Finestra sulla PAC n.16

Finestra sulla PAC n.16
  Istituto Nazionale di Economia Agraria

Il dibattito sulla revisione del bilancio e il futuro della PAC si è arricchito in questo ultimo mese di tre importanti documenti: una bozza di comunicazione della Commissione, un documento attribuito alla DG AGRI e una presa di posizione di un gruppo di economisti agrari europei. Rispetto agli obiettivi storicamente affidati alla PAC, dei risultati ai quali essa è pervenuta a seguito delle ultime riforme, nonché dell’emergere di nuove priorità politiche, i tre documenti giungono a conclusioni che, in alcuni casi, sono diametralmente opposte.
Il documento della Commissione Barroso avrebbe dovuto essere presentato il 24 novembre, ma a seguito di contrasti sorti all’interno della Commissione, anche sul futuro della PAC (la Commissaria Fischer Boel ha dichiarato di non avere mai visto il documento e di non averne, di conseguenza, approvato i contenuti), esso è stato accantonato (“buttato nel cestino” secondo le parole della Commissaria). Sarà dunque compito della futura Commissione che sarà nominata a dicembre predisporre un testo condiviso sulle priorità del futuro bilancio dell’UE, comprese le politiche per la PAC. Il documento cestinato, tuttavia, è utile per capire gli umori che circolano attorno alla PAC. Esso colloca la PAC nell’ambito della priorità politica relativa alla lotta ai cambiamenti climatici, prevedendo la possibile costituzione di un terzo pilastro specificatamente rivolto a tale questione. Aiuti diretti mirati all’ottenimento di beni pubblici (sicurezza alimentare e qualità, agricoltura sostenibile e cambiamenti climatici), ridotti e non più legati a criteri storici di riferimento, secondo pilastro rafforzato e misure di mercato trasformate in rete di sicurezza sono gli altri elementi della PAC modernizzata di cui, secondo la bozza di documento, avrebbe bisogno la società in Europa. Il cofinanziamento nazionale o una maggiore responsabilità finanziaria attribuita agli Stati membri attraverso le politiche nazionali avrebbero potuto ovviare alle minori risorse comunitarie dedicate al settore.
Il documento attribuito alla DG AGRI, invece, ha una visione della PAC futura più in sintonia con gli interessi degli agricoltori. Qui, infatti, il sostengo pubblico dovrebbe permettere agli agricoltori di affrontare la crescente volatilità dei prezzi, di assicurare la fornitura di beni pubblici e di mantenere una capacità produttiva in grado rifornire l’industria agroalimentare. Il pagamento diretto disaccoppiato si comporrebbe, così, di un livello base, in grado di garantire un reddito ragionevole  (ancorato alla tenuta di determinati comportamenti minimi da parte degli agricoltori), al quale si sommerebbe un aiuto complementare e selettivo, indirizzato, cioè, non a tutte le aziende e i territori, teso a remunerare la fornitura di beni pubblici. Specifici bisogni del settore agricolo a livello regionale o delle aree rurali sarebbero soddisfatti da misure apposite e calibrate ai bisogni dei territori (il secondo pilastro). Il documento rigetta l’idea del cofinanziamento nazionale e di qualsiasi forma di rinazionalizzazione della PAC, sostenendo la necessità di definire regole comuni e di agire a livello comunitario.
Il documento del gruppo di economisti agrari europei [link], invece, dopo avere individuato i potenziali ambiti di azione della PAC, riconosce nell’ottenimento di alcuni beni pubblici ambientali (quali lotta al cambiamento climatico, protezione della biodiversità, gestione delle risorse idriche, compresa la conservazione della qualità delle acque) alcuni dei casi nei quali sarebbe davvero giustificato l’intervento dell’UE attraverso la PAC, trattandosi di beni pubblici i cui effetti travalicano i confini dei singoli Stati membri assumendo rilevanza sovranazionale. In questa documento l’attuale primo pilastro è destinato gradualmente a sparire, sostituito da aiuti diretti - selettivi rispetto alle aziende ed ai territori - mirati al raggiungimento degli specifici obiettivi individuati, mentre il secondo pilastro andrebbe fortemente rivisto per mantenervi solo quelle politiche che promuovono beni pubblici europei. Le politiche per lo sviluppo rurale dovrebbero essere integrate nelle politiche regionali, in grado di perseguire in maniera più efficace l’obiettivo della coesione. Tutto ciò verrebbe accompagnato da nuove politiche tese a garantire il mantenimento dell’attività produttiva nelle aree in cui la sua sopravvivenza fosse messa in discussione, ad aiutare gli agricoltori nella gestione del rischio, anche attraverso reti di sicurezza contro la contrazione dei redditi in presenza di cadute dei prezzi di natura eccezionale, e al rafforzamento delle azioni di monitoraggio e controllo da parte dell’UE per impedire distorsioni nel funzionamento del mercato unico da parte delle politiche nazionali, e per garantire produttori e consumatori dall'esercizio di potere di mercato nelle filiere agro-alimentari da parte dell'industria alimentare e della grande distribuzione organizzata.
La lezione che si può trarre guardando questi documenti è che la questione della riforma della PAC, a seconda dell’angolatura dalla quale viene affrontata, produce risultanti differenti. Guardare alla PAC solo in termini della sua incidenza sul bilancio rischia di invertire i termini del problema, cioè potrebbe portare prima a decidere quante risorse e poi per quali obiettivi, e a fondare le decisioni sul futuro della PAC sulla base della sua passata efficacia ed efficienza e non su quelle che potrebbero essere la sua efficacia ed efficienza future in relazione ai nuovi obiettivi.
Guardare alla PAC da un’ottica strettamente agricola, e per di più dall’interno della “stanza dei bottoni”, non sembra portare a formulare proposte innovative per affrontare tutte le debolezze notoriamente attribuite alla PAC, pur riconoscendone la fondatezza. Il documento della DG AGRI, ad esempio, riconosce la difficoltà di implementare il sistema dei pagamenti diretti di cui parla, pur tuttavia tale sistema viene puntualmente riproposto, senza che siano stati adeguatamente risolti il problema della giustificazione del sostegno e quello della sua quantificazione.
Lo sguardo dello studioso è meno legato a finalità “politiche” e, dunque, è quello che meglio dà la misura della bontà degli obiettivi affidati alla politica, della coerenza delle scelte intraprese in relazione agli obiettivi e dell’efficienza degli strumenti utilizzati. Proprio per il suo essere così “scientifica”, la ricetta fornita dagli economisti rientra, in genere, nell’ambito degli scenari teorici, di difficile applicabilità. Pur tuttavia essa è utile per alzare il livello del dibattito e costringere ciascuno dei negoziatori a guardare oltre i propri interessi, per trovare un terreno comune sul quale far partire la trattativa.
A questo proposito è interessante notare come, sia pure con accenti e intensità diversi, tutti i documenti attribuiscono alla PAC (“solo” o “anche”, a seconda dei punti di vista) il compito di fornire beni pubblici. Vale la pena, allora, partire da questo terreno comune per individuare “quali” beni pubblici, come misurarne la domanda da parte della società, come misurarne il costo della loro produzione, quale approccio utilizzare - compensativo (il costo per l’agricoltore) o remunerativo (il prezzo che è disposto a pagare la società) - per calcolare l’incentivo da offrire agli agricoltori. Questioni, evidentemente, niente affatto scontate e di difficile soluzione negoziale. Ma soprattutto, anche ammesso che alla fine delle trattative ci si accordasse su una PAC orientata all’ottenimento di beni pubblici, l’individuazione degli strumenti per tradurre in pratica tale visione presenterebbe difficoltà per nulla banali.
Solo se si riuscirà a convincere i detrattori della PAC che la nuova politica agricola ha realmente dismesso gli abiti del “sostegno incondizionato” agli agricoltori per indossare quelli del “sostegno condizionato” e mirato al soddisfacimento dei bisogni della società (che possono, anzi, debbono, comprendere anche l’interesse a mantenere la buona salute e la vitalità del settore agricolo), sarà allora possibile difendere con maggiore efficacia la PAC e le risorse ad essa associate nell’ambito del più generale dibattito sulla revisione di bilancio.

