Strategia di implementazione e priorità per i Gruppi operativi nella Regione Veneto

Strategia di implementazione e priorità per i Gruppi operativi nella Regione Veneto
a Regione Veneto, Sezione Agroambiente

Introduzione

Il Partenariato Europeo per l’Innovazione "Produttività e sostenibilità dell'agricoltura" (Pei-Agri) si differenzia dalle altre partnership europee annunciate dalla Commissione europea nel 2010 (Commissione europea, 2010) per molti aspetti. Tra questi, quello che più impatta sul processo di programmazione regionale per lo sviluppo rurale sta nell’attuare il trasferimento dell’innovazione nelle pratiche agricole avvalendosi in particolare della politica di sviluppo rurale tramite i cosiddetti Gruppi Operativi (GO). Peraltro, in complementarietà con gli strumenti di finanziamento dello sviluppo rurale generalmente operanti entro i confini regionali, la politica per la ricerca e l’innovazione potrà fornire il sostegno all’operatività dei GO a livello interregionale, transfrontaliero, o comunitario. Di fondamentale importanza risulteranno le sinergie con le opportunità offerte dalla politica di coesione, in particolare attraverso strategie regionali per l’innovazione e programmi di cooperazione transnazionale e interregionale (Commissione europea, 2012).
La riuscita dell’attuazione del Pei-Agri a livello regionale necessita quindi, di due passaggi complementari. Innanzitutto l’individuazione delle criticità e dei fabbisogni del sistema regionale dell’innovazione dei settori agricolo, agroalimentare e forestale, in un’ottica anche di “smart specialization strategy” (Commissione europea, 2012) . Non da meno servirà una visione strategica degli scenari e delle opportunità offerti dalle diverse politiche comunitarie, prevedendo approcci procedurali semplici ed efficaci, ma al tempo stesso innovativi ed audaci rispetto al passato, al fine di realizzare le sinergie tra fondi auspicate dalle istituzioni comunitarie.
Nel presente articolo viene descritto lo stato dell’arte e la strategia di implementazione dei GO nella Regione del Veneto e suoi possibili sviluppi.

Criticità e fabbisogni del sistema regionale di innovazione dei settori agricolo, agroalimentare e forestale

La capacità di sfruttare l’innovazione tecnologica e organizzativa è considerata un fattore di sviluppo strategicamente insostituibile per il Veneto. A livello regionale, il processo di sviluppo e di trasferimento della conoscenza e dell‘innovazione è determinato dall‘agire di un insieme di attori, comunemente definito “sistema regionale dell’innovazione”. Questo è formato da imprenditori dell‘intera filiera (produzione, trasformazione, distribuzione), ricercatori, consulenti, formatori, finanziatori e decisori pubblici e, inoltre, per la loro capacità di interagire e determinare il mercato e le esigenze sociali, anche consumatori e cittadini. Pur nella consapevolezza che le iniziative sul fronte dell’innovazione potranno anche avere elementi di discontinuità rispetto a quelle realizzate in passato, la Regione del Veneto punta a valorizzare e consolidare il sistema regionale dell’innovazione e non semplicemente a sostituirlo con modelli organizzativi importati da altri contesti (Regione Veneto, 2007).
Le principali criticità, comuni a molte regioni italiane ed europee, sono riferibili alle seguenti tre componenti:

  • il mondo della ricerca, per la difficoltà di coordinamento e sinergia tra università, enti di ricerca e mondo delle imprese;
  • le imprese, per la loro struttura e dimensione economica che accentuano le difficoltà di raccordo della domanda di innovazione con l'offerta, e per il basso grado di consapevolezza degli imprenditori circa il ruolo e i fattori d'innesco dell'innovazione;
  • il sistema delle istituzioni, per la complessità degli strumenti e carenza di integrazione e coordinamento tra le diverse componenti.

In Veneto si evidenzia una consolidata e diffusa presenza di soggetti operanti nella ricerca, nella formazione e nella consulenza, eppure la collaborazione, sia tra soggetti della stessa componente, sia tra questi e gli altri attori del sistema, risulta scarsa. E’ quindi innanzitutto necessaria un’intensificazione dell’interazione tra tutti i soggetti, migliorando la consultazione e la governance interna al sistema stesso, favorendo la partecipazione attiva dei singoli attori e incrementando nel contempo il loro interesse ad azioni comuni. E’ altresì vero che l’interazione tra soggetti richiede la disponibilità di reti di comunicazione, poiché la velocità dello scambio di informazioni e la diffusione in tempi rapidi di notizie sono oggi un ingrediente fondamentale della conoscenza. Le reti, infatti, possono essere utilizzate per diffondere informazioni su opportunità commerciali (fiere, comunicazione per nuovi segmenti di domanda), per consolidare la visibilità e reputazione a livello internazionale (siti Web, social network), nonché per fornire servizi, consulenza e assistenza tecnica.
L'innovazione come fonte di vantaggio competitivo dovrebbe essere principalmente una responsabilità delle imprese. Eppure i dati confermano che anche presso le aziende agricole venete gli investimenti per l’innovazione sono scarsi. Le cause principali vanno ricercate nella, debolezza strutturale, nella bassa consapevolezza dell’importanza del progresso tecnologico come leva di competitività e nello scarso collegamento con il mondo della ricerca (Veneto Agricoltura, 2012). Conferma di ciò si trova nell’analisi delle valutazioni del Psr 2007-2013 per la misura 124, che da un certo punto di vista può essere considerata il banco di prova della misura Cooperazione prevista dall’articolo 35 del Regolamento n. 1305/2013. Nella maggior parte dei casi, infatti, i proponenti dei progetti sono stati enti di ricerca e solo in misura minore aziende, consorzi e associazioni. Inoltre, il 64% dei progetti è stato proposto da un’associazione temporanea di scopo composta da 2-3 partecipanti, circa il 26% da 3-4 partecipanti, e il rimanente da un partenariato superiore a 5. Solo il 25% circa delle imprese aveva precedentemente attivato rapporti di cooperazione stabili con gli enti di ricerca e i progetti intrapresi sono stati in prevalenza di tipo "technology-push" e molto meno “market pull” (Regione Veneto, 2013).
L’innovazione spesso rappresenta per l’impresa un business rischioso e impegnativo in termini di risorse finanziarie, fisiche ed emotive. Pertanto, per essere realizzata, richiede forti aspettative di futuri vantaggi che, in particolare in agricoltura, non sempre sono percepiti in misura sufficiente a far superare la ritrosia a partecipare a progetti su base cooperativa. Bisogna allora puntare su alcuni punti di forza. Innanzitutto, sulla presenza di imprenditori giovani, più aperti verso l’innovazione, poi sulla presenza della fitta rete di aggregazioni esistenti (es. consorzi, associazioni di categoria, cooperative…), valorizzando le competenze e le capacità che l’impresa ha saputo conquistare e accumulare nel tempo (Nitsch, 2000; Van den Ban, 2000).
D’altra parte, l’innovazione è anche una responsabilità di governo, poiché essa consente l’ottenimento di benefici sociali da esternalità: formazione di cluster e distretti, miglioramenti di competitività territoriale, più posti di lavoro.
Per colmare il gap di comunicazione tra impresa e ricerca, ostacolo all’incontro tra domanda e offerta di innovazione, c’è bisogno di costruire un “ponte” in grado di colmare la lacuna tra i due mondi e che le forze di mercato, da sole, non sono in grado di assicurare.
In quest’ottica, nel 2012 la Giunta regionale del Veneto, ha sostenuto per due dei settori strategici dell’agroalimentare regionale (frutticolo e vitivinicolo) lo sviluppo di specifici Poli d’innovazione regionale. Si è dunque creato un tavolo di confronto sul tema dell’innovazione e sul coordinamento delle attività relative alla ricerca, alla didattica, alla gestione dei processi produttivi e di trasformazione, nonché alla formazione e all’informazione (Regione Veneto, 2012).
Un altro tavolo di confronto, con analoghe finalità, può essere considerato l’Unità di crisi per il settore zootecnico e lattiero caseario istituita nel luglio 2013. Il suo obiettivo era di affrontare diversi temi emergenti, in particolare crisi di mercato, credito, nitrati, ma anche di pervenire alla definizione delle azioni prioritarie da attivare a supporto del settore, comprendendo anche il fabbisogno d’innovazione (Regione Veneto, 2013).
Questi tavoli rappresentano solo il punto di partenza di un percorso facilitatore volto alla costituzione dei GO. Infatti, servono strumenti che facciano dialogare i diversi attori e che siano utilizzati in modo attivo, a lungo termine e con profitto, in particolare dalle imprese. Occorrono soprattutto forme organizzative adeguate per i diversi contesti socio-economici, con lo scopo di spingere le imprese a superare la logica individualistica e aumentare i processi di cooperazione con altre imprese. Un approccio di gruppo, filiera o rete, consentirebbe, infatti, di rispondere in modo diversificato e flessibile alle molteplici esigenze delle imprese e dei territori.
Per quanto riguarda i fabbisogni di innovazione dell'agricoltura veneta, questi possono essere valutati sotto diversi punti di vista: sotto il profilo dei contenuti (tipo di innovazione), dei metodi impiegati (mezzi attraverso i quali l'innovazione è diffusa presso il mondo produttivo) e della gestione complessiva dei servizi interessati.
La Conferenza regionale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale del 2011 ha coinvolto in modo attivo i diversi portatori di interesse e rappresentanti del settore agricolo (organizzazioni professionali, associazioni dei produttori e dei consumatori, soggetti pubblici, università, ecc.) e i cittadini consumatori. In questo modo la Giunta regionale del Veneto ha voluto contribuire a creare le condizioni e il luogo affinché le scelte sul futuro della Politica agricola regionale, in vista della Pac post 2013, potessero essere discusse e definite in modo condiviso. Relativamente alle tipologie di innovazione è stato messo in evidenza che l'attenzione tende a spostarsi verso le fasi a valle della filiera, come il post-raccolta, la trasformazione, la commercializzazione, la gestione aziendale, l'organizzazione delle filiere e dei sistemi locali. I temi emergenti, invece, riguardano tutti i principali aspetti e criticità dominanti, quali la sicurezza alimentare, la qualità e la certificazione, i prodotti funzionali e salutistici, l'agricoltura conservativa e biologica, il risparmio idrico e il cambiamento climatico. Coerentemente con gli obiettivi di "crescita intelligente" (Commissione europea, 2013) è stata anche messa in evidenza l’esigenza di innovazione riferita alla green economy, all'agricoltura di precisione e all'agricoltura blu, aspetti questi non esclusivamente diretti all'aumento della produttività.
Seppure il processo di costituzione dei GO seguirà un approccio bottom-up come indicato dalla Commissione europea, sulla base di quanto emerso dalla Conferenza del 2011 e più recentemente dal confronto con il partenariato sulla strategia per lo sviluppo rurale 2014-2020, è possibile già intravvedere alcuni filoni su cui presumibilmente si formeranno alcuni GO nella Regione Veneto.
Il primo è la sicurezza alimentare sostenibile declinata in alcuni suoi aspetti riguardanti la zootecnia e le coltivazioni, la difesa da insetti, il suolo, qualità, produttività e stabilità delle coltivazioni, le risorse genetiche, la produzione e la trasformazione alimentare efficienti ed eco-innovative; la contaminazione biologica, l’identità della produzione alimentare, le proteine del futuro, la produzione sostenibile dei novel food. Il secondo è la cosiddetta bioeconomia in termini di agricoltura e silvicoltura sostenibile (in particolare per quanto riguarda le esternalità positive dell’agricoltura e della silvicoltura) e lo sviluppo di bioindustrie sostenibili e competitive (colture da olio e utilizzo dei sottoprodotti).
Tra l’altro, i suddetti temi trovano collocazione anche nella “Smart Specialisation Strategy” presentata al partenariato nel mese di aprile dalla Regione Veneto (Gamberini, 2014), che ha individuato l’Agrifood tra le quattro aree regionali di specializzazione intelligente. Questo pone le basi per una corretta sinergia e complementarietà tra i fondi Feasr, Fesr e Fse per le diverse attività dei GO.

Implementazione dei GO nella Regione Veneto

La sottomisura 16.1 “Sostegno per la costituzione e gestione dei gruppi operativi dei Pei in materia di produttività, biodiversità e sostenibilità dell'agricoltura” prevista nella bozza di Psr 2014-2020 della Regione Veneto (Regione Veneto, 2014) contempla il sostegno delle spese sostenute per la costituzione, l’organizzazione e il coordinamento dei GO. Questi partecipano alle attività della Rete Pei e possono agire anche a livello interregionale e comunitario tramite iniziative di cluster, progetti pilota e dimostrativi.
Il sostegno è complementare all’attivazione di altre tipologie di aiuto con una combinazione o integrazione di misure coerenti con la finalità di sviluppo e diffusione dell’innovazione e con i contenuti del Piano delle attività che i GO devono presentare. In primis, i GO potranno realizzare progetti innovativi contenuti nel proprio Piano delle attività e sostenuti con la sottomisura 16.2 “Realizzazione di progetti pilota e sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie”, ma potranno anche accedere ad altre misure, in funzione delle attività previste.
Il beneficiario dell’aiuto è il GO e/o i suoi componenti ed il sostegno è erogato per una durata funzionale allo svolgimento del Piano, e comunque non superiore a cinque anni. Il GO può anche cooperare con altri GO operanti sul territorio regionale, interregionale e comunitario per la realizzazione di un progetto comune, nel rispetto delle indicazioni delle linee guida comunitarie sulle sinergie tra fondi.
Per quanto riguarda la composizione dei GO, non esistono regole stringenti, ad eccezione del principio che essi siano formati da almeno due soggetti con personalità giuridica (di cui almeno uno deve essere un’impresa del settore agricolo, agroalimentare o forestale o loro associazione) operanti sul territorio regionale, e che la loro costituzione avvenga mediante modalità amministrativo-gestionali, possibilmente semplici e leggere, quali ad esempio associazioni temporanee di scopo, contratti di rete, consorzi. Ai GO è richiesto di dotarsi di un regolamento interno che evidenzi ruoli, modalità organizzative e attribuzione precisa delle responsabilità nella gestione del sostegno ricevuto.
Coerentemente con gli obiettivi della Misura e funzionali allo svolgimento del Piano, i costi sovvenzionabili consistono in: costi amministrativi e legali per la costituzione del GO, costi per la predisposizione di studi di fattibilità e per la predisposizione del Piano, costi dell’animazione dell’area interessata, costi di esercizio della cooperazione compresi quelli relativi al personale, ai viaggi e alle trasferte e le spese generali, costi per le attività di divulgazione dei risultati.
Il contributo concesso è riservato esclusivamente alla copertura di spese connesse all’attività del GO escludendo pertanto le spese riguardanti l’ordinaria attività di produzione o di servizio svolta dai beneficiari e le spese di investimento in immobilizzazioni materiali. Queste ultime possono essere, infatti, sostenute con l’attivazione della misura apposita.
Il Piano delle attività del GO deve contenere almeno le seguenti informazioni: descrizione del tema/problema da risolvere mediante soluzioni innovative o della specifica opportunità da promuovere; descrizione delle attività del GO; descrizione dei risultati attesi e del contributo per il raggiungimento degli obiettivi del Pei; lista dei soggetti partecipanti al GO e loro descrizione, ponendo in evidenza la loro pertinenza all’interno del GO; tempistiche di svolgimento del Piano e ripartizione delle attività tra i vari soggetti; descrizione del budget complessivo e sua ripartizione tra le diverse attività e tra i diversi partner; indicazione delle misure e/o sotto-misure che si intende attivare per lo svolgimento del Piano; descrizione delle attività di divulgazione dei risultati.
La procedura di selezione dei GO prevede la nomina di apposite Commissioni di valutazione, i cui componenti devono assicurare competenza, imparzialità e trasparenza. La valutazione avviene sulla base dei seguenti criteri: qualità del piano delle attività in termini di grado di innovazione e fondatezza tecnico-scientifica; dimensione regionale e sovraregionale del tema/problema; grado di rappresentatività del settore agricolo, agroalimentare e forestale regionale nel partenariato privato coinvolto; capacità organizzativa e gestionale dei singoli componenti il GO, con particolare riguardo alla partecipazione alle attività della rete Pei; grado di completezza della composizione del GO in funzione delle attività da realizzare; attivazione con il Piano delle misure per il trasferimento delle conoscenze e azioni di formazione, nonché per i servizi di consulenza.

La sfida dei GO Interregionali: una possibile soluzione

A seguito dell’accordo politico raggiunto il 16 gennaio scorso durante la Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, i diversi Psr regionali sosterranno l’operatività dei GO ciascuno con le risorse del proprio budget. Questa determinazione potrebbe rappresentare un ostacolo alla realizzazione di progetti su problematiche trasversali per le imprese di diverse Regioni (si pensi ad esempio al problema delle micotossine per le imprese maidicole delle Regioni padane).
Tale criticità in realtà potrebbe essere solo apparente, e lo si evince rammentando l’esperienza maturata dalle Amministrazioni regionali in materia di innovazione e ricerca nel settore agricolo e forestale successivamente alla modifica del Titolo V della parte seconda della Costituzione operata nel 2001 (Vagnozzi, 2008). Da allora la ricerca scientifica e tecnologica e il sostegno all’innovazione per i settori produttivi sono materie di legislazione concorrente. Le Regioni hanno quindi condiviso fin dal 2006 procedure per la promozione di progetti interregionali, finanziati con risorse proprie, che garantiscono l’autonomia normativa e procedurale delle singole Amministrazioni (Conferenza delle Regioni e Province Autonome, 2006). Ad oggi con tale approccio sono stati realizzati quattro progetti, aventi ciascuno una Regione capofila che gestiva un bando unico interregionale.
Allo stesso modo, per sostenere con risorse del Feasr le attività dei GO realizzate con un approccio interregionale, si potrebbe ad esempio addivenire all’individuazione delle tematiche o ambiti su cui intervenire con un atto condiviso a livello politico tra Assessori nel contesto dei lavori della Commissione Politiche Agricole (Agenda delle priorità interregionali). Con il medesimo documento poi, potrebbero essere individuate le Regioni capofila, nonché definiti gli aspetti procedurali e gestionali comuni e non da ultimi i budget, concordati sulla base degli interessi delle varie Regioni.
Se gli aspetti di governance risultano essere già stati percorsi (accordi tra Regioni, comitato di progetto, valutazione congiunta delle domande, monitoraggio, attività di verifica), una riflessione va indubbiamente fatta sulle modalità di gestione del budget di un bando interregionale.
Ancora una volta, la soluzione va ricercata in modelli già sperimentati e funzionanti. Particolarmente interessante risulta il modello seguito a livello comunitario per le cosiddette Iniziative di Programmazione Congiunta (Jpi) la cui importanza è stata ribadita recentemente dalla Commissione europea (Commissione europea, 2011). Queste iniziative sono nate per implementare lo Spazio Europeo della Ricerca (Era) e si basano sull’idea di affrontare le sfide di ricerca e sviluppo più rilevanti ma che non possono essere affrontate e risolte dai singoli Stati Membri, se non attraverso una loro partecipazione (a geometria variabile) alle singole Jpi. La realizzazione delle Jpi si basa su un modello di gestione del budget comunemente indicato con il termine “Virtual Common Pot”. Calato sul territorio nazionale, il modello si presta bene a soddisfare l’esigenza di aggregazione dei budget provenienti dai diversi Psr regionali. Esso consiste, come ben indicato dal termine, in un contenitore virtuale di risorse disponibili per un bando da realizzare congiuntamente, in questo caso tra diverse Regioni. Ogni Regione può finanziare il GO della propria Regione partecipante al progetto presentato congiuntamente alla Regione individuata come capofila. Questa modalità di finanziamento consentirebbe quindi alle Regioni di mantenere l’autonomia e il controllo della spesa riferibile alle risorse finanziarie rese disponibili per il bando congiunto.
In questo contesto andrebbero individuati ruoli e compiti della Rete Rurale Nazionale anche al fine del raccordo con la Rete Pei.

Considerazioni conclusive

La riuscita dell’attuazione del Pei-Agri attraverso i GO nella regione Veneto ha come presupposto l’individuazione delle criticità e dei fabbisogni del sistema regionale dell’innovazione, accompagnato da una visione strategica degli scenari e delle opportunità offerti dalle diverse politiche comunitarie.
Come indicato dalla Commissione europea, la costituzione dei GO avverrà con approccio bottom-up, ma nella Regione del Veneto potrà avvalersi anche delle indicazioni ottenute dal confronto tra i vari attori del sistema regionale dell’innovazione, avvenuto durante la fase preparatoria alla nuova programmazione dello sviluppo rurale.
Risulta rilevante ora, giungere ad una soluzione della sfida dei GO interregionali.

Riferimenti bibliografici

  • Commissione europea (2010), Iniziativa faro Europa 2020 “L’unione dell’innovazione”. Com(2010) 546

  • Commissione europea (2011), Partnering in Research and Innovation. Com(2011) 572 final

  • Commissione europea (2012), Comunicazione relativa al Partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura” Com(2012) 79 final

  • Commissione europea (2012), Guide to Research and Innovation Strategies for Smart Specialisation (Ris 3)

  • Commissione europea (2013), Horizon 2020 Work Programme 2014-2015. Food security, sustainable agriculture and forestry, marine and maritime and inland water research and the bioeconomy. Decision C (2013)8631

  • Commissione europea (2013), Regolamento (UE) N. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) e che abroga il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio

  • Conferenza delle Regioni e Province Autonome (2006), Orientamenti per la gestione progetti interregionali di innovazione e ricerca. Seduta del 14 dicembre 2006

  • Gamberini L. (2014), Il processo di definizione della strategia di specializzazione intelligente della Regione del Veneto. Presentazione dell’autore. Padova, 15 aprile 2014

  • Nitsch U. (2000), “Dalla diffusione delle innovazioni all’apprendimento comune” in Caldarini C., Satta M. (a cura) Metodologia della divulgazione. Il fattore umano nello sviluppo agricolo, Inea – Cifda Sicilia Sardegna

  • Regione Veneto (2007), Legge regionale 9 marzo 2007, n.5

  • Regione Veneto (2012), Sviluppo dell'innovazione nel comparto agricolo veneto. Creazione di un Gruppo di lavoro per individuare le modalità di costituzione, gestione e funzionamento dei Poli per i settori orticolo, frutticolo e vitivinicolo. Deliberazione della Giunta Regionale n. 119 del 12 giugno 2012

  • Regione Veneto (2013), Costituzione di una “Unità di crisi”, presso la Giunta Regionale, per individuare le azioni prioritarie a sostegno del settore zootecnico e lattiero caseario. Deliberazione della Giunta Regionale n. 1328 del 23 luglio 2013

  • Regione Veneto (2013), Valutazione in itinere del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Agriconsulting (a cura)

  • Regione Veneto (2014), Psr Veneto 2014-2020: Schede Misura e Interventi programmati, http://piave.veneto.it/web/temi/consultazione-diretta-on-line

  • Vagnozzi A. (2008), “Il sistema di ricerca agricolo: organizzazione e ruolo delle regioni” Agriregionieuropa anno 4 n° 14

  • Van den Ban A. W. (2000), “Divulgazione agricola e scienze della divulgazione” in Caldarini C., Satta M. (a cura) Metodologia della divulgazione. Il fattore umano nello sviluppo agricolo, Inea – Cifda Sicilia Sardegna

  • Veneto Agricoltura (2012), L'innovazione nelle imprese agricole - usi nuovi della conoscenza. AA.VV. Aprile 2012

Tematiche: 
Rubrica: