Il ruolo delle filiere corte: un’analisi del contesto calabrese

Il ruolo delle filiere corte: un’analisi del contesto calabrese

Introduzione

Dalla seconda metà degli anni ’90, il concetto di Alternative Food Network (Afn) è stato usato nella letteratura scientifica internazionale per indicare iniziative come: Mercati Contadini (MC), Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), Community Supported Agriculture (Csa), Negozi Aziendali (NA) e altre forme di vendita diretta, sistemi agroalimentari locali, cooperative di consumatori, produttori e lavoratori (Allen et al., 2003; Brunori et al., 2008; Feenstra, 2002; Hinrichs, 2000).
Almeno in linea di principio, le Afn incarnano un'alternativa al sistema agroalimentare globale e industriale. Prima di tutto, i prodotti scambiati all’interno di queste reti sono radicati in specifici territori, tradizioni produttive e culture alimentari. Diversamente dall'anonimato che caratterizza la Grande Distribuzione Organizzata (Gdo), nelle Afn circolano le informazioni necessarie a ricollegare i prodotti ai loro produttori e luoghi di origine, alle loro caratteristiche organolettiche, alle tecniche produttive e alle tradizioni alimentari. In secondo luogo, le Afn sono pensate per favorire l'inclusione socio-economica di attori emarginati dal sistema agroalimentare convenzionale. Per esempio, si cerca di offrire opportunità economiche ai piccoli-medi agricoltori tradizionali, così come si mira a che i consumatori, di ogni fascia di reddito e condizione sociale, possano acquisire controllo dei loro acquisti avendo accesso a prodotti sani, di qualità, culturalmente adeguati e a prezzi equi. In terzo luogo, le Afn ambiscono a essere sistemi rispettosi dell'ambiente sostenendo produzioni tradizionali, naturali, ecologiche e a chilometro zero (Allen et al., 2003; Feenstra, 2002; Morgan et al., 2006; Renting et al., 2003; Renting et al., 2012).
L’espressione filiera corta è usata nella letteratura scientifica e nel senso comune in Italia per far riferimento a questo tipo di iniziative. Alcuni studi sostengono che il sistema agroalimentare italiano non si sia mai del tutto industrializzato, pertanto è sempre rimasto spazio per iniziative di filiera corta dai tratti tradizionali (Malassis e Ghersi, 1995; Parrot et al., 2002). Rossi et al. (2008) hanno parlato di un rinnovato interesse verso sistemi di approvvigionamento agroalimentare, come per esempio i MC, che non sono mai del tutto scomparsi dal panorama agroalimentare italiano. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni Duemila, si è registrato un vero e proprio boom per le filiere corte (Rossi et al., 2008).
Questo articolo contribuisce a chiarire quale sia il ruolo delle filiere corte che hanno suscitato interesse in Italia dalla fine degli anni ’90. A tal fine si riprendono e discutono le informazioni emerse da ricerche condotte dagli autori sulle filiere corte calabresi (D’Amico, 2015; D’Amico et al., 2013). La Calabria si propone come contesto di studio perché non è stata esplorata nella letteratura scientifica sulle filiere corte. Mappare e descrivere le filiere corte in questo territorio può portare alla luce nuove conoscenze sul ruolo delle filiere corte in contesti agroalimentari tradizionali dove queste non sono mai scomparse.
La sezione successiva presenta la metodologia utilizzata per mappare le filiere corte in Calabria. La terza sezione riporta i risultati della mappatura e li discute. La sezione conclusiva trae le somme sul ruolo delle filiere corte in Calabria.

Una metodologia induttiva per la mappatura delle filiere corte calabresi

I casi di filiere corte esistenti in Calabria sono stati identificati utilizzando un metodo induttivo che ha preso in considerazione tutte le iniziative presenti nel territorio calabrese, dalla fine degli anni ’90, le quali:

  • si (auto)definiscono filiere corte in presentazioni più o meno formali (ad esempio sito internet e altri mezzi di comunicazione, seminari e altre occasioni simili);
  • rientrano tra le iniziative studiate nella letteratura italiana e internazionale come filiere corte;
  • ricadono tre le iniziative indicate come filiere corte nella normativa calabrese.