Notizie: 
Notizie flash

Ammasso privato di olio d’oliva (maggio 2009)

La perdurante e drastica riduzione dei prezzi di mercato degli oli vergini ed extravergini di oliva ha determinato le condizioni per l’apertura dell’ammasso privato. La Commissione europea ha infatti pubblicato il regolamento di apertura dello stoccaggio privato [pdf], limitato ad un massimo 110.000 tonnellate di olio che possono essere ritirate dal mercato per un periodo di 180 giorni. Nell’ambito dei due bandi di gara indetti per raccogliere le offerte [pdf] [pdf] sono stati complessivamente accolti allo stoccaggio 37.334 tonnellate, ad un prezzo massimo di 1,3 euro/t/giorno. I quantitativi accettati provengono da Spagna, Grecia, Portogallo e Francia. Pur essendo ammessa alla misura, l’Italia non ha presentato alcuna offerta.

Piani di azione nazionale per le energie rinnovabili (giugno 2009)

La Commissione europea ha adottato il modello di piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili che ciascuno Stato membro dovrà presentare entro il 30 giugno 2010 [pdf]. Tale modello garantisce che i piani nazionali siano completi e contemplino tutti i requisiti fissati nella direttiva 2009/28 [pdf]. La direttiva in questione stabilisce un quadro comune per la promozione dell’energia da fonti rinnovabili, fissando obiettivi nazionali obbligatori tanto per la quota complessiva di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale quanto per la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti. Per l’Italia, ricordiamo, la quota di energia proveniente da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2020 è pari al 17%, dal 5,2% calcolato al 2005. Tali obiettivi nazionali concorrono al raggiungimento dell’obiettivo globale di una quota pari almeno al 20% di energia da fonti rinnovabili nel consumo energetico finale dell’UE al 2020. Ciascuno Stato membro deve poi assicurare che una quota di almeno il 10% di energia nel settore dei trasporti provenga da fonti rinnovabili.

Regolamento applicativo dell’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 (luglio 2009)

In applicazione delle misure di sostegno specifico previste dall’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf] è stato emanato il regolamento (CE) n. 639/2009 [pdf]. All’art. 3 viene esplicitamente stabilito che gli Stati membri devono garantire la coerenza non solo tra le misure di sostegno specifico ma anche di queste rispetto agli altri strumenti comunitari di sostegno e agli eventuali aiuti di Stato. Inoltre, devono provvedere a che l’agricoltore per una medesima operazione benefici di una sola fonte di finanziamento. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure che intende adottare entro il 1° agosto dell’anno che precede la prima applicazione dell’art. 68, fornendo le informazioni precisate in alleato al regolamento. La Commissione dovrà invece approvare le misure relativa al sostegno alle attività che comportano benefici agroambientali aggiuntivi. Lo Stato membro che intende attivare tali misure è quindi tenuto a fornire informazioni dettagliate relativamente all’impatto ambientale atteso in relazione alle esigenze e alle priorità ambientali e a specifici obiettivi verificabili; dovrà portare i giustificativi che consentano alla Commissione di verificare la coerenza e l’attendibilità dei calcoli; dovrà descrivere la metodica, le ipotesi e i parametri agronomici presi come riferimento nei calcoli dei costi aggiuntivi e del mancato guadagno. La Commissione valuta se le informazioni fornite sono conformi a quanto richiesto: in caso positivo approva le misure entro quattro mesi dal ricevimento delle informazioni; in caso contrario invita lo Stato membro a rivedere le misure.

Rapporto della Commissione sulla modulazione volontaria (luglio 2009)

La Commissione, in ottemperanza a quanto disposto dall’art. 7 del regolamento (CE) n. 378/2007 [pdf], ha pubblicato una relazione sull’applicazione della modulazione volontaria nel Regno Unito e in Portogallo. Sulla base degli elementi di valutazione a disposizione, la Commissione non ritiene di dovere avanzare proposte di modifica.

Regime europeo di distribuzione di frutta nelle scuole (luglio 2009)

La Commissione europea ha deciso la ripartizione definitiva tra gli Stati membri dell’aiuto comunitario relativo al programma “Frutta nelle scuole” per il periodo 1° agosto 2009-31 luglio 2010 [pdf]. L’Italia ha ottenuto un aumento della dotazione iniziale da 9,5 a poco più di 15 milioni di euro, grazie alla redistribuzione delle risorse degli Stati membri che non hanno partecipato o hanno partecipato parzialmente al Programma. Tenuto conto del cofinanziamento nazionale, pari a 11 milioni di euro, la dotazione complessiva dell’Italia per l’anno scolastico 2009/10 sarà pari a 26 milioni di euro. Le somme saranno utilizzate per il perseguimento degli obiettivi fissati nella Strategia nazionale [pdf], che dovrà essere rivista sulla base delle maggiori risorse. L’obiettivo è di coinvolgere 840.000 bambini delle scuole primarie ed elementari [pdf].

OCM vitivinicola (luglio – novembre 2009)

Sono stati pubblicati il regolamento (CE) n. 436/2009 [pdf] sullo schedario viticolo, 606/2009 [pdf] sulle modalità di applicazione delle norme relative alle categorie dei prodotti vitivinicoli e alle pratiche enologiche, e 607/2009 [pdf] sulle modalità di applicazione delle norme su DOP e IGP, menzioni tradizionali ed etichettatura, che sono entrati in vigore il 1° agosto 2009 [pdf]. Quest’ultimo regolamento è molto importante, in quanto fissa le modalità per passare dal sistema delle DOC, DOCG e IGT al sistema delle denominazioni di origine e indicazione di origine protette. Nel mese di giugno, inoltre, è stato pubblicato il regolamento (CE) n. 491/2009 [pdf] che modifica il regolamento (CE) n. 1234/2007 [pdf] sull’OCM unica, per includervi le modifiche apportate all’OCM vitivinicola dal regolamento (CE) n. 479/2008 [pdf]. Sul fronte del premio all’estirpazione nel mese di novembre la Commissione ha fissato i limiti di bilancio per Stato membro per la campagna 2009/10. Per l’Italia l’importo massimo è pari a 101,6 milioni di euro [pdf]. Infine, la Commissione ha pubblicato le proiezioni di mercato per il settore vitivinicolo all’orizzonte del 2015/16 sulla base di tre possibili scenari: quello medio, che viene considerato il più probabile, quello di eccedenze elevate e quello di basse eccedenze [pdf] [pdf].

Trasparenza (agosto 2009)

La Baviera, in applicazione dell’iniziativa sulla trasparenza, ha reso note le informazioni sui beneficiari del primo pilastro della PAC. La pubblicazione è avvenuta con ritardo rispetto ai tempi dettati dalla Commissione, che per tale motivo aveva avviato la procedura di infrazione nei confronti della Germania.

