Strategie per il Pei in Puglia

Strategie per il Pei in Puglia
a Regione Puglia, Ufficio Innovazione e Conoscenza in Agricoltura

Introduzione

Due sono gli elementi davvero nuovi nelle politiche di sviluppo rurale che prendono le mosse dalla Strategia Europa 2020 e sono coerenti con essa. Innanzi tutto, l’innovazione è definitivamente stata riconosciuta come elemento cruciale per lo sviluppo rurale che non necessariamente dipende dal progresso scientifico. Inoltre, i confini di ciò che realmente può definirsi “innovativo” sono ben più ampi dell’ambito tecnologico in senso stretto.
È necessario sottolineare che con il primo dei due concetti non è certamente negato il ruolo della ricerca scientifica e dell’evoluzione tecnologica nella crescita della produttività e della sostenibilità del settore agricolo. Le nuove idee che, attraverso la loro applicazione in contesti aziendali, portano a risolvere un problema o a cogliere una nuova opportunità per l’impresa agricola, sono spesso generate da un lavoro scientifico condotto sulla base di presupposti chiaramente individuati nella pratica agronomica, lungo la filiera o nell’approccio al mercato. Ogni volta che nuove idee non sono messe in pratica non è perché manchino le basi per la loro applicazione, ma perché spesso le conoscenze scientifiche già disponibili, che quindi potrebbero attivare processi virtuosi di adozione in contesti aziendali, sono sottoutilizzate, “poco contaminate” con la pratica agricola, poco condivise e diffuse tra soggetti che potrebbero trasformarle da risultati ad innovazioni concrete, in grado di incidere sui processi economici delle aziende agricole.
Già nell’attuale programmazione per il periodo 2007-2013 si è riconosciuto, dopo diversi anni di sostanziale scarsa attenzione, che la conoscenza in agricoltura e le dinamiche del suo trasferimento sono elementi cruciali nel successo delle politiche per lo sviluppo rurale; nel Psr della Puglia, come in numerosi altri, è stata raccolta la sfida per lo sviluppo di partnership tra imprese e soggetti scientifici e tecnici, orientate a cooperare nello sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie, generando relazioni del tutto nuove tra essi prima ancora che risultati progettuali. Queste partnership, per molti versi, possono essere considerate esse stesse un risultato concreto delle politiche (Vagnozzi A. et al., 2007).
L’attivazione di processi di trasferimento di conoscenza a beneficio degli operatori agricoli si è concretizzata in Puglia in un sistema di consulenza aziendale basato su 60 organismi di consulenza accreditati nella regione, con l’obiettivo di accompagnare le aziende nell’adeguamento ai criteri di condizionalità ma anche oltre, nella direzione del miglioramento della performance aziendale; analogamente, si è operato con la formazione degli imprenditori ed operatori del comparto.
Tuttavia, il sistema della conoscenza che pure nel Programma regionale è stato convintamente finanziato con gli interventi suddetti ha mostrato, per limiti regolamentari, elementi di scarsa flessibilità – oltre che di criticità gestionali - che hanno di fatto attenuato in misura importante l’impatto degli stessi ed insieme compromesso l’efficienza della spesa.
La Regione Puglia, insieme a numerose altre Regioni e Province autonome riunite nella ‘rete interregionale dei servizi di sviluppo agricolo’, già in avvio dei rispettivi Psr 2007-2013 aveva evidenziato come la rigida separazione tra le misure di consulenza aziendale, formazione e collaudo dell’innovazione non avrebbe risolto le criticità che il regolamento (CE) 1698/2005 si prefiggeva di superare con esse, e ha messo a disposizione dei Servizi della Commissione europea, per il tramite del Ministero delle Politiche Agricole, una proposta (allora battezzata “Asse 0”) per un futuro nuovo approccio per il trasferimento della conoscenza alle imprese agricole; la proposta conteneva elementi di integrazione e sinergia tra le componenti del sistema della conoscenza, ne potenziava gli impatti attraverso più metodologie e una più stretta collaborazione tra imprese e “portatori di innovazione”, infine indicava un incremento negli ambiti tematici (Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, 2010).
Il Partenariato Europeo per l‘Innovazione (Pei) "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura", istituito con la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio Com (2012) 79, risponde pienamente a tale visione, attraverso azioni che stimolano la diffusione della conoscenza in agricoltura basate sulle necessità operative delle imprese e dei sistemi territoriali, attraverso il coinvolgimento degli attori – tutti i soggetti interessati al raggiungimento degli obiettivi del Pei – che, cooperando in varie forme, possono rivestire un ruolo positivo in tale processo.
Il Regolamento (UE) n. 1305/2013 prevede che all’interno dei Programmi di Sviluppo Rurale debba essere individuata una “strategia generale” per l’innovazione (art. 8) e, ancora, che siano presenti misure finalizzate a rispondere all’insieme degli obiettivi comuni. In particolare, tra gli strumenti finalizzati a promuovere l’innovazione, rientrano le misure sul trasferimento di conoscenze e le azioni di informazione (art. 14), sui servizi di consulenza, di sostituzione e di assistenza alla gestione delle aziende agricole (art. 15) oltre che, naturalmente, gli interventi di sostegno e incentivazione per la cooperazione (art. 35).
Il Regolamento introduce importanti elementi di novità con l’art. 55, che individua appunto nel Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura e nei Gruppi Operativi (GO) che ne fanno parte i soggetti in grado di promuovere un settore agricolo e forestale competitivo, produttivo e a basso impatto ambientale, oltre che di costruire rapporti stabili tra il mondo della ricerca (tecnologie), gli agricoltori e i gestori forestali, le comunità locali, i servizi di consulenza, le Ong e così via.
Nel percorso che sta portando alla redazione del nuovo Programma di sviluppo rurale (Psr 2014-2020), la Regione Puglia sta su queste basi regolamentari costruendo un sistema di incentivazione orientato alla "strategia orizzontale", che sia in grado di assicurare la concreta applicazione nei territori regionali dell’approccio del Pei, anche valutando i numerosi elementi di natura tecnica e amministrativa in grado di garantirne la "funzionalità", sia nella spesa che negli effetti.
Il primo dei presupposti, a tal fine, è la "costruzione" di un quadro di innovazioni disponibili che siano vicine alle esigenze delle aziende e dei territori e funzionali a risolverne i problemi e a supportarle nel cogliere le opportunità.

I fabbisogni di innovazione, un processo partecipativo

Come noto, definire i fabbisogni di intervento del nuovo Programma di sviluppo rurale è un passaggio cruciale per la definizione di strategie mirate e di azioni coerenti e concrete; ciò è tanto più vero in materia di investimenti immateriali quali sono il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione nel settore agricolo, forestale e nelle zone rurali. Nel lavoro in corso, l’esperienza recente, realizzata nell’attuale programmazione ma anche nelle politiche regionali per l’innovazione in agricoltura, rappresenta un utile riferimento.
La Regione Puglia ha recentemente concluso un processo decisionale di tipo partecipativo per l’individuazione di bisogni di innovazione in agricoltura, coinvolgendo a largo spettro le Istituzioni e gli attori locali riferibili al sistema regionale della conoscenza in agricoltura; grazie a tale processo, previsto nelle Linee Guida regionali per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-2011 e condotto con il supporto metodologico della sede pugliese dell’Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea), è stato possibile individuare le reali esigenze dell’agricoltura della regione in termini di innovazioni di processo e di prodotto, contestualizzandole rispetto alle caratteristiche socio-economico-ambientali dei territori e rapportando l’insieme degli input a criticità, capacità e potenzialità degli oltre 100 stakeholder coinvolti (Regione Puglia, 2009, 2012). In ciascuno degli otto tavoli di approfondimento tecnico-scientifico, attivati allo scopo di individuare le domande/fabbisogni di innovazioni e di conoscenze nei principali comparti produttivi o ambiti tematici di interesse regionale (quali ad es., agricoltura e ambiente, agricoltura sostenibile e biologica, biodiversità animale e vegetale, ecc.), sono state applicate metodologie di lavoro dinamiche e interattive quali la Stakeholder Analysis e la tecnica di facilitazione Metaplan (AA.VV., 2012).
Le criticità emerse hanno generalmente riguardato aspetti di arretratezza tecnologica o gestionale, approcci tecnologici poco coerenti con le esigenze delle imprese agricole della regione, impatti indesiderati sull’ambiente e sulle risorse naturali. Il percorso effettuato ha permesso in sostanza di individuare le principali caratteristiche, potenzialità e criticità delle innovazioni/conoscenze disponibili o mancanti, in risposta ai fabbisogni espressi, che siano in grado di contribuire ad affrontare correttamente i problemi sollevati.
Con la conversione dei dati qualitativi in termini quantitativi, è stata realizzata una lettura analitica, il cui sforzo interpretativo è stato supportato da strumenti mutuati dall’economia aziendale (Boston Consulting Group matrix1 Bcg), opportunamente adattati alle esigenze del processo, che hanno permesso di interpretare efficacemente il grado di importanza e la rilevanza strategica dei temi oggetto di ricerca e delle innovazioni emersi all’interno dei tavoli regionali.

La collaborazione regionale-nazionale per i fabbisogni di innovazione

L’innovazione, tuttavia, non può essere regionale. Vero è che l’esistenza di realtà produttive strettamente legate ai territori in senso fisico o pedo-climatico, ai contesti ambientali e territoriali, a peculiari sistemi di relazione, alle strutture socio-economiche e dei mercati e a numerosi altri fattori, com’è il variegato e complesso sistema produttivo agricolo regionale, giustifica azioni innovative ristrette in ambiti specifici, sebbene fortemente orientate entro precisi ambiti di bisogni/opportunità.
Ma gli effetti del processo pur se ampiamente partecipativo sin qui descritto, lungi dall’esaurirsi in "temi regionali" per quanto mirati, devono invece inserirsi nel quadro delle politiche e strategie nazionali e comunitarie che governa il sostegno all’innovazione tecnologica in agricoltura.
L’Approccio Pei esprime pienamente questo concetto, in cui reti di soggetti si confrontano, certamente su basi (temi) comuni ma in ambiti e scenari a volte anche molto diversi a livello europeo. In tale approccio la scala nazionale rappresenta il livello intermedio.
Sulla base di tale presupposto, le informazioni conseguite a livello regionale sono attualmente oggetto di valutazione rispetto al più ampio quadro contenuto nel Documento sui fabbisogni di innovazione in fase di completamento presso il Ministero per le Politiche Agricole, alla cui redazione hanno collaborato alcune Regioni tra cui la Puglia, l’Inea, l’Ismea ed il Cra; anche in questo caso si è trattato di un processo che ha favorito una vasta partecipazione di soggetti interessati, indirizzati ad individuare e descrivere unicamente l’innovazione disponibile - né quella potenziale né tantomeno i meri risultati scientifici – da ricondurre in un quadro di informazione completo e soprattutto utile per le misure per l’innovazione nei Psr regionali, grazie anche al quale la Regione Puglia sta operando le sue scelte strategiche.

Un catalogo dell’innovazione

I modelli sperimentati, le reti di relazioni avviate, i risultati conseguiti attraverso i "tavoli" regionali ed i contenuti del Documento ministeriale finora descritti, quest’ultimo presto oggetto di intesa istituzionale, costituiscono, cogliendo gli elementi di specifico interesse, la premessa indispensabile per costruire un Catalogo delle Innovazioni in Puglia (Cip), integrato e coerente con le strategie del Psr pugliese; lo strumento2, di riferimento per i progetti dei futuri Gruppi Operativi (GO) ma anche dei soggetti erogatori della formazione e della consulenza, conterrà al suo interno una selezione delle innovazioni ritenute prioritarie per lo sviluppo economico e ambientale della regione, organizzate in raggruppamenti/clusters tematici omogenei3.

L’innovazione 2014-2020 in agricoltura dentro e oltre il confronto partenariale

Il confronto con il partenariato per la predisposizione del Psr 2014-2020 è stato avviato precocemente già alla fine del 2012 con un primo documento strategico; da allora, la condivisione nelle diverse fasi di costruzione del Programma con la platea dei soggetti interessati è stata costante e proficua, e non ha fatto mancare spunti di interesse, anche sulla base dei quali si è ritenuto indispensabile approfondire alcuni elementi di scenario già nella fase di definizione dell’analisi di contesto regionale.
Partire da un contesto quanto più possibile aderente alla situazione reale è infatti fondamentale in un ambito quale quello del sistema della conoscenza che è complesso, ricco di relazioni e processi, spesso di criticità; l’obiettivo è far operare secondo un’unica strategia il vasto ma frammentato sistema di soggetti, istituzioni, relazioni e funzioni che generano conoscenza in agricoltura, in modo da spingere verso la logica della diffusione di soluzioni e dell’attivazione di processi innovativi (Maraglino T., Schiralli M., Valentino G., 2008).
I Laboratori di idee, focus group dedicati attivati dalla Regione Puglia durante l’analisi di contesto, insieme a ricercatori e tecnici di Università, Istituti del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Consiglio per la sperimentazione in Agricoltura, Consorzi tecnici, Distretto Agroalimentare Regionale, nonché dell’Agenzia regionale per l’innovazione hanno individuato, a tal proposito, un preciso quadro di partenza.
Gli esiti dei Laboratori hanno individuato le difficoltà degli strumenti di governance utilizzati sino ad oggi nell’individuare e riprodurre sul campo risultati pur potenzialmente risolutivi di problemi; hanno anche focalizzato, tra le cause, le seguenti: la carenza di esperienze di successo (modelli, azioni di sistema) presenti sul territorio in grado di stimolare la diffusione delle innovazioni in azienda e attivare (dal basso) percorsi di sviluppo tecnologico; la scarsa definizione e distinzione dei ruoli nei progetti di sperimentazione (o di cooperazione nel Psr in corso), che determinano una distorsione nei processi di trasferimento e divulgazione delle conoscenze; la sostanziale rigidità nell’attuazione degli interventi innovativi previsti dalla progettazione integrata già attivata con i Progetti integrati di filiera, ovvero progetti di investimento coordinati tra i differenti soggetti della filiera, asse portante delle misure della programmazione 2007-2013.

Le lezioni imparate dalla programmazione in corso

Nella non facile individuazione di nuovi e soprattutto più idonei strumenti da porre in essere, ha rappresentato un sostanziale aiuto la lezione imparata nell’attuale Psr attraverso l’attuazione delle misure di informazione, formazione e consulenza aziendale da una parte, e cooperazione per lo sviluppo di nuovi processi prodotti e tecnologie, dall’altra.
La valutazione degli impatti conseguenti all’attivazione delle tre misure ha confermato due elementi principali: la sostanziale mancata relazione tra esse, conseguente all’impianto del regolamento (CE) n. 1698/2005; inoltre, riguardo l’efficacia dei servizi e "strumenti" attraverso i quali si è sviluppata l’attività formativa e di consulenza, l’insufficiente livello di adeguatezza delle conoscenze poste a servizio delle imprese agricole, specie sui temi maggiormente connessi all’innovazione.
Un’analisi a parte ha riguardato la Misura 124, che ha previsto finanziamenti solo per interventi di cooperazione legati allo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie aziendali nella logica della filiera e del mercato. Sulla base del quadro delineato dai riscontri alle seguenti questioni poste:

  • quali sono le più opportune modalità di rilevazione dei fabbisogni in termini di innovazione di processo e di prodotto per le aziende agricole, nell’ottica di ottimizzare la sinergia tra ricerca, produzione e richiesta di mercato?
  • quale effettivo grado di integrazione tra idee progettuali realizzate dai Progetti integrati di filiera e il coinvolgimento delle aziende agricole all’interno dei progetti di cooperazione?
  • gli output progettuali sono stati in grado di aumentare la competitività e la capacità di “stare sul mercato” degli operatori?

Sono emersi alcuni utili suggerimenti per la nuova programmazione, principalmente riassumibili nei seguenti:

  • selezionare maggiormente i progetti al fine di promuovere le idee e le azioni qualitativamente migliori e con impatti maggiori in termini di crescita sociale, economica e ambientale;
  • assicurare una più incisiva valorizzazione trasversale dei risultati;
  • creare una rete partenariale stabile ed organizzata per la diffusione dei risultati delle iniziative di innovazione sul territorio;
  • coinvolgere prioritariamente l’imprenditoria giovanile legando insediamento e innovazione;
  • porre attenzione al tema della proprietà intellettuale degli output dei processi di innovazione e ricerca realizzati;
  • sburocratizzare e semplificare;
  • predisporre una attenta rilevazione degli effettivi risultati ed impatti, quantificando indicatori specifici, non solo, quindi, mediante un’analisi qualitativa.

Attuazione del Partenariato Europeo in materia di produttività e sostenibilità per l’innovazione

È ormai entrata nel vivo la redazione del Psr per il periodo 2014-2020. Un passaggio cruciale è rappresentato indubbiamente dalla definizione del quadro dei fabbisogni di intervento emersi per ciascuna delle priorità e focus area indicate nell’art. 5 del regolamento (UE) n. 1305/2013. Nelle Focus area A “stimolare l'innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali” e B “rinsaldare i nessi tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura, da un lato, e ricerca e innovazione, dall'altro, anche al fine di migliorare la gestione e le prestazioni ambientali” è nettamente confermata la necessità di incrementare il livello di coordinamento e la governance degli attori che costituiscono il Sistema regionale della conoscenza in agricoltura e di disporre di un’offerta di conoscenza tecnologica adeguata al contesto produttivo pugliese.
Obiettivo principale della programmazione è elevare il livello di collaborazione e di integrazione tra le imprese agricole, agroalimentari, forestali e il sistema della ricerca; su questo si basa l’attivazione dei Gruppi operativi (GO) in Puglia, strumenti di attuazione del Partenariato europeo per l’innovazione in materia di produttività e sostenibilità in agricoltura, coerentemente alle finalità riportate nel regolamento (UE) n. 1305/13.        
I GO dovranno sviluppare, collaudare, adattare o organizzare progetti innovativi a differente scala operativa, territoriale, tematica, ma sempre in coerenza con l’offerta del catalogo regionale.
I progetti dei GO avranno durata pluriennale, variabile in rapporto alla loro dimensione ed alla numerosità dei soggetti partecipanti e potranno svilupparsi nel breve/medio periodo o nel lungo periodo sulla base dei temi e delle finalità previste; in particolare:

  • i progetti con impatti prospettici e risultati attesi strettamente applicativi avranno durata di 24-36 mesi e saranno caratterizzati da una forte impostazione operativa, dovendosi focalizzare sulla concreta applicazione, in particolari ambiti aziendali/tematici/territoriali, di conoscenze, risultati e strumenti;
  • i progetti maggiormente strategici, che possono mantenere l’operatività per tutta la durata del Programma, saranno caratterizzati da una significativa massa critica di risorse e da forti contenuti interdisciplinari. Sperimentando tecniche e metodi di diffusione su ambiti più vasti, questi progetti dovranno consentire l’accelerazione dell’adozione di soluzioni e processi innovativi (di prodotto, di processo, organizzativi, etc.), che incoraggino la produttività, la specializzazione e la cooperazione tra gruppi di ricerca e fra questi e le imprese agricole ed altri attori interessati, dovendo comunque pervenire anch’essi alla concreta adozione dell’innovazione. A tale proposito, gli impatti delle azioni progettuali dovranno essere misurabili e verificabili mediante un idoneo sistema di indicatori.

I GO potranno riunire imprenditori agricoli, ricercatori, consulenti, tecnici e fornitori di servizi ed altri soggetti in una procedura leggera a due fasi, nella prima attraverso la selezione di idee progettuali legate ad un impegno formale ad attivare i processi di innovazione ivi contenuti ed a costituirsi nella forma giuridica prevista, proporzionale alla rispettiva scala; nella seconda, sviluppando tali idee in veri progetti e provvedendo alla costituzione formale del GO.
Le forme giuridiche che dovranno essere costituite potranno in pratica prevede associazioni temporanee per i gruppi/progetti a più limitato ambito operativo e temporale, o forme consortili e societarie per i gruppi/progetti strategici, che affronteranno gli ambiti più ampi e complessi, come sopra descritti.
Un approccio del tutto nuovo che incrocia la strategia complessiva del Psr riguarda alcune tipologie di intervento basate su progetti di impresa innovativi, per esempio dei giovani agricoltori, dei quali i GO potranno rappresentare una garanzia di un buon livello qualitativo. A questo proposito, va tenuto presente che nei progetti dovrà sempre essere assicurata la rilevanza numerica e la centralità operativa delle aziende agricole e forestali regionali.
Un ultimo aspetto, ma di grande interesse, riguarda la possibilità per i GO più complessi di partecipare a procedure che consentano una operatività multiregionale, i cui aspetti applicativi sono in corso di definizione nell’ambito del tavolo MiPaaf-Regioni sulle Linee guida del Pei; inoltre saranno previsti interventi per la messa in rete a livello nazionale dei risultati dei progetti realizzati dai GO delle Regioni al fine di fornire un contributo nazionale unitario e coordinato agli obiettivi del Pei europeo.

Considerazioni conclusive

Due sono le considerazioni fondamentali che è possibile trarre dal presente contributo. La prima considerazione riguarda il livello regionale di operatività. La progressiva carenza di un sistema di supporto alle imprese da parte della Pubblica amministrazione ai diversi livelli (regionale, provinciale) impone di costruire strumenti che garantiscano una interazione costante tra gli interventi del Psr e le azioni istituzionali programmate o messe in campo per favorire lo sviluppo e la diffusione della conoscenza in agricoltura.
La seconda considerazione riguarda l’approccio multiregionale dei gruppi operativi. Sarà necessario definire modalità concrete di collegamento fra GO di Regioni e Province Autonome diverse che operano su tematiche analoghe o su territori/filiere affini, soprattutto in termini temporali e gestionali.
Per rispondere alle finalità del Pei dovrà quindi necessariamente essere assicurato l’adeguato flusso informativo da convogliare in un database nazionale, da utilizzare per l’attività di supervisione, animazione, messa in rete, scambio di buone prassi, nonché per i collegamenti tra i GO nazionali ed il network europeo. Il database sarà anche utile a valutare, anche nelle rispettive fasi istruttorie regionali, la sussistenza di duplicazioni e ad ottimizzare i risultati finali e gli impatti complessivi sui temi/filiere a livello nazionale.
Molto importante a questo proposito sarà il ruolo di coordinamento della Rete Rurale Nazionale (Rrn).

Riferimenti bibliografici

  • Vagnozzi A. et al. (2007), I percorsi della ricerca scientifica e la diffusione delle innovazioni, Inea, Roma

  • AA.VV. (2012), I fabbisogni di innovazione dell’agricoltura pugliese, (a cura) Schiralli M., Inea, Valenzano

  • Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome (2010), Obiettivi ed azioni prioritarie di ricerca e sperimentazione individuate dalla rete interregionale per la ricerca agraria, forestale, acquacoltura e pesca (triennio 2010 – 2012), Roma

  • Maraglino T., Schiralli M., Valentino G. (2008), Innovazione nell’agroalimentare pugliese: individuazione delle competenze, capacità e servizi delle Istituzioni Pubbliche di Ricerca, Inea, Valenzano

  • Regione Puglia (2009), Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2009-11, Bari

  • Regione Puglia (2012), Linee guida per la ricerca e sperimentazione in agricoltura 2012-14, Bari

  • 1. La matrice Bcg venne ideata negli anni settanta come strumento di analisi del portafoglio business di un’impresa e permette di classificare le aree strategiche di affari (Asa/Sbu) o attività dell’impresa. Nel marketing, la matrice è utilizzata anche per la classificazione dei diversi prodotti o dei diversi segmenti in cui opera l’azienda.
  • 2. Per scelta strategica in continua evoluzione ed aggiornamento.
  • 3. Le tematiche generali già individuate a livello regionale sono:
    - qualità ambientale, tracciabilità, sicurezza alimentare nelle produzioni agricole e zootecniche regionali ai fini della valorizzazione commerciale;
    - soluzioni gestionali innovative ed integrate in un contesto di filiera per l’olivicoltura;
    - uso razionale delle risorse e sistemi colturali innovativi per il miglioramento della compatibilità ambientale nelle produzioni delle filiere vitivinicola e ortoflorofrutticola;
    - approcci agroecosistemici integrati e sistemi innovativi di gestione delle risorse nei processi produttivi agricoli a basso impatto ambientale;
    - reimpiego e valorizzazione dei residui della produzione agricola regionale per la creazione di nuovi processi o prodotti;
    - innovazioni nell’agricoltura multifunzionale caratterizzate da compatibilità con i sistemi agricoli, sostenibilità ambientale ed integrazione con il territorio.
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