Nella prima fase di mappatura è stata svolta una ricerca su internet per mezzo del motore di ricerca “Google”. La ricerca è cominciata con “Filiere corte” e “Calabria” come parole chiave. Altre parole chiave sono emerse dai primi risultati della ricerca. Queste parole, ricercate in combinazione con la parola “Calabria”, sono: “Mercati Contadini”, “Gas”, “Legge filiera corta”.
Un’indagine sul campo è seguita alla prima fase di ricerca su internet. Alcuni attori politici hanno organizzato un workshop1 per discutere, insieme ai rappresentanti delle filiere corte calabresi, una legge2 per la promozione dei Gas. E’ stata colta l’occasione di partecipare all'evento per entrare in contatto con degli informatori privilegiati e ottenere ulteriori informazioni sulla presenza delle filiere corte in Calabria. Successivi incontri con informatori privilegiati sono stati organizzati, a giugno e dicembre 2012, per rivedere le informazioni raccolte fino a quel momento. Infine, un ultimo aggiornamento è stato eseguito nel mese di agosto 2014 per mezzo di una seconda fase di ricerca su Internet. Questa ha considerato le stesse parole chiave utilizzate nella prima fase allo scopo di verificare la presenza di eventuali nuove informazioni.

Risultati della mappatura delle filiere corte in Calabria

Le seguenti quattro forme di filiere corte sono state individuate in Calabria:

  • Mercati Contadini (MC);
  • Gruppi di Acquisto Solidale (Gas);
  • Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta (Godo);
  • Negozi Aziendali (NA).

Tabella 1 – Forme e distribuzione territoriale delle filiere corte calabresi

Fonte: D’Amico, 2015

Mercati Contadini

I mercati, nella forma di luoghi all'aperto e al chiuso in cui si comprano e vendono (regolarmente o occasionalmente) prodotti agroalimentari, sono sempre esistiti in Calabria. In questi mercati si trovano prodotti locali tradizionali, venduti direttamente dai produttori, unitamente a prodotti provenienti dai canali della Gdo, venduti da intermediari (Baldari e Gulisano, 2001).
Dai primi anni Duemila, politici, professionisti del settore agroalimentare e rappresentanti dalla società civile calabrese3 hanno avviato nuovi mercati, o ne hanno rinnovati alcuni già esistenti, con lo scopo di promuovere le filiere corte. Questi mercati sono stati considerati in questo studio nella categoria dei MC. Ammontano a un totale di 50 casi e si differenziano dai mercati preesistenti per il tipo di prodotti e venditori che vi hanno accesso:

  • nessun intermediario è ammesso, soltanto produttori e dipendenti di aziende agricole sono autorizzati a commerciare quanto prodotto in azienda;
  • esclusivamente aziende agricole della stessa provincia e regione in cui si trova il mercato possono vendere i loro prodotti;
  • i prodotti devono rispettare alcuni requisiti. Questi possono essere fissati per legge e verificati da certificazioni biologiche, di origine e da altre certificazioni ufficiali di qualità. In altri casi, gli organizzatori dei mercati definiscono dei requisiti e ne garantiscono il rispetto da parte dei produttori e prodotti ammessi nel mercato. Questi requisiti stabiliscono che i prodotti siano locali, tradizionali, naturali, di alta qualità e con determinate caratteristiche organolettiche. Inoltre i produttori sono tenuti a seguire pratiche e valori ritenuti etici, ad esempio il rispetto dell'ambiente, del benessere degli animali, della salute umana, dei diritti dei lavoratori e di altri principi di legalità e di rilevanza civica in generale.

Quatto diverse tipologie di iniziatori promuovono i MC individuati:

  • 3 MC sono organizzati da Gas. L’apertura dei MC coincide con i giorni in cui avviene lo scambio di prodotti ordinati per mezzo dei Gas e ha una duplice funzione. Da un lato, dare la possibilità di acquistare altri prodotti a chi ha ordinato attraverso il sistema dei Gas. Dall’altro, permettere l’acquisto a coloro che non lo hanno fatto tramite i Gas;
  • 3 MC sono promossi da organizzazioni di produttori e consumatori. Questi MC sono organizzati con cadenza regolare oppure in occasioni speciali. Sono concepiti per permettere a consumatori e produttori di comprare e vendere prodotti con determinate caratteristiche di provenienza e qualità che non sono facilmente reperibili nei circuiti commerciali convenzionali;
  • altri 2 MC sono supportati da istituzioni locali. Le istituzioni Regionali o Comunali offrono l’uso gratuito di edifici atti allo svolgimento dei mercati. L'obiettivo è di offrire opportunità di vendita a piccoli produttori locali di prodotti tradizionali e di qualità;
  • infine 42 MC sono frutto di due progetti nazionali4. Uno di questi progetti mira a educare al consumo di prodotti biologici. L’altro progetto vuole sostenere il consumo di prodotti tradizionali italiani.

Gruppi di Acquisto Solidale

In Calabria il primo Gas è stato fondato nel 2004. Questo studio ne ha individuati un totale di 18. 11 Gas sono registrati nella Rete Nazionale di Collegamento dei Gas (Rete G.a.s.) [www.retegas.org]. I sette rimanenti si auto-definiscono Gas e dichiarano di ispirarsi ai principi stabiliti nel documento base dei Gas (Rete G.a.s., 1999). Queste iniziative sono anche considerate come forme di filiere corte in una legge della Regione Calabria5.
I Gas indentificati in Calabria sono costituiti da gruppi cha variano tra le 10 e le 400 persone6. Questi gruppi decidono di organizzare collettivamente i propri acquisti di prodotti alimentari e non alimentari e stabiliscono i principi in base ai quali selezionare i prodotti e i produttori. I Gas in Calabria tendono a preferire processi partecipativi di certificazione per verificare che i produttori e i prodotti siano conformi ai principi stabiliti. I produttori sono prima individuati in prossimità dei luoghi in cui i Gas operano. Quando produttori locali adeguati non sono disponibili, i Gas calabresi si rivolgono a produttori nazionali e al commercio equo-solidale.
Nei Gas calabresi produttori e consumatori sono in contatto diretto. Alcuni consumatori, particolarmente impegnati, ricoprono ruoli che tradizionalmente appartengono ai produttori. Tra l’altro, questi consumatori si occupano della prenotazione e consegna dei prodotti e guidano processi partecipativi di selezione colturale, di raccolta e trasformazione dei prodotti. La maggior parte dei produttori si limita a produrre e conferire i prodotti. Tuttavia, alcuni produttori sono attivi anche nell'organizzazione dello scambio dei prodotti, si coinvolgono nella gestione di MC organizzati in parallelo allo scambio e partecipano ad alcune delle attività civiche promosse dai Gas. Tra queste rientrano attività di pura socializzazione, (ad esempio pranzi sociali), e attività politiche e culturali, (ad esempio manifestazioni ed eventi teatrali).
Per mezzo delle varie attività svolte, i Gas in Calabria mirano a contrastare le disfunzioni ambientali, socio-economiche e culturali create dal sistema agroalimentare industriale a livello locale e globale. Inoltre, i Gas calabresi intervengono su temi di politica, società, economia, cultura, ambiente e di interesse civico generale per il territorio in cui operano.
I Gas calabresi hanno almeno due origini diverse:

  • 6 Gas emergono da organizzazioni preesistenti. Tra queste vi sono gruppi scout, associazioni del commercio equo-solidale e organizzazioni di promozione sociale e politica che agiscono per generare consapevolezza su problemi socio-economici, politici, culturali, ambientali e civici del territorio calabrese. I Gas avviati da queste organizzazioni rappresentano un ulteriore strumento per perseguire i loro scopi originari;
  • 12 Gas sono stati avviati da singoli individui o da gruppi di persone aggregatisi intorno alla costituzione dei Gas. Tra questi c’è chi promuove i Gas per riscoprire prodotti e metodi di coltivazione tradizionali, strumentali per la protezione della biodiversità. Altri promotori sono motivati dall’interesse per l'acquisto di prodotti di qualità e locali che non possono facilmente trovare nei circuiti commerciali convenzionali. Altri ancora sono mossi dalla prospettiva di ottenere vantaggi economici dall’acquisto collettivo. Infine, i produttori coinvolti nei gruppi promotori sono motivati ​​dal poter vendere i loro prodotti a condizioni eque che non possono trovare in altri canali di vendita.

Gruppi Organizzati di Domanda e Offerta

I Godo sono promossi in tutta Italia dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (Aiab). Sono pensati per promuovere la filiera corta dei prodotti biologici. I gruppi regionali di Aiab individuano produttori locali di prodotti biologici e consumatori disposti ad acquistare tali prodotti. Il possesso di certificazioni biologiche e l'appartenenza ad Aiab sono condizioni essenziali per i produttori che vogliono entrare nel sistema dei Godo. L'adesione ad Aiab è richiesta anche ai consumatori. I gruppi regionali di Aiab gestiscono un sistema di scambio attraverso cui prodotti locali e biologici vengono consegnati periodicamente ai consumatori che li ordinano. Inoltre diffondono informazioni dettagliate in modo che i consumatori possano avere piena conoscenza dei prodotti e dei produttori. Altre attività dei gruppi locali di Aiab consistono nell’offrire sostegno tecnico ai produttori che vogliono convertirsi alla produzione biologica e nel promuovere campagne di sensibilizzazione sull’importanza, (per la salute umana, l’ambiente, la società e l’economia), di produrre e consumare prodotti biologici.
Le caratteristiche descritte fino ad ora valgono anche per il Godo individuato in Calabria, che è stato avviato nel 2010 dal gruppo Aiab di Reggio Calabria. I consumatori che hanno aderito al gruppo sono tutti della provincia di Reggio Calabria, ma i produttori provengono anche da altre province della Calabria.

Negozi Aziendali

La maggior parte degli agricoltori in Calabria utilizza la vendita diretta in NA, (nelle loro aziende o al di fuori), come canale di commercializzazione per i loro prodotti (Istat 2010a; 2010b).
441 sono i casi di NA considerati in questo studio tra le filiere corte calabresi e rappresentano solo una parte dei NA esistenti in Calabria. Si distinguono dagli altri perché, tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio degli anni Duemila, sono diventati parte di iniziative di filiera corta che mettono in rete diverse aziende agricole. All'interno di tali iniziative, i NA hanno un duplice scopo: da un lato, rappresentano una strategia commerciale per garantire viabilità economica a piccoli-medi produttori tradizionali; dall’altro, sono strumentali per trasmettere alcuni principi culturali, sociali, economici, politici, ambientali e civici in generale che muovono le iniziative cui i negozi sono associati.
7 iniziative, che coinvolgono produttori e organizzazioni della società civile, hanno promosso i NA individuati in questo studio:

  • 2 iniziative lavorano per sensibilizzare e proporre soluzioni alle diverse forme di sfruttamento che si verificano nel sistema economico e agroalimentare globale. Entrambe le iniziative si concentrano sulla necessità di garantire condizioni socio-economiche più eque per gli agricoltori tradizionali di piccole-medie dimensioni. Una di queste è anche impegnata nella lotta allo sfruttamento dei lavoratori migranti nel settore agroalimentare calabrese;
  • altre 3 iniziative promuovono la viabilità economica di produzioni di alta qualità e, in particolare, produzioni biologiche e altre forme di agricoltura rispettose dell'ambiente e della salute umana e animale. Una di queste è anche impegnata nella diffusione di principi di legalità come la lotta all’infiltrazione mafiosa nel contesto socio-economico, politico e culturale calabrese e il rispetto dei diritti dei lavoratori;
  • infine, 2 iniziative lavorano per la riscoperta di prodotti e produzioni locali e tradizionali, che sono a rischio di estinzione. Una di queste iniziative collabora con gli agricoltori per sviluppare tecnologie che consentano loro di mantenere forme tradizionali di produzione mentre ne migliorano la viabilità economica e la loro conformità al quadro normativo in materia di salubrità alimentare.

Ci sono delle caratteristiche che accomunano i NA considerati. Innanzitutto, vi è il coinvolgimento di produttori regionali, tradizionali e di piccole-medie dimensioni. I produttori sono tenuti a seguire specifici principi che riguardano le caratteristiche organolettiche dei prodotti, le tecniche di produzione e degli standard etici per la gestione della loro attività. Tra tutti i NA identificati, 17 sono al di fuori delle aziende, (a volte di proprietà di gruppi di aziende agricole), mentre il resto sono collocati in azienda. Gli agricoltori che gestiscono questi negozi, talvolta, utilizzano altri canali di vendita diretta indipendenti dalle iniziative cui tali negozi si associano, tra questi: MC, Gas, Godo e negozi on-line.

Discussione dei risultati della mappatura

Quattro forme di filiere corte (ri)compaiono in Calabria, tra la fine degli anni ’90 e i primi anni Duemila, con le seguenti caratteristiche generali:

  • introducono nuove forme di distribuzione alimentare (Godo, Gas) e rilanciano forme già esistenti (MC, NA). In tutti i casi esiste un’interazione diretta tra produttori e consumatori. Inoltre altri attori sono coinvolti, tra cui istituzioni e organizzazioni sociali;
  • introducono requisiti per i produttori e i prodotti che riguardano aspetti fisici e simbolici. I requisiti fisici richiedono che i produttori siano il più possibile locali, che i prodotti e i processi produttivi siano di qualità, tradizionali e rispettosi per l’uomo, l’ambiente, gli animali. I requisiti simbolici richiedono ai soggetti coinvolti l’assunzione di alcune responsabilità civiche come il rispetto di principi di legalità, equità e cooperazione socio-economica e di una posizione chiara rispetto a questioni sociali, culturali, economiche, politiche e ambientali di rilievo per il territorio in cui operano.

Conclusioni

Ciò che contraddistingue le filiere corte che hanno (ri)acquistato importanza in Calabria dalla fine degli anni ’90 è il loro duplice ruolo: da un lato mirano a dare vitalità economica a forme tradizionali di approvvigionamento agroalimentare di qualità ed ecologiche; dall’altro lato promuovono valori ed azioni civiche che potrebbero contribuire a stimolare il contesto socio-economico e culturale calabrese. Non da ultimo le filiere corte calabresi attivano processi di aggregazione per il raggiungimento di scopi condivisi che possono essere visti come uno spunto alla partecipazione civica. Inoltre, promuovono la cultura della legalità e il coinvolgimento della società civile su processi sociali, economici, politici e culturali di importanza territoriale.
La capacità delle filiere corte di svolgere questo duplice ruolo non è scontata. Stimolare la vitalità economica di attività agricole tradizionali e l’adempimento a valori e azioni civiche possono non essere complementari. Verificare quest’aspetto è socialmente rilevante e richiede altre ricerche empiriche. È in questo momento oggetto di studio e sarà discusso a breve in futuri elaborati scientifici.

Riferimenti bibliografici

  • Allen P., FitzSimmons M., Goodman M. e Warner K. (2003), Shifting plates in the agrifood landscape: the tectonics of alternative agrifood initiatives in California. Journal of Rural Studies, Vol. 19, n.1

  • Baldari M., Gulisano G. (2001), I processi innovativi nell’olivicoltura calabrese. Analisi economico-comparativa di differenti modelli strutturali, EdiMedia, Reggio Calabria

  • Brunori G., Cerruti R., Medeot S. e Rossi A. (2008), Looking for alternatives: the construction of the organic beef chain in Mugello, Tuscany. International Journal of Agricultural Resources, Governance and Ecology, Vol. 7, n.1

  • D’Amico S. (2015), Alternative Food Networks in Calabria. A sociological exploration of interaction dynamics, Phd Thesis, Wageningen University, Wageningen

  • D’Amico S., De Luca A.I. e Gulisano G. (2013), Circuiti di produzione e consumo “alternativi” per l’organizzazione del sistema agro-alimentare calabrese: un quadro introduttivo. Economia Agro-alimentare, Vol. 3

  • Feenstra G.W. (2002), Creating space for sustainable food systems: Lessons from the field. Agriculture and Human Values, Vol. 19, n.2

  • Hinrichs C.C. (2000), Embeddedness and local food systems: notes on two types of direct agricultural market. Journal of Rural Studies, Vol. 16, n.3

  • Istituto Nazionale di Statistica (Istat) (2010a), VI Censimento Generale dell’Agricoltura [Data file]. Reperibile da [link]

  • Istituto Nazionale di Statistica (Istat) (2010b), Conti economici regionali [Data file]. Reperibile da [link]

  • Malassis L., Ghersi G. (1995), Introduzione all’economia agroalimentare, Il Mulino, Bologna

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  • Parrott N., Wilson N. e Murdoch J. (2002), Spatializing Quality: Regional Protection and the Alternative Geography of Food. European Urban and Regional Studies, Vol. 9, n.3

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  • Renting H., Schermer M. e Rossi A. (2012), Building Food Democracy: Exploring Civic Food Networks and Newly Emerging Forms of Food Citizenship. International Journal of Sociology of Agriculture and Food, Vol. 19, n.3

  • Rete G.a.s. (1999), Documento base dei Gas. Un modo diverso di fare la spesa. Estratto da [link]

  • Rossi A., Brunori G. e Guidi F. (2008), I mercati contadini: un’esperienza di innovazione di fronte ai dilemmi della crescita. Rivista di Diritto Alimentare, Vol. 3

Siti di riferimento

  • Rete Nazionale di Collegamento dei Gas: www.retegas.org (Ultimo accesso, agosto 2014)

  • 1. Seminario promosso in collaborazione con i Gas della Calabria sulla Legge Regionale 18 luglio 2011 n. 23 “Norme per il sostegno dei Gruppi di Acquisto Solidale (Gas) e per la promozione dei prodotti alimentari da filiere corta e di qualità”. Sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011.
  • 2. “Norme per il sostegno dei Gruppi Acquisto Solidale (Gas) e per la promozione dei prodotti alimentari da filiera corta e di qualità” Legge Regionale n. 23/2011. Bollettino Ufficiale Regione Calabria n. 13 del 22 luglio 2011 Supplemento Straordinario n. 1.
  • 3. Il primo mercato contadino, tra quelli considerati in questo studio, è stato attivato nel 2004.
  • 4. Si tratta dei progetti: “I mercati di Campagna Amica” e “Filiera Corta Bio”.
  • 5. Si veda nota numero 2.
  • 6. Ogni persona rappresenta un nucleo familiare e i nuclei variano da sigle a coppie con e senza figli.
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