, dunque, si lega a molteplici esigenze, sorte anche a partire dal recepimento della Direttiva Nitrati che ha prodotto effetti in termini di costi relativi, in particolare, alla riduzione nella produzione, ai costi di trasporto dei liquami e letame e all'acquisto di fertilizzanti minerali. In tal senso, lo studio è finalizzato anche alla produzione di una valutazione economica delle soluzioni tecnologiche e dello sviluppo di un processo che, nel contesto considerato, possano risultare più "efficienti" nella valorizzazione delle risorse locali e nella gestione degli effluenti da allevamento.
Adottare strategie del tipo win-win significa, infine, promuovere il capitale sociale nei termini di bonding (orientato all'omogeneità), bridging (orientato all'eterogeneità) (Putnam, 1995; Adler, Kwon, 2002) e linking social capital (capacità di sfruttare le risorse, idee e informazioni provenienti da istituzioni) (Leonardi, 1995). In questo senso, il progetto Cadwago adotta l’approccio della “ricerca-azione” che, attraverso due livelli di azione (uno teorico e di studio, l’altro di azione concreta) mira a conoscere e, al contempo, valutare gli effetti/benefici, generati dalla partecipazione di attori differenti (la comunità, i soggetti economici interni ed esterni, le istituzioni quali l'Università, gli organi governativi e le agenzie regionali), in termini di produzione delle tre forme di capitale sociale (bridging, bonding e linking), a cui si legano, a certe condizioni, le capacità di crescita (e di adattamento) del sistema mediante un ampliamento del network di relazioni.

Conclusioni

Il progetto Cadwago ad Arborea propone di ricercare risposte adattive “win-win” ai cambiamenti dell’ambiente per la governance dell’acqua combinando una ricerca sperimentale, basata sull'analisi degli effetti prodotti dalla Direttiva Nitrati, dalle pratiche di uso dell'acqua e dai sistemi di produzione dell'area, con una ricerca "partecipata" grazie al coinvolgimento del sapere locale e delle istituzioni direttamente coinvolte nella gestione delle risorse idriche. Ciò, al fine di stimolare atteggiamenti "pro-attivi" da parte degli attori coinvolti e arricchire, allo stesso tempo, il sapere scientifico. I risultati raggiunti da Cadwago ad Arborea sono emersi nella formulazione e realizzazione di nuovi progetti grazie al costante dialogo con la comunità locale che ha prodotto risultati in termini di adozione di strategie del tipo "win/win": il progetto "Ichnusa bubula" testimonia l'"apertura" di Arborea nei confronti del contesto più ampio e la produzione di benefici "allargati".
Per verificare quanto la "questione ambientale e dell'acqua" siano spontaneamente o "forzatamente" posta al centro del dibattito nella formulazione di nuove proposte di intervento e di rinnovamento del tipo win-win, si impone la necessità di dialogo tra l'apparato decisionale e la base sociale di riferimento con l'obiettivo di superare i conflitti tra gli stakeholder (in particolare, allevatori, agricoltori, pescatori, enti turistici) e di promuovere pratiche (basate sul rafforzamento di tutte le forme di capitale sociale) che siano eco-compatibili e, contemporaneamente, in grado di soddisfare le esigenze di profitto degli attori economici.

Riferimenti bibliografici

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  • 1. Il progetto di ricerca internazionale Cadwago (Climate Change Adaptation and Water Governance, www.cadwago.net) coinvolge partner differenti (University of the Sunshine Coast, Australia; Brock University, Canada; Open University, Regno Unito; Griffith University, Australia; University of Tasmania, Australia; Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione - Nrd Uniss - Università di Sassari, Italia; Swedish University of Agricultural Sciences, Svezia; Oak Ridge National Laboratory - Ornl - Usa; Wageningen University, Olanda) con l'obiettivo di potenziare i sistemi di Governance dell'acqua attraverso la partecipazione degli stakeholder al fine di produrre conoscenza utile per formulare o potenziare le strategie di adattamento al cambiamento climatico.
  • 2. La Cooperativa Produttori Arborea rappresenta la base produttiva primaria e fornisce servizi tecnici e di marketing alle aziende associate (www.produttoriarborea.it).
  • 3. Il progetto Ichnusa bubula (Psr 2007/2013 - Misura 124, "Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e alimentare, nonché in quello forestale") coinvolge l'Università di Sassari, la Cooperativa Produttori di Arborea e quattro aziende bovine da carne estensive di collina con l'intento di dare vita a una filiera locale di produzione di carne bovina, coniugando sinergicamente il lavoro degli allevatori del Nord Sardegna, il Centro di ingrasso vitelli di proprietà della Cooperativa e le attività di ricerca e di marketing, con l'obiettivo di attivare un processo di produzione "virtuoso e sostenibile" che si concretizzi nella creazione di un marchio “Carne bovina di Sardegna”.
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Il Paper "Alla ricerca di risposte adattive 'win-win' ai cambiamenti dell'ambiente per la governance dell'acqua: il caso di 'action-research' nel distretto di Arborea" è stato presentato dalla Dott.ssa Maria Laura Ruiu al convegno  Smart waters. Cooperazione e sicurezza idrica nelle aree fragili, tenutosi a Rovigo (21 – 22 Marzo 2014), con il titolo “L'approccio partecipato alla gestione dell'acqua: una proposta di Ricerca Proattiva nel distretto di Arborea”.
Cordialmente
Maria Laura Ruiu