Barriere non tariffarie al commercio: l'opinione degli esportatori agro-alimentari africani

Barriere non tariffarie al commercio: l'opinione degli esportatori agro-alimentari africani

Introduzione1

L'Unione europea rappresenta il più grande mercato di esportazione per la maggior parte dei paesi africani produttori di beni agro-alimentari. Al contrario, l'UE importa dall'Africa soltanto il 9% del totale dei prodotti agro-alimentari. Per ridurre alcune delle barriere all'ingresso dei prodotti africani, l’UE ha stipulato con questi paesi diversi accordi multilaterali: il cosiddetto ACP (Africa, Caraibi e paesi del Pacifico), l'accordo EBA (Everything but Arms: tutto eccetto le armi), l'accordo Euro-Med2, l'accordo EPA (Economic Partnership Agreements) e il Tdca (Trade and Development Cooperation Agreement).
Come risultato, molti dei prodotti agricoli e agro-alimentari provenienti dai paesi aderenti a questi accordi possono essere esportati verso l'Unione europea senza essere gravati da tariffe d'importazione oppure godendo di un livello tariffario molto ridotto. Diversi studi economici hanno mostrato come, di fronte ad un regime di libero scambio, molti paesi in via di sviluppo riescano a potenziare il loro livello di esportazione di prodotti agricoli e agro-alimentari. Ciononostante, il flusso commerciale fra l'Europa e la maggior parte dei paesi africani, in seguito ai trattati commerciali sopra citati, non è incrementato in maniera particolarmente marcata. Al contrario, il peso totale delle importazioni nell’UE provenienti dall'Africa è diminuito negli ultimi anni. Come esempio, basti notare che il totale delle importazioni dai paesi ACP, dopo aver raggiunto un picco di 13 miliardi di euro nel 2002 (EC, 2008), negli ultimi anni ristagna attorno ai 10 miliardi di euro. Le ragioni per questo mancato boom dei flussi di commercio sono svariate. Tra queste si possono identificare l'aumento della domanda interna agli stessi paesi in via di sviluppo, che riduce l'offerta di beni per l'esportazione; un calo di produzione o di produttività; la mancanza d'infrastrutture adeguate a sopportare un aumento dei flussi di commercio e l'introduzione da parte dei paesi avanzati di standard qualitativi sempre più elevati che fungono da barriere al commercio. Tra i fattori che hanno limitato lo sviluppo del commercio, le cosiddette barriere non tariffarie (BNT)3 ricoprono un ruolo fondamentale. Scopo principale di quest'articolo è l'analisi di quelle barriere non tariffarie che impediscono un ulteriore sviluppo del commercio internazionale di prodotti agro-alimentari fra cinque selezionati paesi africani e l’UE.
Secondo una definizione piuttosto ampia (Mahe, 1997; MAST, 2008), l'insieme delle BNT può essere suddiviso nei seguenti cinque gruppi: (a) barriere tecniche al commercio, come definite dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC); (b) misure sanitarie e fitosanitarie, come definite dall'OMC; (c) infrastrutture per il trasporto e costi di trasporto; (d) telecomunicazioni, inclusi telefonia, fax e connessione a internet; (e) standard privati; (f) costi di transazione.

La selezione dei paesi e il questionario

Il metodo scelto per tentare di misurare l'impatto sul commercio delle BNT è stato la creazione di un questionario (Mattson et al. 2004), somministrato ad alcuni dei maggiori soggetti esportatori di prodotti agro-alimentari verso l’UE, in cinque selezionati paesi africani. I paesi scelti rappresentano quasi interamente le diverse aree geografiche del continente africano, differenti livelli di sviluppo economico e istituzionale, differenti tipi di relazioni internazionali con l'Unione e flussi di export verso l’UE estremamente vari sia in termini quantitativi che qualitativi. Questi cinque paesi sono: Costa d'Avorio, Kenya, Marocco, Uganda e Sudafrica. In particolare, l'Uganda è il paese più piccolo fra quelli scelti. É l'unico dei cinque selezionati senza sbocchi diretti sul mare e aderente al trattato EBA. Inoltre, è il paese con il minor flusso di commercio verso l’UE. In rappresentanza dei paesi dell'Africa settentrionale è stato scelto il Marocco, mentre per Africa occidentale e orientale si è optato per Costa d'Avorio e Kenya, due tra gli attori più importanti in termini economici delle rispettive regioni. Infine, come rappresentante dell'Africa meridionale, si è assunto il Sudafrica che, oltre ad essere il paese con il maggior PIL di tutto il continente, è l'unico dei cinque sotto esame ad aver recentemente firmato un accordo bilaterale con l'Unione europea.
La tabella 1 riassume i maggiori flussi di esportazione di prodotti agro-alimentari di questi cinque paesi verso l’UE e i rispettivi trattati bilaterali e/o multilaterali firmati con l'Unione europea. Bisogna inoltre aggiungere che i cinque paesi selezionati godono tutti di accordi multilaterali non reciproci (Sistema generalizzato di preferenze, Spg) e reciproci (accordo OMC sulla Clausola della nazione più favorita, Cnpf).