Accordi regionali ad interim UE-paesi ACP (agosto-settembre 2009)

Tra luglio e settembre 2009 sono stati firmati due accordi ad interim di partenariato economico (Economic Partnership Agreement – EPA) tra l’UE ed alcuni paesi di Africa, Caraibi e Pacifico (quello con la Papua Nuova Guinea e con alcuni paesi del gruppo dell’Africa sud-orientale), in attesa che si giunga alla conclusione dell’EPA per l’intero gruppo dei paesi ACP. La scadenza dell’accordo di Cotonou e la necessità di rendere compatibili il regime preferenziale accordato a questi paesi nell’ambito del WTO ha reso necessario procedere ad accordi separati con i singoli paesi, al fine di permettere loro di continuare a godere dei regimi preferenziali di accesso al mercato comunitario e di proseguire il più complessivo negoziato EPA.

Massimali di bilancio per gli aiuti diretti 2009 (settembre 2009)

Il regolamento (CE) n. 889/2009 [pdf] ha fissato i massimali di bilancio per l’applicazione del regime di pagamento unico e degli aiuti parziali, transitori e facoltativi per il 2009. Per l’Italia, rispetto al 2008, è aumentato il massimale per il RPU e lo stanziamento dell’art. 69 per lo zucchero. Tali maggiori risorse derivano proprio dalla messa a regime della riforma dell’OCM zucchero, che ha attuato l’ultimo dei previsti tagli ai prezzi di intervento, con il conseguente aumento del valore dei titoli attribuiti ai produttori di barbabietola da zucchero.

Tabella 1 - Italia - Massimali di bilancio per l’attuazione del regime di pagamento unico e degli altri aiuti diretti 2009 (000 €)

- Massimale per il regime di pagamento unico 3.838. 239
- Art. 68 ter - pomodori 91.984
- Art. 68 ter - ortofrutticoli diversi dai pomodori 9.700
- Art. 69 - seminativi 141.712
- Art. 69 - carni bovine 28.674
- Art. 69 - carni ovicaprine 8.665
- Art. 69 - zucchero 10.880
- Art. 70 - esclusione sementi 13.321

Fonte: Commissione (CE)

Cambiamenti climatici (settembre-ottobre 2009)

In vista della Conferenza sul clima che si terrà a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre prossimo, il tema del contributo dell’agricoltura ai cambiamenti climatici è stato al centro del consiglio informale dei ministri agricoli tenutosi a Växjö (Svezia) nella metà di settembre. Traendo spunto dai documenti della Commissione, il primo sul ruolo dell’agricoltura europea nella mitigazione dei cambiamenti climatici [pdf] e il secondo sul ruolo nell’adattamento ai cambiamenti climatici [pdf], la presidenza svedese ha prodotto un testo di discussione [pdf] focalizzato su tre questioni: quale ruolo dovrebbe assumere l’UE nelle azioni di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici in agricoltura e quali potrebbero essere le aree di cooperazione? Come utilizzare al meglio gli strumenti a disposizione nella PAC nell’ambito dello sviluppo rurale per combattere i cambiamenti climatici e quali primi insegnamenti possono essere tratti? Quali politiche comuni e strategie possono essere ulteriormente sviluppate per affrontare al meglio le patologie e i disastri conseguenti al cambiamento climatico? Nel dibattito che si è successivamente sviluppato sono emersi come temi dominanti quelli della buona gestione dei terreni e del ruolo della ricerca&sviluppo nonché dello scambio di informazioni tra paesi. Il ruolo dell’agricoltura nella mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e la necessità che l’attività agricola venga adeguatamente considerata nel futuro accordo di Copenaghen sono stati sottolineati anche nelle conclusioni del Consiglio formale dei ministri dell’ambiente riunitisi a Bruxelles in ottobre [pdf]. Nelle conclusioni è stata inoltre sottolineata la necessità di incoraggiare misure di mitigazione e adattamento nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo, anche attraverso la mobilitazione di risorse finanziarie aggiuntive attraverso un ampio spettro di fonti. Pur riconoscendo l’entità delle risorse finanziarie che dovranno essere reperite per far fronte agli impegni dei paesi in via di sviluppo sul fronte dei cambiamenti climatici (tra 22 e 50 milioni di euro all’anno fino al 2020), così come evidenziato nella Comunicazione adottata dalla Commissione sulla proposta europea di maggiori finanziamenti internazionali per il clima in vista dell’accordo di Copenaghen [pdf], i ministri finanziari, prima, e i capi di Stato e di Governo [pdf], poi, non hanno quantificato l’impegno dell’UE riservandosi di farlo alla luce degli esiti della Conferenza di dicembre.

Multe per il superamento delle quote latte (ottobre 2009)

La Commissione europea ha reso noti i calcoli, ancora provvisori, delle somme dovute per la campagna 2008/09 a seguito del superamento delle quote latte. Il prelievo imputato ai cinque Stati membri che hanno superato le rispettive quote è di 104.227.000 euro. L’esubero sottoposto a prelievo è di 355.947 tonnellate (tra consegne e vendite dirette) e riguarda l’Italia (+1,5% rispetto al quantitativo garantito nazionale), i Paesi Bassi (+1,4%), l’Austria (+1,2%), Cipro (+1%), Lussemburgo (+0,6%). A livello comunitario, tuttavia, la produzione complessiva è risultata del 4,2% più bassa della somme delle quote nazionali, grazie ai paesi che hanno prodotto meno della propria quota. Tra questi spiccano la Francia, che rispetto alla quota di 25 milioni di tonnellate ha prodotto 1,1 milioni di tonnellate in meno, e il Regno Unito, che ha prodotto circa 1,5 milioni di tonnellate in meno rispetto alla quota di quasi 15 milioni di tonnellate. Il superprelievo attribuito all’Italia è pari a poco più di 45 milioni di euro, il 45% del totale delle multe, importo notevolmente inferiore al prelievo imputato nelle precedenti campagne quando ha raggiunto 160 milioni di euro (campagna 2007/08), 185 milioni di euro (nel 2006/07) e 198 milioni di euro (nel 2005/06). La sensibile contrazione dei versamenti dovuti dall’Italia si deve all’aumento di quota (+2%) concesso a partire dal 1° aprile 2008 e alla minore produzione nazionale (circa 200.000 tonnellate). Per maggiori informazioni si veda il comunicato della Commissione europea [pdf].

Crisi del settore lattiero (ottobre 2009)

Lo scorso luglio, in risposta alla specifica richiesta dei Capi di Stato e di Governo, la Commissione europea ha reso pubblico un rapporto sulla situazione del mercato lattiero nel 2009, contenente una serie di proposte tese a stabilizzare il mercato [pdf]. Nel corso dei mesi si è inoltre delineata una posizione comune a 21 Stati membri che hanno fatto pressing sulla Commissione affinché adottasse misure concrete per risollevare le sorti del settore. Proprio in risposta a tali difficoltà e alle richieste dei 21, la Commissione ha disposto un ammontare di risorse pari a 280 milioni di euro per un “fondo latte” che dovrebbe essere reso disponibile sul bilancio 2010, utilizzando parte del margine disponibile. Le risorse dovrebbero essere allocate agli Stati membri sotto forma di envelope nazionali basate sulla produzione della campagna 2008/09, entro i limiti della quota [pdf]. Le misure già adottate per far fronte alla crisi riguardano invece l’anticipo dell’avvio dell’ammasso privato e il ripristino delle restituzioni alle esportazioni. L’ultima misura adottata in ordine di tempo è la temporanea autorizzazione degli Stati membri a versare ai produttori agricoli primari aiuti di Stato fino ad un massimo di 15.000 euro, da erogare una sola volta ad azienda fino alla fine del 2010 [pdf]. Misure specifiche per il settore lattiero riguardano il prolungamento del periodo di intervento per burro e latte scremato in polvere fino alla fine di febbraio 2010 e l’aumento dei quantitativi che è possibile portare all’intervento: a fronte di un limite di 30.000 tonnellate per il burro e 109.000 tonnellate per il latte scremato in polvere, la Commissione ha acquistato 83.000 tonnellate del primo e 283.000 tonnellate del secondo prodotto. Inoltre, è in corso la modifica all’art. 186 del regolamento (CE) n. 1234/2007 [pdf], grazie alla quale anche per il settore lattiero-caseario la Commissione avrà facoltà di attivare rapidamente misure temporanee in caso di perturbazioni dei prezzi sul mercato interno. Tra le proposte ancora allo studio se ne segnala una, valida per le sole campagne 2009/10 e 2010/11, tesa a finanziare misure di ristrutturazione del settore. Essa prevede di dedurre dal quantitativo di riferimento nazionale le quote riscattate dai produttori e versate alla riserva nazionale: in caso di eccedenza di produzione, la differenza tra la multa dovuta a Bruxelles (calcolata sulla quota originaria) e quella realmente applicata dal paese (più alta, perché applicata tenendo conto della quota ridotta) sarebbe utilizzata per finanziare, con risorse nazionali, la ristrutturazione del settore. È al lavoro, infine, un gruppo di alto livello che avrà il compito di individuare i provvedimenti da adottare nell’ambito dei rapporti di filiera e di riequilibrio tra domanda e offerta in vista dell’abolizione del regime delle quote nel 2015 [pdf] [pdf]. Per maggiori informazioni si veda il sito della DG AGRI [link] e la Finestra sulla PAC giugno 2009.

Relazione della Corte dei Conti europea sull’OCM latte (ottobre 2009)

La Corte dei Conti europea ha pubblicato una relazione speciale sull’efficacia degli strumenti di gestione del mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari [pdf]. La relazione mira a verificare l’efficacia degli strumenti di gestione nel raggiungimento degli obiettivi dell’OCM: equilibrio del mercato, stabilizzazione dei prezzi, reddito dei produttori e competitività sui mercati internazionali. Al termine della relazione sono state formulate alcune raccomandazioni rivolte alla Commissione che riguardano: la necessità di monitorare l’evoluzione del mercato e della formazione dei prezzi; la preparazione di studi di approfondimento per far fronte ai problemi della produzione in zone vulnerabili (le aziende di montagna) e sulle conseguenze ambientali della concentrazione geografica della produzione; la necessità di riorientare la produzione verso il mercato interno e verso la produzione di formaggi e altri prodotti ad elevato valore aggiunto che possono essere esportati senza bisogno di ricorrere alle restituzioni.

Comunicazione sul funzionamento della catena agroalimentare (ottobre 2009)

Le recenti dinamiche dei prezzi dei prodotti agricoli e agroalimentari sono al centro delle riflessioni della Commissione europea, tese, da un lato, ad investigare le determinanti degli andamenti dei prezzi agricoli e della loro volatilità [pdf] [pdf] [link], dall’altro, a individuare le cause della distorsione della formazione dei prezzi lungo la catena agroalimentare. Partendo dalla roadmap presentata nel dicembre 2008 [pdf] la Commissione ha presentato una Comunicazione [pdf] [pdf] che individua nella mancanza di trasparenza della formazione dei prezzi lungo la catena agroalimentare, nell’asimmetria del potere contrattuale degli attori e nell’adozione di pratiche che ostacolano la concorrenza le principali cause di distorsione della trasmissione dei prezzi lungo la catena, con la compressione dei margini dei produttori agricoli e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. Al fine di migliorare il funzionamento della catena agroalimentare vengono individuate tre priorità: promuovere relazioni sostenibili tra gli operatori, migliorare la trasparenza dei prezzi, favorire l’integrazione e la competitività tra paesi rimuovendo gli ostacoli e le pratiche che frammentano il mercato interno. Per maggiori informazioni.

Trasferimento fondi dal FEAGA al FEASR (ottobre 2009)

L’Health Check ha dato ai paesi la possibilità di attribuire la parte inutilizzata del massimale nazionale per il regime di pagamento unico, perché relativa ai titoli non attivati, alla dotazione finanziaria del FEASR o al finanziamento del sostegno specifico previsto dall’art. 68 del regolamento 73/2009 [pdf]. La Germania e la Svezia hanno deciso di utilizzare tali somme per aumentare la dotazione finanziaria comunitaria dei programmi di sviluppo rurale. Il Portogallo, inoltre, a seguito della crisi economica che ha investito il settore agricolo, ha comunicato di non volere applicare la modulazione volontaria nel 2009 [pdf]. Di conseguenza, si è reso necessario fissare nuovamente i massimali per i pagamenti diretti per questi paesi [pdf] e gli importi trasferiti al FEASR e quelli disponibili per il FAEGA [pdf] (Tabella 2), oltre che la nuova ripartizione annuale per Stato membro del FEASR per il periodo 2007-2013 [pdf] (tale ripartizione contiene già l’aumento degli importi attribuiti ai paesi a seguito degli stanziamenti decisi nell’ambito del Piano europeo di ripresa economica per gli anni 2009 e 2010, il cui dettaglio è contenuto nella decisione 2009/545/CE [pdf]).

Tabella 2 - Importi messi a disposizione del FEASR e importi disponibili per il FEAGA (milioni di euro)

Esercizio
finanziario
Importi messi a disposizione del FEASR Saldo netto
FEAGA
Modulazione
obbligatoria
1782/03
Cotone
1782/03
Modulazione
obbligatoria
73/09
Cotone
73/09
Tabacco
73/09
Fondi
dormienti
73/2009
Modulazione
volontaria
378/07
Vino
1234/07
2007 984 22             44.753,00
2008 1.241 22         362   44.592,00
2009 1.305,7 22         424 40,66 44.886,64
2010     1.867,1 22     397 82,11 44.777,79
2011     2.095,3 22 484 51,6 403,9 122,61 44.437,59
2012     2.355,3 22 484 51,6 372,3 122,61 44.685,19
2013     2.604,9 22 484 51,6 334,9 122,61 44.917,99

Fonte: elaborazioni su Decisione 2009/781/CE

Attività MIPAAF - AGEA

Importo definitivo degli aiuti all’ortofrutta destinata alla trasformazione (giugno - ottobre 2009)

A seguito dei controlli di ammissibilità effettuati dall’AGEA, sono stati fissati, per il 2008, gli importi definitivi degli aiuti ad ettaro degli ortofrutticoli destinati alla trasformazione (Tabella 3) [pdf]. Rispetto agli importi indicativi si rileva un aumento dell’aiuto unitario per tutte le colture, con variazioni che vanno da +8% per il pomodoro a +154% per le pesche. Si ricorda che per avere diritto all’aiuto transitorio occorre rispettare alcune condizioni in termini di dimensione minima di superficie destinata alla coltura, quantità minima di prodotto da consegnare alle industrie di trasformazione, esistenza di un contratto con l’industria, riconoscimento dell’industria e appartenenza del produttore ad una OP o un gruppo riconosciuto.
In merito alla possibilità di anticipare la conclusione del regime transitorio degli aiuti accoppiati, possibilità offerta ai paesi dall’Health Check, tutto resta inalterato rispetto alle decisioni prese nel 2007: il disaccoppiamento totale per pomodori, pere e pesche scatterà dal 2011, quello per le prugne dal 2013. Nessuna decisione in merito è stata infatti comunicata alla Commissione europea entro il termine del 1° agosto 2009.

Tabella 3 - Italia. Importi definitivi degli aiuti ad ettaro per i prodotti ortofrutticoli destinati alla trasformazione - 2008

Colture Plafond (000 euro) Importo indicativo (euro/ha) Importo definitivo (euro/ha) Variazione % Superficie ammessa (ettari)
Pomodoro 91.980 1.300 1.410,187 +8,5 65.225,39
Pere 7.567 2.200 4.006,7776 +82,1 1.888,55
Pesche 1.000 800 2.033,0988 +154,1 491,86
Prugne 1.133 2.000 2.604,2983 +30,2 435,05

Fonte:elaborazioni su dati AGEA

Contestualmente, il MiPAAF ha disposto le nuove procedure applicative della Strategia nazionale 2009-2013 [pdf] [pdf] [pdf] relativamente al riconoscimento delle OP, alla gestione dei fondi di esercizio e dei programmi operativi, alle misure di prevenzione e gestione delle crisi e agli interventi della disciplina ambientale, valevoli per la presentazione dei programmi operativi che decorreranno a partire dal 1° gennaio 2010 [pdf] [pdf]. Infine, è stato fissato l’aiuto finanziario nazionale, per l’anno 2009, concesso alle regioni in cui il livello di organizzazione delle OP è inferiore al 20% del valore della produzione ortofrutticola regionale. Le regioni sono Marche, Toscana, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna e Umbria. L’aiuto finanziario è concesso alle OP nei limiti di 42.649.630 euro [pdf].

Aiuto accoppiato tabacco – 2008 (luglio 2009)

Sono stati resi noti gli importi definitivi dell’aiuto al tabacco per gruppi di varietà relativi al 2008 [pdf]. Rispetto agli importi indicativi [pdf] si nota l’aumento lineare dell’8,7% concesso all’aiuto dei primi 4 gruppi varietali, la cui superficie è stata inferiore a quella preventivata. Nessun aiuto è stato invece fissato per gli ultimi due gruppi varietali, per i quali non sono presenti quantità ammesse al sostegno accoppiato.

Tabella 4 - Italia. Aiuti accoppiati al tabacco 2008

Gruppo Varietale Aiuto accoppiato
(euro/kg) Var. %
Indicativo Definitivo
01 - Flue Cured 1,92 2,0872 +8,7
02 - Light Air Cured 1,87 2,0329 +8,7
03 - Dark Air Cured 1,72 1,8698 +8,7
04 - Fire Cured 2,00 2,1742 +8,7
05 - Sun Cured 0,22 - -
07 - Katerini 0,35 - -

Fonte: MiPAAF ed elaborazioni su dati MiPAAF

Applicazione nazionale dell’ art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 (luglio 2009)

Il 22 settembre il MiPAAF ha pubblicato il decreto ministeriale [pdf] relativo all’applicazione dell’art. 68 del regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf]. Dopo un lungo braccio di ferro con le Regioni, è stato raggiunto l’accordo sulla ripartizione dei fondi tra settori e tra misure. Si tratta, complessivamente, di un importo di 316.250.000 euro nel 2010, che salirà a poco meno di 321.950.000 euro dal 2012. Di queste somme, 147.250.000 di euro sono indirizzati a premi accoppiati alla produzione; è stato utilizzato, in tal modo, tutto il possibile plafond per tali misure (ricordiamo che il regolamento 73/2009 stabilisce che la spesa per le misure accoppiate non può superare il 3,5% del massimale nazionale). Il dettaglio dei settori interessati, del plafond disponibile e dell’aiuto unitario è contenuto nella tabella 5.
La misura per le carni bovine prevede un sostegno complessivo di 51.250.000 euro:

  • in favore delle vacche nutrici delle razze da carne e a duplice attitudine iscritte ai libri genealogici e ai registri anagrafici (24.000.000 euro)
  • in favore dei bovini compresi tra 12 e 24 mesi di età allevati presso l’azienda che beneficia dell’aiuto per un periodo non inferiore a 7 mesi prima della macellazione, in possesso di una etichettatura facoltativa ai sensi del regolamento (CE) n. 1760/2000 [pdf], o certificati come DOP/IGP o in conformità a sistemi di qualità riconosciuti dal MiPAAF (27.250.000 euro).

A questo proposito c’è da sottolineare che la versione approvata differisce da quella inizialmente proposta dal MiPAAF sia per una riduzione delle risorse assegnate al settore, che per avere esteso i benefici del sostegno alle vacche a duplice attitudine e a quelle iscritte ai registri anagrafici.
Il sostegno specifico in favore del miglioramento della qualità delle carni ovicaprine è destinato agli allevatori che rispettano una delle seguenti condizioni di ammissibilità:
a) che acquistano, direttamente da allevamenti iscritti al libro genealogico o al registro anagrafico, montoni riproduttori geneticamente selezionati resistenti alle scrapie;
b) che detengono montoni riproduttori geneticamente selezionati resistenti alle scrapie, iscritti al libro genealogico o al registro anagrafico, di età inferiore o uguale a cinque anni;
c) che macellano ovicaprini certificati come DOP/IGP o in conformità a sistemi di qualità riconosciuti;
d) allevano ovicaprini in sistemi a bassa densità di carico (≤ 1 UBA/ha foraggere).
Anche in questo caso, la norma approvata allarga il bacino dei beneficiari rispetto alla prima proposta, inserendo le macellazioni di capi certificati e l’allevamento a bassa densità di carico.
Il sostegno specifico all’olio extravergine d’oliva, presente nella prima bozza del MiPAAF ma senza alcuna dotazione, è destinato alla produzione DOP/IGP e biologica. Riguardo al latte, la produzione destinataria del sostegno deve rispettare requisiti qualitativi ed igienico sanitari. Rispetto alla prima proposta la dotazione è aumentata di 15.000.000 di euro. Il sostegno al tabacco è destinato ai produttori che consegnano ad una impresa di prima trasformazione tabacco dei gruppi varietali 01, 02, 04 e 03 (20.500.000 euro) e ai produttori di tabacco destinato alla produzione di sigari (1.000.000 euro). L’uso di sementi certificate e confettate è il requisito minimo che devono rispettare i produttori di barbabietola da zucchero per avere diritto al sostegno, mentre per la Danaee racemosa il sostegno è indirizzato ai produttori di fronde recise che adottano un disciplinare di produzione volontario riconosciuto dal MiPAAF o dalla regione, finalizzato al miglioramento della qualità. Queste ultime due misure erano del tutto assenti dalla prima proposta del MiPAAF. Riguardo alle misure agroambientali il contributo è destinato agli agricoltori del centro-sud (Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) che attuano tecniche di avvicendamento triennali che prevedono la coltivazione sulla stessa superficie almeno per un anno di cereali (solo per il frumento duro è previsto l’obbligo dell’uso di sementi certificate) e almeno per un anno di colture proteiche o oleaginose (colture miglioratirci). Nella prima proposta il sostegno era garantito ai soli produttori di grano duro che avessero praticato l’avvicendamento almeno biennale e usato sementi certificate, localizzati nelle zone collinari e montane delle regioni meridionali (Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna). Infine, il contributo ai premi di assicurazione è concesso per la copertura dei rischi di perdite economiche causate da avversità atmosferiche, epizoozie e malattie e infestazioni delle piante che producono perdite superiori al 30% della produzione media annua (calcolata sulla produzione media degli ultimi tre anni o sulla media olimpica degli ultimi cinque anni dell’agricoltore). Il contributo per agricoltore non deve superare il 65% della spesa per il pagamento dei premi di assicurazione.
Nel caso in cui le richieste per misura dovessero superare il plafond verrà operato un taglio lineare dell’aiuto unitario. Laddove, invece, le somme non dovessero essere spese integralmente (ad esclusione dei contributi ai premi assicurativi), la differenza potrà essere redistribuita tra le misure per le quali si è superato il plafond. Relativamente al phasing out dell’art. 69 del regolamento (CE) n. 1782/2003 [pdf] viene disposto che si farà riferimento all’art. 65 del regolamento 73/2009, per cui, a partire dal 1° gennaio 2010 le somme trattenute nei quattro settori interessati (seminativi, carni bovine, carni ovicaprine e zucchero) saranno assegnati ai produttori storici, cioè a coloro che hanno beneficiato del relativo sostegno nel periodo storico di riferimento previsto dal regolamento 1782/2003 (quello per seminativi e carni è il triennio 2000-2002, per lo zucchero è il triennio 2000/01 – 2002/03). L’art. 65, tuttavia, stabilisce la possibilità di scegliere un periodo rappresentativo più recente in base a criteri oggettivi e non discriminatori. L’Italia dovrà dunque operare una scelta in tal senso. Infine, piuttosto ostica è la norma che dovrebbe garantire che chi beneficia di un sostegno per l’art. 68 non benefici, per le medesime misure, degli aiuti del PSR.
Si attende ora l’approvazione da parte della Commissione europea delle norme agroambientali contenute nel decreto ministeriale.

Tabella 5 – Italia. Ripartizione delle risorse per l’attuazione dell’art. 68 del reg. (CE) 73/2009

Settori interessati Plafond Aiuto unitario massimo*
Miglioramento della qualità delle carni bovine 24.000.000 euro Premio a vitello da 60
a 200 euro
27.250.000 euro Premio a capo da 50
a 90 euro
Miglioramento della qualità delle carni ovicaprine 10.000.000 euro Premio a capo da 10
a 300 euro
Miglioramento della qualità dell’olio d’oliva 9.000.000 euro 1 euro/kg olio extravergine certificato
Miglioramento della qualità del latte 40.000.000 euro 15 euro/t di latte
Miglioramento della qualità del tabacco 20.500.000 euro 2 euro/kg di tabacco
1.000.000 euro 4 euro/kg di tabacco
Miglioramento della qualità dello zucchero 14.000.000 euro (2010)
14.700.000 euro (2011)
300 euro/ha
(2010 e 2011)
19.700.000 euro (da 2012) 400 euro/ha (da 2012)
Miglioramento della qualità della danaee racemosa 1.500.000 euro 15.000 euro/ha
(max 10.000 euro/produttore)
Attività agricole che apportano benefici ambientali aggiuntivi 99.000.000 euro 100 euro/ha
Contributo per il pagamento dei premi di assicurazione del raccolto degli animali e delle piante 70.000.000 euro Max 65% della spesa per premi assicurativi

* L’importo dell’aiuto unitario varia a seconda delle condizioni di ammissibilità e della misura

Crisi del settore lattiero (agosto 2009)

Lo scorso giugno il MiPAAF ha presentato le Linee d’azione per la filiera lattiero casearia [pdf] [pdf], un documento che partendo dai punti critici della filiera individua obiettivi e linee di azione di breve e medio periodo. Gli obiettivi riguardano l’accrescimento della competitività della filiera, la trasparenza e l’equilibrio dei rapporti tra gli attori, la promozione e la comunicazione, la formazione e l’informazione. Le linee di azione si distinguono tra quelle direttamente perseguibili tramite politiche nazionali e quelle attuabili attraverso l’UE. In alcuni casi vengono proposti approfondimenti per giungere alla definizione di strategie e interventi; in altri, vengono individuati interventi mirati. Tra questi, si segnala l’indicazione di origine di latte e derivati in etichetta, per la quale il MiPAAF ha presentato lo schema di decreto, ora al vaglio della Commissione europea. È stato inoltre disposto di mantenere il limite di utilizzo della quota al 70%, al di sotto del quale il produttore perde parte della propria quota in favore della riserva nazionale (l’Health Cheeck aveva offerto la possibilità di portare tale limite all’85%).

Applicazione della riforma dell’OCM vino (agosto 2009)

In applicazione della riforma dell’OCM vino il MiPAAF ha emanato un consistente numero di decreti ministeriali volti a regolamentare, rispettivamente, l’applicazione della misura di distillazione dei sottoprodotti della vinificazione, il controllo della produzione di vini IGP, l’applicazione della misura di riconversione e ristrutturazione dei vigneti, le modifiche ai disciplinari di produzione dei vini IGP per inserire la delimitazione della zona di vinificazione [pdf]. Inoltre, il decreto di attuazione della misura di distillazione di crisi stabilisce, per il 2009, la priorità tra le regioni che hanno chiesto l’apertura di questo strumento di sostegno (Puglia per il 67% del montegradi totale, seguita da Lazio, Sicilia, Abruzzo e Umbria). Infine, per la campagna 2009/10 si è proceduto ad una ridefinizione dei criteri di riparto tra regioni dei fondi per la promozione sui mercati extra-UE, la cui dotazione passa da 6 milioni a 35 milioni di euro. I nuovi criteri prevedono che la distribuzione dei fondi tra regioni avvenga per il 40% sulla base della superficie vitata regionale, per il 40% sulla base della superficie rivendicata a denominazione di origine o IGT regionale, per il 10% sul volume di vino esportato negli ultimi tre anni e per il 10% sul valore della produzione di vino degli ultimi 5 anni [pdf] (Tabella 6).

Tabella 6 - Italia. Ripartizione regionale dei fondi per la promozione del vino sui mercati extra-UE. Campagna 2009/10

Regioni Fondi
Importi (euro) (%)
Piemonte 2.556.024 10,4
Valle d’Aosta 116.335 0,5
Lombardia 1.027.812 4,2
Trentino Alto Adige 1.037.755 4,2
Veneto 3.435.517 14,0
Friuli Venezia Giulia 876.426 3,6
Liguria 152.687 0,6
Emilia Romagna 2.323.310 9,5
Toscana 2.606.322 10,6
Umbria 507.997 2,1
Marche 681.905 2,8
Lazio 783.111 3,2
Abruzzo 957.889 3,9
Molise 207.848 0,8
Campania 717.810 2,9
Puglia 2.368.871 9,7
Basilicata 194.681 0,8
Calabria 337.229 1,4
Sicilia 2.889.552 11,8
Sardegna 731.900 3,0
Totale 24.510.981 100,0

Fonte: MiPAAF

È stato inoltre modificato, ottenendo l’approvazione di Bruxelles, il Piano nazionale di sostegno. Il nuovo piano prevede l’esatta definizione dei fondi per la distillazione di crisi e per la vendemmia verde, misure già presenti nella prima stesura del piano ma prive di risorse, e l’inserimento della misura di assicurazione del raccolto. Inoltre, si è proceduto ad una revisione delle risorse attribuite alle altre misure (Tabella 7). Per ulteriori approfondimenti [pdf].
Per un confronto con la precedente stesura del piano si rimanda alla Finestra sulla PAC giugno 2008.

Tabella 7 – Italia. Programma nazionale di sostegno al settore vitivinicolo (migliaia di euro)

  2009 2010 2011 2012 2013
Promozione 6.376,3 35.015,7 49.444,4 82.380,8 102.164,4
Ristrutturazione e riconversione 83.291,9 98.000,0 105.000,0 110.000,0 114.404,2
Vendemmia verde   30.000,0 30.000,0 30.000,0 30.000,0
Assicurazione   20.000,0 20.000,0 20.000,0 20.000,0
Investimenti     15.000,0 40.000,0 40.000,0
Distillazione dei sottoprodotti 18.000,0 20.000,0 20.000,0 20.000,0 20.000,0
Distillazione di alcole per uso alimentare 43.634,9 30.000,0 20.000,0 10.000,0  
Distillazioni di crisi 27.010,8 13.247,3      
Aiuto ai mosti 59.909,0 50.000,0 25.000,0 18.000,0  
Riserva     10.690,6 10.793,2 10.167,3
Totale 238.233,0 298.263,0 294.135,0 341.174,0 336.736,0

Fonte: MiPAAF

Adeguamento PSR alle nuove sfide (settembre 2009)

Per effetto delle modifiche introdotte dall’Health Check e del Piano europeo di ripresa economica (Recovery Package) la dotazione finanziaria dell’insieme dei PSR delle regioni italiane è complessivamente aumentata di 693 milioni di euro, per la sola parte FEASR, che sale a 1.156 milioni di euro tenendo conto del cofinanziamento nazionale (Tabella 8).
Focalizzando l’attenzione sulle scelte effettuate dalle Regioni sull’uso dei fondi aggiuntivi della modulazione (comprensivi del cofinanziamento nazionale e regionale) per rispondere alle “nuove sfide” indicate dall’Health Check e per la diffusione della banda larga nelle aree rurali (derivanti dal Recovery Package) (Tabella 9) emerge che la sfida relativa alla gestione delle risorse idriche è stata quella più gettonata, sia in termini di risorse finanziarie dedicate (oltre 173 milioni di euro) che di Regioni/Province Autonome che l’hanno inserita nei propri PSR (18). Segue la sfida relativa alla salvaguardia della biodiversità (poco più di 158 milioni di euro). Le sfide che hanno ricevuto meno consensi sono quella relativa all’innovazione (prevista solo dalla Basilicata per 491.312 euro) e quella relativa alle energie rinnovabili (inserita da 11 Regioni per un totale di 61 milioni di euro). In complesso le risorse disponibili per nuove sfide e banda larga è pari a 775,8 milioni di euro, delle quali il 68,8% è stato attribuito alle regioni dell’Obiettivo Competitività e il restante 31% alle regioni dell’Obiettivo Convergenza. Attualmente risultano approvati dalla Commissione le modifiche ai PSR della Toscana e della Sardegna [pdf]. Per maggiori informazioni sul contenuto delle singole misure e della ripartizione tra gli Assi si rimanda alle analisi realizzate dalla Rete rurale nazionale [pdf] [pdf].

Tabella 8 - Italia. Risorse aggiuntive ai PSR derivanti dall’Health Check e dal Recovery Package per regione e per origine dei fondi (spesa pubblica) (migliaia di euro)

Regioni Origine delle risorse
OCM vino
1782/03
Modulazione base Health Check Recovery Package Totale
Piem. 3.198,1 11.240,6 61.543,8 7.890,8 83.873,3
VdA 6,0 180,5 5.887,1 976,4 7.050,0
Lomb. 2.036,0 17.158,3 98.104,1 7.970,0 125.268,3
Tr. 4.401,5 501,8 7.399,1 1.977,5 14.280,0
Bolz. 697,0 506,0 15.360,8 2.662,9 19.226,7
Ven 41.128,5 12.332,4 72.501,5 6.550,9 132.513,3
FVG 4.336,1 2.007,6 11.002,2 2.219,1 19.565,0
Lig. 4,9 416,8 12.900,1 2.141,5 15.463,3
ER 60.633,9 8.544,2 43.030,0 8.348,6 120.556,7
Tosc. 1.197,9 4.967,7 23.648,8 7.212,2 37.026,7
Umbr. 2.686,9 4.392,5 26.183,3 3.950,7 37.213,3
Marche 1.500,2 3.774,0 19.260,5 4.076,8 28.611,7
Laz. 15.308,6 4.665,8 22.853,5 5.655,4 48.483,3
Abr. 18.621,1 1.477,5 5.641,8 3.161,2 28.901,7
Mol. 1.344,1 1.151,4 8.612,2 1.785,6 12.893,3
Sard. 1.011,4 5.328,2 21.418,5 11.656,9 39.415,0
COMP. 158.112,3 78.645,4 455.347,4 78.236,6 770.341,7
Camp. 2.326,7 7.600,8 32.642,0 18.233,9 60.803,3
Pugl. 48.417,7 12.586,3 58.510,6 17.580,3 137.095,0
Bas. 62,4 3.265,0 12.681,5 7.641,1 23.650,0
Cal. 97,6 6.948,4 30.914,0 13.040,0 51.000,0
Sic. 53.963,3 8.454,1 25.571,2 25.408,1 113.396,7
CONV. 104.867,7 38.854,6 160.319,3 81.903,4 385.945,0
TOT. 262.980,0 117.500,0 615.666,7 160.140,0 1.156.286,7

Fonte: elaborazioni su dati Rete Rurale Nazionale

Tabella 9 - Italia. Risorse aggiuntive ai PSR derivanti dall’Health Check e dal Recovery Package per regione e per sfida (spesa pubblica) (migliaia di euro)

Regioni Sfide
Banda larga
1782/03
Biodiversità Cambiamenti Climatici Energie rinnovabili Innovazione Latte Risorse idriche Totale
Piem. 7.890,8 3.366,4 25.669,9 984,7 - 6.837,5 24.685,2 69.434,6
VdA - 2.665,1 - 2.800,0 - - 1.398,4 6.863,5
Lomb. 7.970,0 39.241,6 - - - 39.241,6 19.620,8 106.074,1
Tr. - - 404,3 - - - 8.972,3 9.376,7
Bolz. - 6.928,5 6.928,5 - - 3.000,0 1.166,7 18.023,7
Ven. 6.550,9 1.493,4 22.273,0 16.644,6 - 11.298,6 20.792,0 79.052,4
FVG 2.219,2 - - - - 3.575,7 7.426,5 13.221,3
Lig. 2.141,7 4.571,7 2.916,7 2.083,3 - 622,5 2.705,8 15.041,6
ER 8.349,0 4.881,0 4.881,0 385,4 - 17.597,2 15.285,1 51.378,6
Tosc. 2.160,3 2.777,5 9.258,3 - - 1.851,7 14.813,3 30.861,0
Umbr. 3.950,7 4.283,3 13.450,0 - - - 8.450,0 30.134,0
Marche 4.076,8 4.260,5 1.333,3 6.333,3 - - 7.333,3 23.337,4
Laz. 4.131,8 4.202,2 5.515,3 8.414,4 - 2.597,5 3.647,6 28.508,9
Abr. 3.161,2 5.641,8 - - - - - 8.803,1
Mol. 1.785,6 8.612,2 - - - - - 10.397,8
Sard. 11.656,9 - - 8.567,4 - - 12.851,1 33.075,4
COMP. 66.044,9 92.925,3 92.630,4 46.213,2 - 86.622,9 149.148,1 533.584,0
Camp. 18.233,9 - 7.616,5 - - 12.512,8 12.512,8 50.875,9
Pugl. 17.580,3 18.284,6 14.627,7 7.313,8 - 10.970,7 7.313,8 76.090,9
Bas. 7.641,1 2.431,7 3.944,9 2.826,5 491,3 491,3 2.495,7 20.322,6
Cal. 13.040,0 2.000,0 22.000,0 4.710,0 - - 2.204,0 43.954,0
Sic. 8.328,9 42.650,4 - - - - - 50.979,3
CONV. 64.824,2 65.366,7 48.189,0 14.850,3 497,3 23.974,8 24.526,3 242.222,6
TOT. 130.869,1 158.292,0 140.819,3 61.063,5 491,3 110.597,1 173.674,4 775.806,7
TOT. 130,9 1.420,7

Fonte: elaborazioni su dati Rete Rurale Nazionale

Condizionalità (settembre 2009)

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 221 del 23 settembre 2009 è stata pubblicata la circolare AGEA di applicazione della condizionalità per il 2009, in attuazione del relativo decreto ministeriale [pdf]. Tale circolare determina i criteri di controllo e gli indici di verifica per il rispetto della condizionalità, tenuto conto delle modifiche apportate dal regolamento (CE) n. 73/2009 [pdf].

Etichettatura d’origine per l’olio d’oliva (novembre 2009)

Il MiPAAF ha varato il decreto contenente le norme nazionali per l’applicazione delle disposizioni comunitarie relative all’etichettatura obbligatoria della designazione di origine degli oli vergini ed extravergini di oliva, contenuti nel regolamento (CE) n. 182/2009 [pdf]. Il decreto [pdf] [pdf] dispone l’uso del termine miscele per indicare la provenienza dell’olio da più paesi. Per cui si leggerà “miscele di oli d’oliva comunitari” quando l’olio è estratto da più paesi dell’area comunitaria; “miscele di oli d’oliva non comunitari” quando l’olio è estratto da più paesi extra-UE; “miscele di oli d’oliva comunitari e non comunitari” quando sono coinvolti paesi UE ed extra-UE. Le diciture possono essere sostituite da altre analoghe che facciano però riferimento al nome dei Paesi o a una regione geografica più grande di un Paese. La designazione di origine che indica uno Stato membro o la Comunità deve corrispondere alla zona geografica nel quale le olive sono raccolte e in cui è stato estratto l’olio. In caso contrario si utilizza la dicitura “olio ottenuto in…da olive raccolte in…”. Relativamente ai controlli il decreto dispone che frantoi, imbottigliatori e commercianti di olio sfuso devono obbligatoriamente tenere un registro sul quale annotare produzione, movimenti e lavorazioni dell’olio vergine ed extravergine. Gli olivicoltori che commercializzano olio sfuso o confezionato, purché ottenuto dalla proprie olive molite presso il proprio frantoio o presso un frantoio di terzi, non sono tenuti a tenere il registro ma assolvono l’obbligo dall’insieme delle informazioni disponibili nel GIS, nel SIAN e dai relativi documenti commerciali e amministrativi. Le imprese di confezionamento devono obbligatoriamente registrarsi in un apposito elenco tenuto dal SIAN. Anche i frantoi sono tenuti all’iscrizione al SIAN. Lo smaltimento dei prodotti etichettati anteriormente al 1° luglio 2009 avviene fino ad esaurimento scorte. Il nuovo decreto abroga i precedenti decreti sulla designazione d’origine obbligatoria degli oli vergini ed extravergini di oliva (da quelli del 2004 sul made in Italy al più recente decreto del 2007) che l’Italia aveva emanato in contrapposizione al dettato comunitario sulle norme di commercializzazione ed etichettatura (per le quali, fino al regolamento 182/2009, l’indicazione di origine era facoltativa), e per le quali erano state aperte procedure di infrazione. Rimane valido il divieto a produrre miscele di oli d’oliva e altri oli vegetali per il consumo interno, mentre non potrà essere vietata la produzione per l’esportazione o la commercializzazione di miscele importate.

Documentazione

OECD-FAO Agricultural Outlook 2009-2018 (giugno 2009)

E’ stato pubblicato il rapporto sulle prospettive a medio termine (2009-2018) dell’agricoltura. L’intensità e il perdurare della crisi impongono più che mai cautela nell’uso delle previsioni che, tuttavia, nonostante la riduzione dei prezzi, della produzione e del conseguente calo dei redditi, per il settore agricolo indicano una ripresa economica intorno al 2011-2012 [pdf] [pdf].

OECD Rural Policy Review: Italy (giugno 2009)

L’ OECD ha pubblicato un Rapporto sulla politica rurale dell’Italia [pdf] dal quale emerge la necessità di un maggiore coordinamento orizzontale e verticale tra i decisori politici al fine di migliorare l’efficacia degli investimenti pubblici e ridurre il bisogno di risorse. Inoltre, si raccomandano una maggiore attenzione agli investimenti per l’ambiente e lo sviluppo di strategie economiche multisettoriali.

DG AGRI – Commodity Agricultural Outlook 2009-2018 (luglio 2009)

Anche quest’anno la DG AGRI ha pubblicato un’analisi comparata [pdf] [pdf] dei risultati che emergono dalle previsioni a medio termine del mercato mondiale dei prodotti agricoli elaborate dall’OECD in collaborazione con la FAO [pdf], dal FAPRI [pdf] e dall’USDA [pdf]. Il consueto capitolo di approfondimento del volume è dedicato alla volatilità dei mercati dei prodotti agricoli.

Rapporto OECD sulle politiche agricole dei paesi membri (luglio 2009)

L’ OECD ha pubblicato l’annuale Agricultural Policies in OECD Countries [pdf] [pdf] relativo al 2008, nel quale monitora e valuta le politiche agricole messe in atto dai paesi OECD e il peso del sostegno fornito all’agricoltura nell’anno. Il rapporto tiene conto delle recenti modifiche apportate dall’Health Check nell’UE e dal Farm Act negli Stati Uniti. L’andamento espansivo dei prezzi nel 2008, così in nell’anno precedente, ha determinato un calo del sostegno offerto al settore agricolo, che sta cambiando anche in termini di tipologia: sempre meno legato alla produzione e sempre più basato su parametri, quali superficie o capi, storici o tenuti costanti. Una parte del rapporto è poi dedicata all’analisi delle politiche agroambientali messe in atto dai paesi.

Il commercio agricolo dell’UE (luglio 2009)

La Commissione europea ha pubblicato l’ultimo numero del “Monitoring Agri-trade Policy” [pdf] in cui si guarda ai recenti sviluppi del commercio agricolo dell’UE. Dalla newsletter emerge la posizione leader dell’area comunitaria nel commercio mondiale. L’UE è il primo importatore mondiale, staccando di gran lunga gli USA, che si posizionano al secondo posto. In termini di vendite all’estero, l’UE è ancora una volta al primo posto in compagnia degli USA. Nel 2008, tuttavia, entrambi hanno perso quote di mercato in favore di Brasile e Argentina. In complesso, nel 2008 l’UE presenta un saldo negativo della bilancia commerciale, in peggioramento rispetto al 2007.

Relazione sullo stato di conservazione degli habitat (luglio 2009)

La Commissione europea ha presentato la relazione complessiva sullo stato di conservazione di tipi di habitat e specie [pdf] che è tenuta a presentare ogni sei anni per informare sullo stato di attuazione della direttiva Habitat [pdf]. La valutazione riguarda 25 Stati membri, 11 regioni biogeografiche e copre il periodo 2001-2006.

Indicatori di sviluppo (agosto 2009)

La Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione [pdf] tesa a giungere all’elaborazione di indicatori più completi per la misurazione dello sviluppo e del progresso di quella fornita dal PIL. Secondo la Commissione, tale indicatore economico rimane valido nel breve e medio periodo ma è incapace di cogliere il progresso economico e sociale nel lungo termine, oltre che la capacità della società di affrontare questioni legate all’ambiente, all’uso efficiente delle risorse o all’inclusione sociale e, in ultima analisi, la capacità delle politiche di migliorare il benessere dei cittadini.

Spese FEAGA e FEASR relative all’esercizio 2008 (ottobre 2009)

Il Consiglio dell’Unione Europea ha pubblicato la seconda relazione finanziaria relativa al FEAGA [pdf] e la prima del FEASR [pdf] per l’esercizio finanziario 2008, accompagnate dal dettaglio delle spese [pdf] [pdf] e da un documento di lavoro dei servizi della Commissione [pdf] [pdf]. Per maggiori informazioni si rimanda alla DG AGRI.

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