Tabella 1 - I cinque paesi selezionati

Il questionario è stato inviato a venti soggetti di ciascun paese, per un totale di cento questionari. Gli esportatori sono stati selezionati e contattati da team locali. I soggetti sono stati selezionati fra i maggiori esportatori di beni agro-alimentari verso l'Unione europea. Uno dei criteri più importanti nella selezione degli intervistati è stato la massima copertura possibile di prodotti esportati verso l’UE. Gli intervistati hanno provveduto a completare il questionario nei tempi previsti. La percentuale di risposte raccolte è stata pari al 100% in tutti i paesi tranne la Costa d'Avorio, dove solo quindici questionari hanno ricevuto risposta. Dato il ridotto numero di partecipanti, il sondaggio non può ritenersi completamente rappresentativo, ma un buon punto di vista generale sulle impressioni degli esportatori. Il questionario prevedeva domande relative ai cinque gruppi di BNT (tabella 2).

Tabella 2 - BNT utilizzate nel questionario

Fonte: questionario preparato dagli autori

Valutazione delle barriere non tariffarie da parte degli esportatori

Il questionario consisteva in una valutazione da parte degli esportatori del grado d'influenza (positivo, negativo o o) delle differenti BNT, considerate rispetto al loro volume di esportazione verso l’UE. Di seguito, per questioni di spazio, vengono riportati esclusivamente i risultati più interessanti ai fini dello studio. La media ponderata è calcolata valutando un impatto negativo/positivo rilevante come -2/+2 punti, zero per nessun impatto e -1/+1 per impatto negativo/positivo minimo.
Come ampiamente prevedibile, nel caso di tasse e sussidi, tutti gli esportatori considerano che l'applicazione di una tassa o di altre misure come dazi anti-dumping o normative sugli appalti per favorire i produttori locali, abbia un impatto negativo sul loro livello di esportazioni verso l’UE (tabella 3).

Tabella 3 - Valutazione delle BNT riguardanti: tasse e sussidi

Fonte: calcolo degli autori

A proposito delle procedure doganali, gli esportatori sono particolarmente sensibili alle regole di origine, alle formalità doganali, e alle procedure di pre-spedizione. Nonostante le opinioni siano abbastanza differenti sull'impatto di queste procedure sui flussi di commercio, la maggior pare degli esportatori ritiene abbiano un effetto negativo sui loro flussi di esportazione.
Dalle risposte concernenti standard e norme si evince come le norme sanitarie e fitosanitarie dell’UE, ma in particolare quelle private, siano percepite come pesanti barriere al commercio internazionale (tabella 4). Queste risposte paiono rafforzare la tesi di chi considera queste norme come una delle maggiori restrizioni imposte dai paesi occidentali all'importazione di prodotti agro-alimentari provenienti dai paesi in via di sviluppo in generale e dall'Africa in particolare.

Tabella 4 - Valutazione delle BNT riguardanti: misure sanitarie e fitosanitarie

Fonte: calcolo degli autori

Per quanto riguarda i limiti specifici, come embargo, accordi commerciali e quote, le risposte dimostrano che tali norme risultano essere irrilevanti per la gran parte degli esportatori.
L'ultima categoria, infine, tenta di fare luce su alcune delle barriere al commercio ritenute generalmente fra le più importanti: la mancanza d'infrastrutture (in particolare per il trasporto via terra) con i conseguenti elevati costi di trasporto e la catena di distribuzione. Tutti o quasi gli esportatori ritengono i costi di trasporto (il costo di trasportare le merci dal luogo di produzione al porto di spedizione, dal porto di partenza a quello di arrivo) e in generale la mancanza d'infrastrutture come alcune delle principali barriere al libero commercio internazionale (tabella 5).

Tabella 5 - Valutazione delle BNT riguardanti: catena di distribuzione e infrastrutture

Fonte: calcolo degli autori

Conclusioni

In questo breve articolo presentiamo alcuni risultati preliminari relativi agli effetti di alcune barriere non tariffarie sull'export di prodotti agro-alimentari provenienti da Uganda, Marocco, Costa d'Avorio, Kenya e Sudafrica verso l'Unione europea.
Le conclusioni derivanti dall'inchiesta, seppure interessanti, devono essere valutate con le dovute cautele. Prima di tutto, il numero di esportatori intervistati è ancora modesto per consentire analisi quantitative più raffinate.
Bisogna comunque sottolineare come, grazie a questa inchiesta, sia stato possibile raccogliere informazioni specifiche relative ai differenti prodotti agro-alimentari importati dall’UE e ai differenti paesi di origine di questi prodotti. Inoltre, le ridotte dimensioni dell'inchiesta hanno consentito di ottenere informazioni su un numero elevato di barriere al commercio, prendendo in considerazioni elementi che raramente trovano spazio nella letteratura sul commercio internazionale. Tuttavia, un ulteriore lavoro di campo è necessario per affinare la qualità dei dati ottenuti e migliorare le informazioni ricevute rispetto ai diversi fattori che impediscono lo sviluppo del commercio fra Europa e Africa in genere.
I risultati di questa inchiesta sono stati successivamente utilizzati per stimare un modello econometrico (Kee et al., 2008) che tenta di quantificare l'effetto delle BNT sul commercio internazionale. Inoltre, i risultati del test econometrico sono stati impiegati in un modello di equilibrio generale computabile (CGE) globale4 per analizzare scenari di commercio internazionale derivanti dalla riduzione delle barriere non tariffarie (Andriamananjara, 2004).
L'industria dell'export e la domanda mondiale di beni agro-alimentari stanno fronteggiando un costante aumento della sensibilità e attenzione dei consumatori verso standard qualitativi sempre più stringenti, in relazione ai temi della protezione della salute, della tutela ambientale ecc. Questi coinvolgono procedimenti quali l'etichettatura e l'impacchettatura dei prodotti e l'osservanza di standard internazionali e privati. Il nostro questionario rappresenta una preliminare evidenza dei possibili effetti di queste norme sui flussi di commercio provenienti dai paesi africani e uno stimolo per continuare la ricerca in questo campo.

Riferimenti bibliografici

  • Andriamananjara S., Dean, J. M., Feinberg, R., Ferrantino, M. J., Ludema, R., and Tsigas, M. (2004). "The effects of non-tariff measures on prices, trade and welfare: CGE implementation of policy-based price comparisons", U.S International Trade Commission, Office of Economics Working Paper No.2004-04.A
  • EC (European Commission), (2008), "Putting Trade Policy at the Service of Development" Report from DG Trade of the European Commission to the European Parliament [link]
  • Kee H L., Nicita A. and Olarreaga M. (2008), "Estimating trade restrictiveness indices", Economic Journal, n. 119, pp. 172-199
  • Mahé L.P., (1997), "Environment and quality standards in the WTO: New protectionism in agricultural trade? A European perspective", European Review of Agricultural Economics, n.24, pp. 480-503
  • MAST (Multi-agency support team), (2008), First Progress Report to the Group of Eminent Persons on Non-tariff Barriers, (June 2008). Mimeo, Geneva, UNCTAD
  • Mattson J., Koo W., and Taylor R., (2004), "Non Tariff Trade barriers in Agriculture", Agribusiness & Applied Economics Report, No 23501, North Dakota State University, Department of Agribusiness and Applied Economics
  • 1. Questo articolo é tratto dalla presentazione degli autori alla 13esima Conferenza Annuale su Analisi Economica Globale "Trade for Sustainable and Inclusive Growth and Development", organizzata da United Nations Economic and Social Commission for Asia and the Pacific, Asian Development Bank, Center for Global Trade Analysis, Purdue University a Penang (Malesia), 9-11 Giugno 2010. Le opinioni espresse in questo articolo sono puramente quelle degli autori e non possono in nessuna circostanza essere considerate come dichiarazioni ufficiali della Commissione Europea o di nessuno dei suoi Stati Membri.
  • 2. Nel 2006, l'IPTS (Institute for Prospective Technological Studies) ha organizzato il seminario "Euro-Med Association Agreements: Agricultural Trade - Regional Impacts in the EU" con lo scopo di costruire una piattaforma per la discussione dei risultati derivanti da quest'accordo [link].
  • 3. Un forum costantemente aggiornato per chi fosse interessato ad approfondire i temi delle BNT è rappresentato dal wiki NTM Network [link].
  • 4. Utilizzando il modello GTAP (Centre for Global Trade Analysis Project) [link].
Tematiche: 
Rubrica: